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Curarsi all’estero a spese dell’Italia, i dubbi del Ministero della Salute
lunedì 4 novembre 2013, di
Curarsi all’estero non è più una possibilità riservata a chi gode di ampie possibilità economiche, ma un diritto che si può pienamente esercitare a spese del sistema sanitario nazionale. Non parliamo infatti di una mera ipotesi, ma bensì di un principio sancito dalla direttiva europea 2011/24/UE, che si prefigge l’ambizioso obiettivo di dare il via a una sorta di “Trattato di Schengen della salute”. Il contenuto nella direttiva è infatti semplice: viene definito il diritto dei pazienti Ue di accedere all’assistenza sanitaria oltre i confini del proprio paese, trovando comunque prestazioni sanitarie garantite sia per qualità che per sicurezza.
Chi paga?
Ma la vera rivoluzione della direttiva consiste nello stabilire che sia il sistema sanitario della nazione di residenza del malato a pagare per ricovero, visite e farmaci, con la possibilità di contribuire anche per vitto e alloggio, il tutto tramite rimborsi al paziente stesso o al Paese affiliato che presterà l’assistenza sanitaria. Insomma, una vera e propria rivoluzione copernicana in materia di sanità, che coinvolgerà tutti i Paesi dell’Unione Europea, con importanti conseguenze su 600 milioni di cittadini, 2 milioni di medici e 20 milioni di infermieri.
La mobilità sanitaria in Italia
La situazione del sistema sanitario nazionale nel nostro Paese è a dir poco complessa, e questa direttiva rischia di avere effetti negativi sui nostri già troppo traballanti conti pubblici. Al di là delle normative europee, infatti, in Italia è già presente il fenomeno della mobilità sanitaria interregionale, dovuta alle pesanti disparità di performance dei servizi sanitari nelle varie regioni. Da uno studio del Censis dal titolo “La mobilità sanitaria come problema sociale" diffuso nel 2011 è emerso che anche il ricorso alla sanità estera è potenzialmente molto elevato tra gli italiani: se ad oggi solo il 3% lo ha già fatto, ben il 39,1% dichiara che è pronto ad andarsi a curare all’estero.
Scarsa attrattività della Sanità Italiana all’estero
A questi dati poco incoraggianti, si aggiunge la consapevolezza che difficilmente l’Italia riuscirà a competere con i sistemi sanitari delle super potenze europee: già ad oggi il saldo tra pazienti italiani che si fanno curare all’estero e pazienti stranieri che vengono a farsi curare nel nostro Paese è a nostro sfavore. E anche le classifiche internazionali non sembrano offrirci grandi speranze: quella della Health consumer powerhouse del 2012, ad esempio, mette l’Italia al 21 esimo posto fra i 34 paesi censiti, dietro Cipro, Slovenia, Estonia, Croazia, Slovacchia e Repubblica Ceca.
L’opinione del ministro Lorenzin
Le possibili conseguenze dell’entrata in vigore della direttiva Ue le ha già anticipate qualche giorno fa il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin:
Questa situazione potrebbe provocare sul nostro sistema un impatto economico di proporzioni devastanti a causa del sistema dei rimborsi che dovranno essere effettuati in favore dello Stato europeo presso cui il cittadino italiano ha preferito curarsi.