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Il ritorno alla lira che salverà l’Italia. Addio euro?
lunedì 15 aprile 2013, di
Nell’attuale confusione generata dal dibattito "uscita dall’euro, ritorno alla lira", riteniamo importante riportare più punti di vista possibili sull’argomento per avere un quadro completo e farsi un’idea più ad ampio raggio sulla questione.
La settimana scorsa abbiamo pubblicato un articolo con l’elenco di 10 buoni motivi per tornare alla lira, offerto dal sito sulla Mosler Economic Modern Money Theory. Questa settimana proponiamo i passaggi più importanti di un articolo scritto da Giovanni Passali, presidente dell’Associazione Copernico ed esperto di trading, incentrato proprio su un eventuale ritorno alla lira e sule conseguenze che da ciò potrebbero derivare.
Prime supposizioni
L’euro è forte, mentre una qualsiasi moneta nazionale sarebbe debole; figuriamoci una moneta italiana, con la considerazione (bassa) che hanno di noi all’estero. Quindi, se ritorniamo a una nostra moneta, per prima cosa avremo una svalutazione dovuta alla speculazione dei mercati finanziari. Poi, svalutata la moneta, pagheremo carissimo tutto ciò che importiamo, quindi avremo anche una fortissima inflazione. E per finire la tragedia, chi oggi ha un mutuo (contratto ovviamente in euro), con una moneta svalutata, avrà il costo delle rate che diverrà insostenibile.
Bene, cominciamo a ragionare. Ipotizziamo, per facilità di ragionamento, che lo Stato instauri una nuova moneta chiamata “fiorino”, al cambio di 1000 a 1, cioè 1000 fiorini valgono 1 euro dal giorno 1 giugno di quest’anno. Da quel giorno lo Stato accetterà il pagamento delle tasse in fiorini, le banche distribuiranno fiorini, sul mercato dei cambi si potranno acquistare e vendere fiorini. Da quel giorno, tutti i conti correnti saranno denominati in fiorini (il numero sarà quindi moltiplicato per 1000) e gli stipendi distribuiti in fiorini. I commercianti avranno l’obbligo di convertire i prezzi in fiorini (moltiplicandoli per 1000). Avevi uno stipendio da 1000 Euro? Riceverai un milione di fiorini. La macchina costava 15mila Euro? La pagherai 15 milioni di fiorini.
Ora facciamo l’ipotesi fantastica che il giorno dopo, il 2 giugno, ci svegliamo con una moneta svalutata del 50%, perché nella notte la speculazione si è scatenata, svalutando la nostra moneta. Prima domanda: svalutata rispetto a che? Perché la svalutazione non è un termine assoluto, la svalutazione è un rapporto. Facciamo i casi estremi: immaginiamo prima una svalutazione del 50% rispetto all’euro. E cosa vorrà dire? Vuol dire che non è detto che vi sarà una svalutazione rispetto al dollaro. E vorrà dire che tutti quei paesi dell’area euro che vendevano in Italia, in primis Germania e Francia, non venderanno più un tubo, poiché i loro prezzi saranno improvvisamente rincarati del 50%. Quindi in Italia esploderà positivamente il mercato interno, ma solo per le aziende Italiane che producono in Italia.
La storia cosa insegna?
Nel 1992 la speculazione contro la lira ci costringe ad uscire temporaneamente dallo Sme, con una svalutazione della lira che è stata circa del 20%. Ma l’inflazione come andò? Tra quell’anno e quello successivo l’inflazione è passata dal 5% al 4%, cioè è calata. Un altro esempio? Tra il 1999 e il 2000 la lira aveva già il cambio fisso con l’euro a 1936,27. In quel periodo l’euro si svalutò sul dollaro di circa il 30%, passando da 1,15 a 0,84 Euro su Dollaro. Quindi per noi il petrolio, che paghiamo in dollari, costava il 30% di più. Ma anche in quel periodo l’inflazione rimase contenuta, intorno al 3%. Dunque la storia e i freddi numeri sembrano disegnare uno scenario concorde con i ragionamenti sopra esposti: all’Italia converrebbe uscire dall’euro e ripristinare una moneta nazionale.
Ritorno alla libertà
Quello che veramente è in gioco è la nostra possibilità e la nostra capacità di dare valore, anche monetario e finanziario, ai nostri valori, ai valori che riteniamo fondanti per il nostro popolo. Io ritengo che ciascuno di noi abbia il dovere morale di ribellarsi a una dittatura finanziaria che ha deciso e pianificato di fare della crisi economica un metodo di governo attraverso la deliberata, esplicita e rivendicata soppressione del dibattito democratico.
Se anche il recupero della sovranità monetaria dovesse portare alla catastrofe economica, incluse le dieci piaghe d’Egitto, ogni cittadino italiano degno di tal nome dovrebbe sentire il dovere morale e civile di battersi per contrastare l’attuale dittatura finanziaria, che minaccia di diventare dittatura e basta. Credete forse che per il popolo ebreo l’uscita dalla schiavitù dell’Egitto sia stata una passeggiata? Non hanno camminato per quarant’anni nel deserto prima di arrivare alla Terra Promessa? E allora che dovevano fare? Rimanere schiavi? Lo ripeto: qui è in gioco la nostra libertà, il nostro futuro. Quindi è in gioco anche la nostra fiducia per il futuro, cioè la possibilità di una ragionevole speranza.
Il contrario della libertà è la schiavitù: nel passato, in un tempo lontano, l’incapacità di ripagare un debito portava alla schiavitù; e questo vogliono i poteri finanziari, riportarci indietro nel tempo, a uno stadio di inciviltà in cui era accettabile e ragionevole la schiavitù. E il contrario della speranza è la disperazione, cioè il motivo per cui tanti italiani arrivano al suicidio per la crisi economica, come i coniugi di Civitanova Marche, ultimi di una lunga lista, che purtroppo non terminerà oggi. Questo è quello che veramente è in gioco: vogliamo ancora parlare "della rata del mutuo"?