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Eurostat, Italia: tra i Paesi più tassati d’Europa, ma con il welfare peggiore

sabato 4 maggio 2013, di Marta Panicucci

La Cgia di Mestre ha elaborato i dati diffusi nei giorni scorsi da Eurostat evidenziando come l’Italia sia tra i primi posti nella classifica dei paesi europei che pagano più tasse, ma allo stesso tempo, negli ultimi per quanto riguarda i servizi, il welfare e il livello di modernità. La pressione tributaria in Italia è attestata al 30,2%, inferiore solo ai paesi scandinavi: in Danimarca la percentuale sale al 47,4%, in Svezia al 36,8% e in Finlandia al 30,5%. Sui cittadini di questi paesi gravano quindi tasse più pesanti, ma in compenso Danimarca, Svezia e Finlandia sono i primi paesi in Europa quanto a servizi pubblici e assistenza. In fondo le tasse non dovrebbe servire a garantire degna assistenza e servizi adeguati e moderni ai cittadini? In Italia pare di no.

Che cos’è la pressione tributaria

Per prima cosa è necessario specificare cosa s’intende per pressione tributaria: è un indicatore che misura il carico fiscale, scaturito dalla somma di imposte, tasse e tributi versati, divisa per il Pil del paese. La differenza tra la pressione tributaria e la più nota pressione fiscale è che quest’ultima include al numeratore anche i contributi sociali che i lavoratori versano a fini pensionistici e assistenziali. La pressione tributaria quindi calcola il rapporto tra le imposte senza contributi e il prodotto interno lordo del paese.

Pressione tributaria in Italia

Guardando alla media europea in Italia la pressione tributaria è superiore di 3,7 punti percentuali, e la differenza aumenta se si prende in considerazione la media dei paesi dell’Euro, in questo caso la pressione della tasse e delle imposte sul Pil italiano è superiore di ben 4,5 punti.

Come anticipato sopra la pressione tributaria in Danimarca è al 47,4%, in Svezia al 36,8%, in Finlandia al 30,5%, in Italia al 30,2% seguita da Regno Unito (28,6%), Francia (27,9%), Germania (23,6%), addirittura 6,6 punti percentuali meno del Bel paese.

’’Con un livello di tassazione del genere, osserva Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia di Mestre, dovremmo ricevere una quantita’ di servizi con livelli di qualità non riscontrabili altrove. Invece, tolta qualche punta di eccellenza che registriamo in tutti i settori, la giustizia civile funziona poco e male, il deficit delle nostre infrastrutture materiali ed immateriali è spaventoso, in molte regioni del Sud la sanità è al collasso, senza contare che la nostra Pubblica amministrazione presenta ancora livelli di inefficienza non giustificabili’’.

Ma, secondo Bortolussi, c’è un’altra cosa da sottolineare: ’’Se in Italia le tasse continuano ad aumentare e negli ultimi due anni il debito pubblico sul Pil e’ passato dal 120 a quasi il 130% e dall’inizio della crisi i disoccupati sono aumentati di circa un milione e mezzo, forse c’e’ qualcosa che non va. Dobbiamo assolutamente invertire la rotta, alleggerendo il carico fiscale su cittadini ed imprese, condizione necessaria per far crescere la domanda interna e, molto probabilmente, anche l’occupazione’’.

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