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Crollo del Nikkei: cos’è successo davvero in Giappone?
giovedì 13 giugno 2013, di
Tra la notte e la mattina di oggi, una notizia ha fatto il giro del mondo: il crollo dell’indice Nikkei che in una notte ha perso il 6.25%, arrivando a 12.445.
Un crollo così evidente che anche chi non si interessa di finanza si è chiesto: "Cos’è successo in Giappone?"
Il crollo del Nikkei
Il mercato del Giappone è stato uno dei più "caldi" degli ultimi mesi, in continuo rialzo dallo scorso autunno.
Come si vede dal grafico, la grande ascesa dell’indice Nikkei è iniziata a novembre, in coincidenza con l’avvio del cosiddetto "Abenomics", la grande strategia economica designata dal Primo Ministro Giapponese, Shinzo Abe.
In sostanza, l’Abenomics intende superare la stagnazione economica giapponese grazie ad un "attacco a tre punte" fatto di misure ultra-aggressive di politica monetaria, politica fiscale e di riforme strutturali.
La politica monetaria è stato l’aspetto più semplice: la Bank of Japan ha dichiarato un nuovo target per l’inflazione ed ha avviato un aggressivo piano di acquisto titoli. Tuttavia, la parte fiscale e quella delle riforme sono più difficili da portare a termine.
Ad ogni modo, lo stimolo attivato dalla banca e dalla politica dell’Abenomics ha portato molto credito all’indice che, di conseguenza, ha iniziato a salire.
Cos’ha provocato il crollo?
Sostanzialmente, gli investitori cominciano a dubitare che la Bank of Japan sia in grado di ripagare i titoli che vende.
Il crollo del Nikkei, inoltre, potrebbe essere associato al recente calo delle aspettative sull’inflazione. Questo perché si percepisce che la Bank of Japan in realtà non stia pienamente alimentando l’inflazione.
La prima freccia sul grafico fa riferimento ai commenti del Ministro delle Finanze giapponese, in un certo modo preoccupato dell’aumento del rendimento sui titoli nipponici. La stessa preoccupazione ritorna con la seconda freccia, quando le minute della Bank of Japan rivelavano la preoccupazione di alcuni membri riguardo all’aumento dei rendimenti sui titoli.
È inevitabile che a questo punto gli investitori si domandino se alla fine la banca sarà in grado di saldare i propri conti.
Il sunto è: quando una banca centrale intraprende la via dell’aggressività dev’essere trasparente sui suoi intenti e non preoccuparsi dei "rimbalzi" lungo la via.
Paul Volcker, ex presidente della Fed, è stato sul punto di far collassare l’economia statunitense per battere l’inflazione. Ben Bernanke viene chiamato "traditore", ma rimane fermo sulla politica monetaria della Fed.
La Bank of Japan sembra essere già troppo nervosa, e i mercati hanno iniziato a scommettere che non ce la farà.