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Crisi euro: se l’austerità fosse il vero problema?
giovedì 4 ottobre 2012, di
Giornata importante oggi per la crisi dell’’euro. Da uno studio francese arriva una domanda importante: se l’austerità fosse il vero problema?
Spinte dalla necessità di bilanciare i conti pubblici, diverse nazioni nel mondo hanno presentato i propri budget. Il risultato? Si prospettano tempi duri.
Come fare per spezzare la catena dell’austerità? Ci sarebbe bisogno di maggiore flessibilità, soprattutto per quanto riguarda i limiti imposti alla spesa.
L’azione delle Francia
Seguendo i passi compiuti dalle altre nazioni europee, anche la Francia ha presentato un piano di austerità che introdurrà tagli per 37 miliardi di euro per portare il deficit sul debito pubblico al di sotto della soglia del 3%, come imposto dall’UE.
Considerato lo spettro imminente di una nuova recessione, i piani di austerità proposti da Francia, Spagna, Italia e Portogallo offrono una chiaramente una certezza: il 2013 sarà ancora più duro di quanto non sia stato questo 2012, soprattutto dal punto di vista della disoccupazione.
La questione della disoccupazione
Abbassare il tasso di disoccupazione nel minor tempo possibile, dovrebbe essere la priorità assoluta. Le dimostrazioni in piazza a Madrid, l’ascesa del partito neo-nazista in Grecia e la crescita di un sentimento anti-europeo nell’opinione pubblica, dovrebbero teoricamente funzionare come chiaro avvertimento.
Come hanno già confermato diversi esperti, incluso il premio Nobel e giornalista del New York Times, Paul Krugman, l’austerità non condurrà a una ripresa dell’economia europea, ma a un suo impoverimento. Per Krugman c’è il rischio che l’euro-zona sia entrata all’interno di un circolo vizioso che assomiglia al susseguirsi degli eventi che portarono alla Grande Recessione negli anni 30.
La difficoltà maggiore oggi, è trovare il punto di accordo tra la riduzione del debito e la spinta alla crescita economica.
Come confermato dal primo ministro francese, Jean-Marc Ayrault, a dettare le regole sono principalmente i mercati. Francia e Spagna devono ottenere prestiti dai mercati al tasso di interesse più basso.
Tuttavia, se la Francia non riuscisse a raggiungere il traguardo del 3%, verrebbe presto sanzionata dall’UE, rendendo il peso del suo debito di fatto insostenibile.
Per questo motivo l’euro-zona dovrebbe avere un approccio più flessibile alla questione della percentuale sul debito pubblico, adattando le richieste a quelle che sono le reali possibilità di ciascuna nazione.
La mancanza di competitività
Il vero problema dell’Europa, fatta eccezione in questo caso per la Germania, è la mancanza di competitività. Affinché si possa impedire un’altra recessione importante, l’Europa dovrebbe adottare il sistema della flessibilità.
Quando ebbe inizio la crisi, il problema era incentrato sugli Stati Uniti. La crisi americana era percepita come un serio problema per tutta la finanza e l’economia mondiale. Il G20 rispose coordinando i propri migliori analisti e il loro intervento.
Ora ci troviamo in una situazione in cui l’export dagli USA all’Europa è calato del 10%, quello dalla Cina all’Europa è sceso al 5% e altre nazioni come il Brasile, sono state contagiate negativamente dalla crisi europea.
Le soluzioni possibili
Il problema deve essere affrontato collettivamente in seno al G20. Le misure prese per gli Stati Uniti dovrebbero essere usate in Europa, purtroppo però il tentativo di riprendersi da quella che era una grande crisi americana, è stato segnato anche dalla rinascita di interessi nazionali e da una crescente tendenza verso il protezionismo. Ora c’è bisogno di agire per invertire questa situazione e per assicurare che il G20 possa adottare i provvedimenti necessari e coordinare l’azione.
Allo stesso tempo, l’Europa deve accettare il fatto che i singoli paesi non hanno la stessa capacità di combattere il deficit, e che bisognerebbe avere la saggezza di consentire ad alcuni di loro tempi più dilatati. Infine, è anche tempo di applicare una serie di decisioni che sono già state prese. François Hollande è stato in grado di completare la manovra fiscale con un "patto di crescita" sostenuto da un bilancio di almeno 120 miliardi di euro.
Perché i governi non attuano già la distribuzione di questi fondi per rilanciare la crescita economica?