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Giappone: è iniziata la corsa all’oro. Timori per aumento di tasse e debito pubblico
venerdì 11 ottobre 2013, di
Il programma di maxi-stimolo monetario varato in Giappone dall’esecutivo guidato da Shinzo Abe ha finora sortito un miglioramento della crescita economica, grazie al forte deprezzamento dello yen che ha generato un boom dell’export, e solo un lieve incremento dell’inflazione, che secondo i piani dovrebbe salire al 2% nel giro di un paio d’anni dopo quasi quindici anni di deflazione. Tuttavia, l’Abenomics rischia di provocare forti scossoni all’economia e alle finanze pubbliche del paese del Sol levante, che potrebbe soffrire l’aggressività delle politiche monetarie e fiscali del governo. In Giappone si teme un clamoroso crack finanziario, visto che il debito pubblico tende al 250% del pil, e una forte perdita di fiducia dei cittadini giapponesi verso gli strumenti finanziari denominati in yen.
Una delle conseguenze dell’Abenomics è la corsa all’oro dei consumatori nipponici, preoccupati per la costante svalutazione dello yen sui mercati internazionali e per l’aumento delle tasse sui consumi, che da aprile 2014 passeranno dal 5% all’8% per poi salire al 10% a ottobre 2015. Nel corso del 2013 in Giappone le importazioni di oro sono più che triplicate e secondo le stime di Bloomberg potrebbe esserci un’ulteriore accelerazione degli acquisti nell’ultimo trimestre dell’anno. Intanto da inizio anno lo yen ha perso il 13% circa sull’oro. I timori maggiori dei giapponesi sono legati all’andamento del debito pubblico, che ad agosto ha toccato il quadrilione di yen (ovvero il numero 1 seguito da ben 15 zeri!).
I risparmiatori e gli investitori istituzionali temono che possa avvenire lo scoppio della bolla sui bond governativi nipponici, ovvero i JGB (japanese government bond), che continuano a mostrare tassi prossimi allo zero anche sulle scadenze più lunghe. Oggi il debito pubblico del Giappone è più del doppio più grande della produzione industriale, pari al 230% del pil. Il 50% delle tasse pagate dai giapponesi serve per pagare gli interessi sul debito. La perdita di fiducia in asset denominati in yen sta spingendo gli investitori domestici a comprare asset denominati in valuta estera (soprattutto in euro e dollari), ma anche grandi quantità d’oro, sfruttando anche la perdita di valore avvenuta in questi primi 10 mesi dell’anno con i prezzi sotto i 1.300 dollari l’oncia.