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Crisi: Germania euroscettica, nostalgia per il Marco

lunedì 17 settembre 2012, di Daniele Sforza

L’euroscetticismo aumenta in Germania, la nostalgia per la vecchia moneta, il Marco, pure. Basta una crisi, seppur lunga e difficile da risolvere, per far sprofondare i Paesi membri dell’Eurozona in un clima di scetticismo e sfiducia generale. Tra questi, il "paladino" del rigore fiscale (da alcuni ribattezzato "rigor mortis"), la Germania, i cui cittadini, secondo alcuni sondaggi, non credono più nell’Europa e nella moneta unica.

Le verità dei sondaggi

C’è un tedesco e un francese, ma non è una barzelletta. Sono due sondaggi che hanno opzionato gli umori dei cittadini europei, rivelando un clima di profondo e generale scetticismo nei confronti della moneta unica e del progetto economico europeo.
Basta vedere il sondaggio di TNS Emnid per il quotidiano tedesco Die Welt, per trovarsi di fronte a cifre importanti: il 65% dei tedeschi, infatti, boccia il progetto europeo e promuove, indirettamente, un’abolizione subitanea della moneta unica. Il 49% non crede inoltre nell’Unione europea, sempre di più di quel 32% che crede ancora nel progetto economico.

Più contraddittorio il sondaggio in Francia: a quanto riportato dall’analisi di IFOP per Le Figaro, se il 64% dei francesi voterebbe contro la "Bibbia" dell’euro, ovvero il trattato di Maastricht, il 65% esprime profonde perplessità per il ritorno al Franco.

Ritorno al Marco: una soluzione?

Per quanto riguarda la Germania, il ritorno al Marco diventa qualcosa di più che una semplice previsione quando si pensa che la vecchia moneta tedesca, in Germania, è ancora utilizzabile, ad esempio nelle cabine telefoniche: al contrario dell’Italia, inoltre, le banche accettano ancora di cambiare l’ex moneta teutonica. E in molti sono pronti a giurare che miliardi e miliardi di marchi tedeschi sono già pronti a uscire dai loro caveau segreti un secondo dopo che l’euro sarà diventato fuori conio.

Delusione per i 3 anni di crisi non ancora risolta

La delusione tedesca nei riguardi dell’euro, tuttavia, segna una svolta storica nel clima generale dell’Eurozona: i cittadini del Paese più "europeista" del gruppo sono ormai stanchi delle cattive nuove che provengono dai Paesi in crisi e dall’elevato costo che deriva dalle misure di salvataggio, senza pensare a tutte le minacce, dirette o indirette, indirizzate alle democrazie europee.

Fino ad adesso, infatti, la Germania era sempre stata più che convinta del progetto europeo, e anche la politica del rigore improntata dalla Merkel, mirava piuttosto a salvaguardare la salute della moneta unica e a proteggerla da Paesi che non avevano a cuore il progetto originale (vedi Grecia). Il clima di sfiducia, tuttavia, non riguarda solo il momento e la situazione attuale, ma anche il futuro: il 35% dei cittadini tedeschi non crede affatto in nuovi passi avanti per l’integrazione europea, preferendo invece credere in una marcia indietro e in una sua conseguente involuzione. Solo il 21%, infine, pensa che il passaggio dal Marco all’Euro sia stato benefico.

Le contraddizioni di un Paese "nervoso"

Se da un lato la Germania vorrebbe restare nell’euro e credere al progetto per fronteggiare la concorrenza economica delle economie dei Paesi emergenti o degli Stati Uniti, dall’altro, in molti (48%) sono convinti che restare nella Ue sia un pericolo per il futuro.
L’euroscetticismo è uno dei cancri peggiori che la Ue possa avere, perché in grado di generare scosse violente al fragile e precario equilibrio in cui l’Europa già si trova.
Sempre più persone, ormai, sono convinte che solo un grande (e terribile) shock possa risolvere la crisi di oggi. Segno evidente che dalla Storia non abbiamo imparato nulla.

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