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Geneve Invest analizza i dati sull’economia informale in Africa
giovedì 29 giugno 2017, di
L’economia informale costituisce da sempre uno dei fondamenti della società africana, un sistema che contribuisce in maniera determinante alla sussistenza di milioni di persone del continente, grazie a una struttura di “lavoro ombra” che si autoalimenta, facendo circolare denaro e aprendo, in alcuni casi, un percorso imprenditoriale che nel tempo può trasformarsi anche in un’attività più strutturate.
“Gli ultimi dati dell’FMI, allegati nel report Regional Economic Outlook – spiegano gli esperti finanziari di Geneve Invest, società di gestione patrimoniale con sedi in Svizzera e Lussemburgo cui abbiamo chiesto di commentare una recente ricerca pubblicata dal Fondo Monetario Internazionale – mostrano come oggi l’economia informale dei paesi africani sub-sahariani raggiunga una quota pari al 40% del Prodotto Interno Lordo complessivo, con picchi del 65% in nazioni come la Nigeria.
Una percentuale ancora molto alta, ma che risulta comunque in diminuzione e che, soprattutto, è in controtendenza rispetto al Sudamerica, ancora bloccato su una quota del 50%, sempre secondo l’FMI.
È difficile dare un’opinione netta circa gli effetti dell’economia informale in un continente che è sottoposto a dinamiche sociali e finanziarie molto differenti da quelle europee – continuano da Geneve Invest – la nostra opinione è che nella gran parte dei casi questa tipologia di attività siano portate avanti non per particolari inclinazioni imprenditoriali, ma per necessità, per sfuggire alla povertà. D’altro canto, si tratta di un sistema che mina alla base le prospettive di crescita, dal momento che rallenta il riequilibrio economico e sfavorisce chi opera invece in maniera regolare e pagando le tasse”.
Il 2016 è stato un anno negativo per la crescita regionale dell’Africa, che si è attestata all’1.4%, uno dei livelli più bassi di sempre. Le previsioni per il 2017 parlano di un fiducioso 2.7%, ma la questione dell’economia informale rimane centrale, soprattutto perché rappresenta quote che variano dal 30 al 90% dell’occupazione non agricola, in relazione ai Paesi analizzati.
“In questo quadro è difficile immaginare un miglioramento immediato – dicono ancora gli esperti di Geneve Invest - l’Africa sub-Sahariana ha un grande potenziale, ma ha bisogno di implementare delle riforme politiche di prospettiva.
A livello internazionale è un fatto assodato che a livelli di sviluppo più alti corrisponda un decremento dell’economia informale e da questo punto di vista, come chiarito anche dal Fondo Monetario internazionale, sono due le strade percorribili.
Da un lato, bisogna convincere le imprese informali a legalizzarsi, attraverso un sistema di incentivi e piani economici che a livello nazionale agiscano a partire dal basso. Dall’ altro – spiegano ancora, in chiusura, da Geneve Invest – bisogna abbassare il costo della finanza e permettere l’accesso al mercato anche alle microimprese. L’efficienza del mercato finanziario è infatti del tutto legata alla riduzione dell’economia informale e bisogna andare con forza in questa direzione per poter promuovere un percorso di crescita economica e di sviluppo, facilitando l’accesso a un sistema di finanziamenti e promuovendo il mercato produttivo.”
Per rendere più stabili i mercati nel continente africano è fondamentale il dialogo con le piccole e medie imprese, attività familiari che costituiscono una componente decisiva dell’economia locale. Allo stesso modo, bisogna rafforzare il quadro fiscale, combattendo l’evasione delle imprese più grandi magari e puntando con forza sullo sviluppo tecnologico.