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Cosa pensa la Fed di Trump? La risposta nei verbali del FOMC
mercoledì 4 gennaio 2017, di
Cosa pensa la Fed di Donald Trump? L’avvicinarsi dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, il 45° presidente degli Stati Uniti d’America sta aprendo a numerosi interrogativi sulle politiche che la sua amministrazione sarà in grado di attuare nei prossimi quattro anni di legislatura.
Ad attendere i suoi primi passi da Presidente c’è anche il mondo della finanza che si domanda quali saranno le prime mosse in campo economico e fiscale. In particolare molti analisti sono in attesa della pubblicazione dei verbali della riunione della Fed tenutasi a dicembre, che saranno resi pubblici alle 14.00 ET (20.00 italiane).
In quella sede la Fed aveva deciso, per la seconda volta in dieci anni, di aumentare i tassi di interesse dello 0,25% (dallo 0,50% allo 0,75%), e aveva pre-annunciato l’ipotesi futura di altri tre rialzi nel corso del 2017. La decisione presa dal FOMC (Federal Open Makert Committee), organo decisionale della Fed, era stata interpretata come il segnale di un addio degli Stati Uniti al lungo periodo di stagnazione economica.
Come riportato dalla CNBC, c’è però molto scetticismo tra gli analisti circa quello che i verbali della Fed potrebbero rivelare. Altri, invece, vedono nella loro pubblicazione l’opportunità di farsi un’idea un po’ più precisa circa i piani e le promesse fatte dall’amministrazione Trump in materia di tagli e stimoli fiscali.
Tom Simons, economista presso la banca di investimento Jefferies, facendo riferimento agli effetti delle politiche fiscali che sarebbe intenzionato ad introdurre Donald Trump, alla CNBC ha commentato:
“Janet Yellen (presidente Fed ndr) ha detto che alcuni membri hanno considerato lo stimolo fiscale all’interno delle loro previsioni. Non ha detto quanti fossero e cosa questo potesse significare”.
Quello che è certo è che la Fed, così come le altre banche centrali, si auspica che i legislatori siano in grado di produrre stimoli all’economia, evitando così di dover ripiegare su interventi di politica monetaria.
Verbali FOMC in arrivo, intanto cresce il settore manifatturiero
In attesa che i verbali della Fed vengano pubblicati, gli investitori per farsi un’idea delle tendenze di mercato che li attendono possono fare riferimento ai dati resi pubblici dall’ISM (Istitute for Supply Management), che fotografano una netta ripresa del settore manifatturiero. L’indice di quest’ultimo, nel mese di dicembre, è infatti salito a 54,7 punti, il livello più alto toccato dal 2014, e superiore rispetto ai 53,6 punti attesi dagli analisti.
Allo stesso tempo, i prezzi sono bruscamente aumentati portandosi a quota 65,5, valore più alto dal giugno 2011. Lo stesso Simons ha riferito alla CNBC che l’aumento di 11 punti dei prezzi è il chiaro segnale che l’inflazione sta cominciando ad avvicinarsi. Simons ha poi evidenziato come il fatto che i produttori normalmente aumentino i prezzi nel primo o nel secondo trimestre ha reso il valore ancora più sorprendente. Segnale ancora più emblematico che l’inflazione sta cominciando a salire.
In una nota firmata Citigroup, a proposito del rapporto della ISM, si legge che “questo si muove nel quadro di una reflazione globale che indica agli investitori l’aumento dei prezzi di ingresso in Cina e, altrove, il segnale del potenziale ritorno di tassi di inflazione più elevati. Pensiamo alla retribuzione media oraria che si potrebbe adattare a questo contesto con una crescita dello 0,4% su base mensile”.
Dati di vendita del settore automobilistico
Grande attesa ruota attorno a quelli che saranno i dati sulle vendite dei veicoli che verranno pubblicati quest’oggi. Gli analisti si aspettano che il tasso di vendita si aggiri attorno ad un forte 17,5 milioni. Le azioni delle società automobilistiche martedì hanno risentito dell’annuncio fatto dalla Ford Motor riguardo all’annullamento della costruzione di un impianto in Messico. L’azienda ha comunicato che si è trattato di una decisione d’affari, poiché il mercato delle auto di piccole dimensioni è attualmente in disgrazia.
Ford Motor, ha chiuso con un rialzo di oltre il 3,7 percento, mentre le quotazioni del petrolio nella giornata di martedì hanno registrato un calo del 2,6%. Art Cashin, direttore delle operazioni presso la UBS, ha commentato che nella giornata di martedì a condizionare l’andamento del mercato sia stato in gran parte l’andamenteo del greggio.
Lo stesso Cashin, in merito alle aspettative future ha detto che il mercato sta guardando con attenzione a quello che Donald Trump riuscirà ad ottenere in fatto di imposte e stimoli economici, poiché le aziende sono intenzionate a tenersi fuori dai piani finché non ci saranno i segnali che le sue politiche avranno avuto successo.
Dello stesso avviso Greg Valliere, chief global strategist presso la Horizon Investments, che ha affermato come i cambiamenti passeranno attraverso la riforma fiscale, e per questo l’elettorato è impaziente e chiede alla nuova amministrazione azioni immediate.
Lo stesso Valliere ha scritto in una nota:
“il super rialzo del mercato azionario dopo le elezioni era dato interamente per scontato, perché c’è una buona prospettiva di crescita del PIL nei prossimi due anni, stimolata dalla riforma fiscale e dalla revisione della regolamentazione, ma il processo legislativo è spesso glaciale: non sarà uno sprint da mille miglia, sarà un processo da un passo alla volta, a partire da mezzogiorno di oggi”.