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Forex, è la fine di un’era: i tassi di interesse non contano più

martedì 26 aprile 2016, di Matteo Bienna

I tassi di interesse negativi sono uno dei principali temi di attualità della politica monetaria mondiale.

L’applicazione, da parte di una banca centrale, di tassi di interesse che abbattano la soglia dello 0% è secondo la teoria economica una misura estrema, non la pratica di intervento più diffusa tra le principali banche centrali del mondo.

Bank of Japan e BCE applicano tassi negativi sui depositi, rispettivamente del -0,1% e del -0,4%, allo scopo di rivitalizzare le rispettive economie. Anche altre economie europee come la Danimarca, la Svizzera e la Svezia vivono la stessa situazione ma, tra tutte queste aree, solo la Svezia sembra trarre benefici reali, almeno ad oggi.

Le conseguenze dei tassi di interesse negativi possono essere positive, come sostenuto dal Fondo Monetario Internazionale, ma i tempi di intervento devono rimanere ristretti e non si deve correre il pericolo di abituare l’economia a quella che è da considerare come un’eccezione, non la regola.

Da un punto di vista del trading sul Forex, i tassi di interesse hanno da sempre avuto una correlazione positiva con la valuta dell’area economica corrispondente. Abbassamenti dei tassi di interesse erano segnale di debolezza della valuta, che tendeva a deprezzarsi.

Vediamo perché tutto questo non è più vero.

Tassi di interesse e valute: i rapporti sono cambiati

Chiunque abbia avuto a che fare con un libro di politica monetaria conosce qual è il rapporto teorico che intercorre tra tassi di interesse e valuta.

La teoria economica suggerisce che, data un’area economica, a tassi di interesse bassi o in diminuzione corrisponde un deprezzamento nel valore della valuta, secondo una correlazione positiva tra le due grandezze, che si muovono allo stesso modo.

La minore attrattiva della valuta deriva dal calo del rendimento disponibile, che naturalmente decresce al diminuire dei tassi di interesse, rendendosi meno attraente per gli investitori esteri e per i trader che vogliono costruire un loro portafoglio.

Meno rendimenti e più costi rendono un qualsiasi bene poco ricercato, provocando quindi un calo nel suo valore. Questo era vero anche nell’economia reale, almeno prima che i tassi di interesse negativi diventassero una realtà così diffusa, alterando lo stato delle cose.

Tassi di interesse negativi e valute: perdita di correlazione

Il passaggio a regimi di tassi di interesse negativi su larga scala ha cambiato le regole esposte in precedenza, le quali nascevano pensando a tassi di interesse bassi e non sotto allo zero.

L’agire di Bce e BoJ ha creato un precedente al quale il mercato non ha saputo trovare alcuna risposta, interrompendo di fatto quello che era un legame di economia monetaria.

La necessità di mettere in circolazione il denaro nell’economia e di non farlo stare fermo nei depositi delle banche ha costretto le banche centrali di Europa e Giappone ad intraprendere misure drastiche, viste le difficoltà di crescita e di aumento dell’inflazione.

Ora i tassi di interesse negativi sono una realtà e lo saranno ancora per molto tempo, secondo le intenzioni delle due banche centrali. Questo ha infranto il legame con le rispettive valute, il cui andamento è ormai del tutto slegato dalle politiche legate ai tassi.

L’incredibile apprezzamento che lo yen sta vivendo e la risalita che l’euro ha stabilito nelle ultime settimane contro il dollaro sono la chiara manifestazione di due valute forti e in apprezzamento, nonostante secondo la teoria economica non debbano essere in alcun modo attrattive, in quanto beni dal rendimento negativo.

Le regole sono quindi ufficialmente cambiate.

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