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Eurozona: uno dei Paesi peggiori ha il rating “tripla A”
martedì 2 febbraio 2016, di
C’è un Paese in Europa che sta conoscendo una depressione economica fatta di aumento della disoccupazione, avversione di riforme al libero mercato, tagli al Welfare e tagli ai diritti dei lavoratori. Questo Stato europeo è stato sempre indicato come uno delle “perle d’Europa” e attualmente gode di un rating tripla A (bocciato da molti analisti).
Non si sta parlando della Spagna, dell’Italia, del Portogallo o della Grecia ma di una roccaforte della moneta unica e dei sostenitori di austerity e sostenibilità del debito nel Vecchio Continente. Si sta parlando della Finlandia che, come molti altri Paesi dell’Eurozona, sta affrontando drammatici tagli del costo del lavoro a causa dell’inflessibilità del cambio valutario.
Finlandia: economia in depressione dal 2012
C’è un nuovo malato nel Vecchio Continente, che sta attraversando un periodo di depressione economica costellato da disoccupazione levata, avversione alle riforme di libero mercato, tagli al costo del lavoro, del Welfare e dei salari.
Questo Paese, indicato più volte in passato come esempio di efficienza e “perla d’Europa” sta affrontando ciò che altri Stati della zona Euro si sono trovati a dover combattere: l’inflessibilità della moneta.
La Finlandia infatti sta attraversando un lungo periodo di depressione economica, iniziato dal 2012 e confermato nel 2015. L’anno scorso, secondo le proiezioni dell’Eurostat, il Paese nordico è quello che ha riportato una delle peggiori performance nella zona Euro con il deficit statale che è, in termini relativi, più alto di quello dell’Italia.
Nonostante il rating della Finlandia sia una tripla A (confutato da molti analisti che l’hanno definito “ingiustificato”), che corrisponde al 4° migliore rank d’Europa, i dati pubblicati dall’Eurostat a Gennaio hanno fatto emergere un tasso di disoccupazione al 9,2% a Dicembre che corrisponde ad un notevole eccesso rispetto ai vicini Stati nordici.
Finlandia: "uomo malato d’Europa" - Ministro delle Finanze
Il Ministro delle Finanze finlandese, Alexander Stubb, ha iniziato a riferirsi al proprio Paese come “uomo malato d’Europa”.
Il Ministro dell’Economia, Olli Rehn, ha dichiarato che la Finlandia si stacca del 10%-15%, in termini di competitività, da Germania e Svezia.
Finlandia: perché l’economia è in crisi?
Vi è un cocktail di fattori che ha ridotto sul lastrico l’economia del Paese nordico. La crisi della Russia, dovuta al crollo dei prezzi del petrolio, ha fatto precipitare gli ordini di beni dallo Stato guidato da Putin verso la Finlandia.
Poi, la crisi dell’industria della carta e della Nokia hanno contribuito al declino di un’economia che, fino a non molto tempo fa, era tra le migliori in Europa. Infine, la mancata flessibilità della moneta ha dato il colpo di grazia.
Nel 2008 infatti, la quota di mercato degli smartphone di Nokia raggiunse il 40%, le esportazioni della carta erano più alte del 22% rispetto ad oggi e la Rovio Entertainment stava ponendo le basi per il suo migliore videogame: Angry Birds.
Mentre altri Paesi dell’Eurozona quali Grecia, Portogallo e Irlanda annaspavano nella crisi di liquidità, la Finlandia andava decisamente controcorrente eludendo la crisi dell’epoca.
Invece adesso, secondo un recente sondaggio del World Economic Forum, il Paese nordico è scivolato dal 4° all’8° posto in termini di competitività globale. Il sistema salariale, il più centralizzato tra i 140 Paesi presi in esame, richiede un profondo cambiamento per non rischiare di finire nel pantano di alta disoccupazione e bassa crescita che affligge i Paesi del sud-Europa (questo è ciò che ha spiegato Olli Rehn, Ministro dell’Economia).
Nordea, una delle più grandi banche scandinave, ha confermato che la Finlandia è uno degli Stati europei che sta mostrando la peggiore performance economica. L’aumento dell’età media, le politiche rigide di immigrazione, e l’uscita dal mercato del lavoro dei “baby boomers” sta rapidamente facendo scadere il tempo a disposizione della Finlandia.
Finlandia: servono riforme ma c’è conflitto tra governo e sindacati
Tuttavia, al momento il Paese non sembra necessitare delle misure di salvataggio che hanno interessato altri membri della zona Euro. Secondo il Ministro dell’Economia locale, serviranno degli aggiustamenti economici nell’ordine dello 0,5% del PIL all’anno contro il 2,5% del Portogallo e l’1,5%-2% che servirono all’Irlanda.
Quindi, la Finlandia non è ancora sull’orlo del collasso dato che la crisi è di produttività e non di debito come negli altri Stati UE. Il Paese del Nord Europa ha infatti un debito che è circa la metà di quello del Portogallo ma è stato invitato a fare qualcosa per risollevare le sorti dell’economia.
Il governo in tal senso dovrà affrontare i sindacati, tradizionalmente molto potenti, per cercare di apportare le riforme necessarie al mercato lavorativo che nella zona Euro si traducono sotto il nome “tagli”.
I tagli del costo del lavoro non sono particolarmente ben visti dai sindacati nazionali che hanno già dichiarato guerra aperta a tali “riforme” per non incorrere nella polarizzazione del mercato del lavoro (nel senso che chi ha lavoro è benestante mentre chi non lo ha è tagliato fuori).
Entro Giugno verranno presentate in Parlamento tali riforme le quali, vista la conflittualità tra il primo ministro Sipila e i sindacati, potrebbero scatenare una nuova ondata di scioperi e proteste e far crollare ulteriormente i sondaggi (già poco a favore) del primo ministro finlandese.
Fonte: Bloomberg.com