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Come gli ETF stanno cambiando il mercato

giovedì 19 ottobre 2017, di Michela Del Zoppo

La popolarità degli ETF è aumentata vertiginosamente negli ultimi sei anni.

I gestori di questi fondi hanno incrementato il proprio volume di capitali di un 18,97% rispetto ai gestori “classici”, rivelano gli analisti. A ciò si aggiunga che dall’inizio del 2017 gli ETF hanno visto guadagni da record. Secondo gli analisti, durante il primo semestre del 2017 ci sono stati più investimenti in ETF che in fondi di gestione attiva.

Ma com’è cambiato il mercato da quando gli ETF hanno fatto la loro comparsa e perché?

ETF: perché sono i preferiti degli investitori

Negli ultimi 10 anni, il mercato europeo ha conosciuto una crescita molto forte in termini di offerta di prodotto e di patrimonio in gestione. Nel 2007 c’erano poco più di 415 ETF disponibili in Europa mentre nel 2017 questa cifra supera i 1.550.
In termini di patrimonio in gestione, il mercato è cresciuto più di 6 volte tanto tra il 2007 e il 2017, raggiungendo oggi più di 584.000 milioni di euro.

Secondo gli analisti, il timore più grande dei mercati è che gli ETF stiano spingendo i prezzi verso l’alto e gonfiando le stime delle compagnie. In molti concordano sul fatto che essi aumentino gli scambi di borsa: quanta più gente li compra, più i prezzi saranno adeguati. Vero è che siamo in un momento in cui molti mercati globali sono al loro massimo storico ma è difficile attribuire questa tendenza solo agli ETF, dato che sono solo una frazione del totale del reddito fisso e variabile.

Ciò che sta aumentando i volumi della capitalizzazione in borsa, proseguono gli analisti, sono le gigantesche iniezioni di liquidità della Banca Centrale Europea e gli investimenti in ETF sono soltanto uno dei beneficiari.

Gli inconvenienti degli investimenti ETF

Il problema di quest’aumento dei volumi di scambio sono gli alti e bassi delle quotazioni. Senza dubbio, ritengono gli analisti, quanto maggiore è il volume di denaro tra gli ETF, maggiore sarà la volatilità delle compagnie presenti in un determinato indice. Ciò presuppone che si verificheranno cadute più grandi in un intervallo di tempo minore, dato che la liquidità del prodotto permette di smarcarsi rapidamente dalla posizione.

La vera preoccupazione di molti analisti riguarda gli ETF a tasso fisso - dove i prezzi dei titoli sono al massimo storico - che potrebbero rappresentare uno shock per i mercati. È anche vero però che eventuali cadute dei valori dei titoli potrebbero generare più opportunità.
Questo timore non è ancora così sentito nei mercati europei. Dallo scorso aprile fino ad agosto il mercato europeo ha subito un calo di circa il 7% ma il volume degli ETF delle azioni europee ha continuato ad aumentare.

Nonostante questi dati, però, alcuni analisti notano come l’industria della gestione passiva rappresenti solo il 15% del totale degli attivi a livello globale. In una situazione del genere gli ETF rappresentano una percentuale addirittura minore, per cui l’impatto che l’industria di questi fondi può avere sulle tendenze del mercato è ancora piuttosto limitato.

Le prospettive dell’industria della gestione passiva sono positive: gli analisti si aspettano una spinta importante dagli ETF in Europa, spinta che può venire dai cambi di regolamenti, le innovazioni finanziarie e i benefici a lungo termine delle soluzioni di investimento a basso costo.
Gli investitori, infatti, sono stanchi di pagare commissioni senza osservare risultati e possono tranquillamente scegliere di investire più negli ETF come forma di ricollocazione degli attivi in maniera più efficiente.

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