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Cina: tornano i “sell” sulle borse con lo scandalo dei broker
lunedì 30 novembre 2015, di
Le principali piazze finanziarie cinesi continuano a muoversi in modo imprevedibile e disordinato, mostrando una spiccata volatilità a seguito della notizia relativa all’inchiesta avviata dalle autorità di vigilanza locali su due importanti società di brokeraggio cinesi. Venerdì la borsa di Shanghai ha chiuso con una flessione del 5,5%, mentre a Shenzhen le cose sono andate addirittura peggio visto che il calo è stato del 6,3%.
Ancora una volta il sistema finanziario di Pechino paga la scarsa trasparenza dei propri player. Sembra che lo scandalo non riguardi solo la Guosen Securities e Citic Securities, bensì anche altre società come Haitong Securities. Sotto la lente degli inquirenti sono finiti alcuni rendiconti falsati nei bilanci con operazioni in strumenti finanziari derivati, in particolare equity swap.
Il sentiment degli investitori sui listini cinesi è nuovamente in fase di deterioramento, anche a causa di dati di carattere fondamentale ancora piuttosto deludenti. Questa volta è toccato ai profitti industriali, che a ottobre hanno registrato un pesante -4,6% su base annua. Intanto la People’s Bank of China continua a iniettare liquidità nel sistema, giustificano le proprie mosse espansive come necessarie per sostenere le Pmi e il settore agricolo.
Sul forex lo yuan cinese è tornato nel mirino dei venditori, dopo una fase di apparente tranquillità durata circa tre mesi che faceva seguito alla maggiore svalutazione giornaliera da quasi due decenni da parte della PBoC avvenuta a inizio agosto scorso. Sul mercato valutario offshore di Hong Kong, il tasso di cambio tra il dollaro americano e il renminbi (USD/CNH) si è portato sui massimi a due mesi quasi fino a 6,46 (a fine ottobre la quotazione segnava 6,315).