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Ecco perché il rally del petrolio potrebbe essere solo temporaneo

giovedì 30 aprile 2015, di Nicola D’Antuono

Nelle ultime settimane sta tenendo banco sui mercati finanziari la forza del petrolio, che arriva da un bear market significativo durato tutta la seconda metà dello scorso anno e una parte del primo trimestre dell’anno in corso. La risalita dai bottom è stata già significativa sia per il petrolio Wti sia per il petrolio Brent, che hanno messo a segno spettacolari performance superiori al 40%.

Tuttavia, per entrambe le qualità di greggio più scambiate al mondo si tratta di un recupero parziale rispetto alla perdita monstre registrata dall’estate del 2014 alle prime settimane del 2015: attualmente il valore recuperato è di appena un terzo rispetto al crollo complessivo. Dietro la forza del greggio c’è la spinta propulsiva esercitata dagli hedge funds e la debolezza cronica del dollaro statunitense.

Da un punto di vista macroeconomico, esistono buone ragioni per dubitare sulla tenuta dell’attuale bull market. Innanzitutto bisogna considerare che la produzione è ai massimi storici: la riduzione dell’output previsto da maggio dal governo a stelle e strisce è inferiore ai 60mila barili al giorno. Si tratta di un valore minimo rispetto alle enormi quantità di greggio che continuano a essere riversate sui mercati, anche grazie alla produzione di shale oil americano.

Secondo quanto calcolato dall’Agenzia internazionale per l’Energia (Aie), a marzo l’offerta a livello globale è volata a 95,2 milioni di barili al giorno: un record assoluto. Tra l’altro l’Opec non ha alcuna intenzione di tagliare l’output, tanto che a marzo sono stati prodotti 10,3 milioni di barili al giorno. Anche in questo caso si tratta di un record storico.

Un altro fattore macro potenzialmente in grado di creare condizioni bearish sul mercato del greggio è l’eccesso di scorte negli Stati Uniti. Qui sono conservati ormai quasi 500 milioni di barili: un livello mai visto negli ultimi 80 anni. Infine a remare contro il greggio potrebbero esserci anche gli Etf. Infatti l’US Oil Fund, il principale Etf legato al petrolio Wti, sembra aver subito uno dei maggiori riscatti degli ultimi 4 anni. Infatti, secondo i dati di Bloomberg, gli investitori avrebbero liquidato posizioni per ben 500 milioni di dollari, passando così alla cassa dopo il boom delle ultime settimane.

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