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Flat tax al 20%: la riforma fiscale proposta dalla Lega è sostenibile?

giovedì 9 ottobre 2014, di Roberto Rais

In un contesto in cui l’originalità non la fa da padrona, la proposta di revisione dell’ordinamento fiscale più creativa di tutte è stata avanzata da Matteo Salvini, leader della Lega Nord, e proponente di una ipotesi di introduzione di un sistema fiscale a imposta unica all’interno del panorama italiano. Insomma, una flat tax al 20% che – secondo le sue ipotesi (ma non solo le sue, considerato che la proposta ha diversi estimatori, in parte insospettabili) - potrebbe permettere all’Italia di poter ottenere il giusto ossigeno dalla morsa della pressione fiscale. Ma quanto c’è di realizzabile?

In linea di massima, e fin da questa sede di premessa, l’ipotesi-Salvini è più che ardua. Per poter arrivare all’introduzione della flat tax occorrerebbe infatti approvare una legge di revisione costituzionale che ribaltasse l’assunto dell’art. 53 della Carta, laddove viene evidenziato come il sistema fiscale debba essere improntato su principi di progressività della tassazione in base alle capacità contributive del cittadino o delle aziende.

Al di là delle difficoltà dell’iter introduttivo, un secondo punto di dubbio è relativo all’aliquota scelta: il 20% è più bassa di qualsiasi altra aliquota mai ipotizzata dai precedenti esecutivi (per giunta, con abbondante timidezza), e – al fine di rafforzare il concetto di equità sociale – dovrebbe essere addirittura accompagnata dalla previsione di una soglia di detrazione di 5 mila euro per ciascun cittadino, tutelando quindi le classi meno abbienti.

Terzo elemento scoraggiante: l’ultimo che cercò, con un minimo di convinzione, di introdurre la flat tax, fu Silvio Berlusconi. All’epoca – era il 1994 – si parlò di un’aliquota al 33% con una no tax area per i più poveri, a sostituzione dell’Irpef progressiva. Nonostante le intenzioni, e nonostante la vittoria della coalizione guidata all’epoca da Silvio Berlusconi, non se ne fece niente. Certo, i tempi oggi sono molto diversi, ma forse quanto sopra basta a porre ben più di qualche riflessione di realizzabilità politica.

Valutazioni politiche, ideologiche, di concretezza e pragmaticità a parte, e abbandonata almeno per un momento la percentuale del 20% ipotizzata da Salvini, rimangono – in diverse parti del mondo – i buoni esempi prodotti dagli ordinamenti che hanno introdotto al proprio interno la flat tax. Una tassa che probabilmente potrebbe risultare equivalente ad una “scommessa” per l’esecutivo che ipotizza una simile scelta, ma che in tempi di deflazione (e considerando che altre armi a disposizione sembrano non promettere grandi risultati) potrebbe realmente rappresentare una scialuppa di salvataggio da lanciare in mare.

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