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Eurozona: la ripresa arriverà davvero nel 2014? Stime di crescita
lunedì 25 marzo 2013, di
La crisi finanziaria scoppiata nel 2008, prolungata da una crisi del debito sovrano nella zona euro, ha portato ad una contrazione massiccia del commercio, oltre che degli investimenti in capitale fisico e umano, minando così le fondamenta della crescita futura. Questo potrà anche continuare, in quanto la crescita non si ripristinerà rapidamente, mentre il deleveraging procede lentamente in tutte le economie della zona euro.
La leggera risoluzione delle difficoltà del settore bancario della zona euro suggerisce che il deleveraging e il credito probabilmente resteranno lenti e insufficienti per molto più tempo di quanto si possa pensare. I recuperi che avvengono senza credito sono, in media, un terzo più lunghi rispetto agli episodi di recupero che avvengono con il credito. I politici della zona euro hanno ritirato il supporto per una combinazione di politiche - sotto forma di tentativi rapidi di stretta fiscale, di allentamento monetario con liquidità alle banche e non agli utenti finali - in un momento in cui gran parte dei governi della zona euro (in particolare i più fragili) si sono impegnati in riforme strutturali che generano maggiore crescita in futuro, ma tendono a ridurre gli effetti della recessione.
Tutto questo è aggravato da tendenze molto forti per quanto riguarda i cambiamenti demografici che si riveleranno essere forti venti contrari per una crescita a lungo termine.
Danni alla crescita a lungo termine
I danni ai trend di crescita sono notoriamente difficili da valutare, in quanto i metodi per la misurazione della crescita tendenziale tendono a produrre stime che sono fortemente influenzate dallo stesso metodo di stima. Inoltre, l’osservazione della crescita del PIL tende ad essere modificata parecchi anni dopo la prima stima. L’OCSE (2009) mostra che tali revisioni alla crescita tendenza e all’output gap possono infatti essere equivalenti a diversi punti percentuali, rendendo così questi esercizi molto fragili. L’evidenza empirica mostra che la crescita tendenziale è stata, in media, sopravvalutata prima della crisi, ma sottovalutata in seguito alla crisi.
Attingiamo scenari semplici, al fine di valutare la portata degli effetti della crisi sui danni alla crescita tendenziale, e il ruolo della politica per invertire questi danni. Per tener conto dell’impatto della crisi, si distinguono tre periodi di tempo:
- i preparativi alla crisi finanziaria (1995-2007);
- il periodo di crisi (che stimiamo termini nel 2014, in linea con la maggior parte delle previsioni);
- il periodo post-crisi.
Così siamo in grado di confrontare l’evoluzione dei tre fattori all’origine della crescita prima e durante la crisi, e fare semplici ipotesi su come si possono evolvere, dopo la crisi.
Trend di crescita prima della crisi
I risultati dal periodo pre-crisi crisi sono in linea con la maggior parte delle stime (Figura 1): la Spagna ha avuto la maggiore crescita tendenziale (3,7% annuo, grazie ad un aumento di capitale e una bassa manodopera qualificata), seguita dalla Francia, con la Germania e l’Italia che occupano le posizioni più basse a causa del modesto contributo della manodopera nella prima e della scarsa produttività nella seconda (vedi tabella 1).
Ripartizione dei trend di crescita (1195-2007)
Stime dei trend di crescita (1995-2007)
Mentre la crescita del capitale e della produttività hanno sollevato la crescita del PIL nei paesi del nord della zona euro, con poco contributo dalla crescita del lavoro, il contrario si è verificato in Spagna e in Italia. La produttività è stata piatta in Italia e negativa in Spagna, ma la crescita del capitale e del lavoro, in particolare la quantità di lavoro, hanno gonfiato la crescita del PIL.
Trend di crescita durante la crisi
I risultati per il periodo di crisi sono anche simili ad altre analisi "standard", perché si suppone che il 2014 sarà l’anno della fine della crisi. Si procede in modo analogo al metodo della Commissione europea, assumendo che l’output gap sia vicino a chiudere su livelli pre-crisi entro il 2014.
