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Il centenario della Fed è alle porte: quali saranno le sfide per il 2014?

martedì 17 dicembre 2013, di Michele Ciccone

Il 23 dicembre 2013 la Fed compirà 100 anni. Un secolo di grandi avvenimenti per la banca centrale americana: le due crisi finanziarie (1929 e 2007), il crollo del sistema di Bretton Woods (1944) e, notizia più lieta, l’incarico di governatore affidato a Janet Yellen, che diventerà effettivo a partire dal 1 febbraio del 2014. La Yellen è la prima donna a sedere sul trono dell’autorità monetaria statunitense.

La Fed nella storia: 1913-2013

Riassumiamo brevemente la storia della Fed:

  • 23 dicembre 1913: il presidente degli Stati Uniti Wilson firma la legge che istituisce la Federal Reserve.
  • 1929-1933: La Grande Depressione colpisce gli Stati Uniti e si estende in Europa. La Fed fallisce nel compito di funzionare come "prestatore di ultima istanza". Non riesce ad impedire la corsa dei risparmiatori a a ritirare i depositi e migliaia di banche falliscono.
  • Luglio 1944: a Bretton Woods si svolge la conferenza nella quale viene creato il nuovo sistema monetario globale con Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale; viene sancita la convertibilità del dollaro in oro.
  • 1971: il sistema di Bretton Woods crolla e con lui anche la convertibilità del dollaro in oro; si apre una nuova era per il sistema monetario internazionale, dominato dai cambi fluttuanti.
  • 1979-1987:il governatore della Fed è Paul Volcker. Con lui la banca centrale americana alza notevolmente i tassi d’interesse per combattere l’inflazione, che scende dal 14% nel 1980 al 3% nel 1983.
  • 1987-2006: a capo della Fed c’è Alan Greenspan. Con lui gli Stati Uniti sperimentano un lungo periodo di crescita economica e di bassa inflazione. C’è però chi lo accusa di essere il responsabile dello scoppio delle bolle speculative.
  • 2006-2013: Ben Bernanke fronteggia lo scoppio della crisi dei mutui subprime (2007-2009) con una politica monetaria espansiva.
  • 1 Febbraio 2014: il numero due di Bernanke, Janet Yellen, diventerà a tutti gli effetti la prima donna governatore della Fed

Le sfide della Yellen per il 2014

Si parla ormai già da tempo di una possibile riduzione del programma di quantitative easing (QE) da parte della Fed. La banca centrale americana sta attualmente acquistando 85 miliardi di dollari al mese di mutui e titoli pubblici per dare liquidità al mercato. Molti economisti e analisti si aspettano ( e si augurano) che il tapering prenda il via. La disoccupazione è oramai caduta al 7%, mentre il Pil è cresciuto del 3,6% nel terzo trimestre.

C’è da dire però che la maggior parte degli investitori crede che la Fed non cambierà la politica monetaria nemmeno nella riunione in programma oggi 17 dicembre e domani. Bernanke passa dunque il testimone alla Yellen, che dovrà condurre la politica monetaria a partire dal 1 febbraio dell’anno prossimo. uscire o no dal QE? Se in programma vi è una exit strategy, questa dovrà essere attuata senza far crollare i mercati.

Un cambio di mandato per la Fed?

Un decisivo cambiamento nelle linee di politica monetaria potrebbe portare a ridisegnare completamente il mandato ultimo della Fed: fino ad oggi è stato il sostegno all’occupazione. Con il tapering si aprirebbero invece scenari del tutto diversi, probabilmente più simili a quelli sperimentati in Europa tra il 2000 e il 2008, con la stabilità dei prezzi che la fa da padrona.

Al di là delle questioni di lungo periodo, la domanda che si pongono in molti è: come farà la Yellen a dismettere nel breve termine i quasi 4 mila miliardi di dollari in titoli accumulati con il QE? Si tratta di un volume di obbligazioni straordinario, con un solo precedente storico, che risale agli anni trenta. Ciò che ci chiediamo è invece: perchè la Fed dovrebbe dismettere i titoli detenuti in portafoglio? E’ chiaro che una maggiore liquidità immessa nel sistema economico statunitense può condurre (e, in parte, ha già condotto) ad una fuoriuscita di moneta per l’acquisto di attività estere: il continuo apprezzamento dell’Euro sul Dollaro ne è un esempio.

Agli Stati Uniti però una simile situazione non sembra interessare più di tanto; se così fosse, riteniamo, il tapering sarebbe iniziato già da un pezzo. Nel caso in cui la Fed smettesse di svolgere il ruolo di "prestatore di ultima istanza" non vi sarebbe, come sostengono alcuni, una maggiore crescita dell’economia americana. Accadrebbe semmai il contrario. Per cui, tra i problemi "monetari" (fuoriuscita di liquidità) e quelli "reali" (sostegno all’occupazione), la banca centrale americana ha indirizzato i suoi obiettivi per risolvere più i secondi che i primi. Non crediamo allora che i pupillo di Bernanke possa cambiare le linee guida dell’autorità monetaria; pena il ritorno degli Stati Uniti nella recessione.

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