Sulla base di questi presupposti, la considerazione della crescita ci fornisce una stima della portata dei danni causati dalla crisi e l’entità del calo della crescita in questo periodo (vedi Tabella 2). Una caratteristica comune a tutte le economie è un crollo della produttività, che è tipica di una grande recessione. Inoltre, la Spagna e l’Italia hanno subito una contrazione del lavoro molto forte.
Ripartizione dei trend di crescita (2008-2014)
Trend di crescita dopo la crisi
L’esercizio post-crisi è più interessante, anche se più pericoloso in termini di misurazione, perché abbiamo bisogno di proiettare l’evoluzione dei fondamentali - investimenti, input di lavoro e della produttività totale. Noi usiamo diversi scenari per ciascuno dei tre fattori di input, al fine di coprire una vasta gamma di scenari, e fornire un quadro di riferimento per la valutazione di:
- danni a lunga durata causati dalla crisi;
- effetto aggiuntivo dell’invecchiamento;
- alcuni punti di riferimento per la capacità della politica economica di sollevare la crescita.
Per quanto riguarda il capitale fisico, si assume che il tasso di crescita degli investimenti ritorni al suo livello pre-crisi entro il 2020. Un rischio al ribasso si verificherà se la crescita degli investimenti non recupererà completamente (ad esempio, perché le banche non riusciranno a fornire i fondi necessari). In questo caso, si assume che la crescita degli investimenti arriverà ad essere solo la metà di quello che era prima dell’inizio della crisi economica. Un rischio al rialzo sulle nostre stime si verificherebbe invece se l’investimento dovesse riprendersi entro il 2020 al livello che avrebbe prevalso se non si fosse verificata la crisi finanziaria.
Per quanto riguarda il capitale umano, usiamo le proiezioni delle Nazioni Unite sull’età lavorativa della popolazione per tener conto della situazione demografica ed eseguire due scenari per il tasso di disoccupazione.
Uno in cui si assume una forte isteresi e in cui i livelli di età lavorativa rimangono nelle stime della Commissione europea del 2014 (vale a dire in modo permanente più alto rispetto a prima della crisi), e un altro in cui il tasso di disoccupazione stabilmente diminuisce (con proiezioni dell’FMI).
Questo esercizio suggerisce che, in assenza di riforme politiche, la crescita tendenziale sarà stata danneggiata in maniera significativa, di almeno un punto percentuale, in periodo post-crisi, rispetto ai livelli pre-crisi, anche se la nostra gamma di stime è piuttosto grande a seconda del set di ipotesi utilizzato. Tuttavia, secondo l’insieme più favorevole di ipotesi che assume significative riforme politiche, la crescita tendenziale sarebbe in linea con i livelli pre-crisi e potrebbe anche essere più elevata in Italia e in Germania, che hanno avuto i trend di crescita più bassi prima della crisi.
Il nostro scenario centrale richiede le seguenti ipotesi: perdita permanente del livello di capitale, con un tasso di crescita che si riprende, disoccupazione che aumenta in linea con le riprese precedenti, crescita della produttività che rimane in linea con la media storica.
In tale scenario, la crescita tendenziale per i quattro principali paesi della zona euro si trova tra poco meno di 1% e poco meno del 2%, dopo la crisi, con una crescita tendenziale più alta in Spagna e in Francia, e più bassa in Italia e Germania. L’invecchiamento spiega gran parte di questa variazione (vedi Tabella 3). La bassa produttività e l’occupazione sono le ragioni principali per il calo del tasso di crescita tendenziale rispetto ai livelli pre-crisi. L’evoluzione degli investimenti è l’ipotesi più sensibile nel determinare una crescita tendenziale nel nostro insieme di scenari, anche se l’impatto non è uniforme per tutti i paesi.
Trend di crescita debole nello scenario centrale
Conclusioni
In mancanza di uno slancio per grandi riforme, questo esercizio mostra che il danno sarà davvero di lunga durata, compromettendo in modo permanente la crescita nel contesto di una popolazione in invecchiamento che ha bisogno, ora più che mai, di una maggiore capacità di crescita.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Voxeu |