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Chi è Gary Cohn, futuro presidente della Fed, e cosa cambia per i mercati?
lunedì 28 agosto 2017, di
Secondo molti, Gary Cohn sarà il sostituto di Janet Yellen nel ruolo di presidente della Federal Reserve.
Cohn, classe 1960, lavora da sempre per le banche di investimento. Al momento è capo consigliere economico per il presidente Trump e direttore del Consiglio Nazionale Economico degli Stati Uniti. Dal 2006 al 2017 è stato presidente e CEO di Goldman Sachs, tra le banche più potenti al mondo.
Se dovesse davvero essere nominato a capo della banca centrale degli Stati Uniti, cosa dovrebbero aspettarsi i mercati?
Le idee di Cohn: tassi bassi e dollaro debole
In un’intervista al Financial Times di venerdì, Cohn ha parlato della sua "grande spinta" sulla riforma fiscale per le famiglie e le imprese, uno sforzo che evidenzia la sua disponibilità a lavorare con il Congresso - un aspetto importante che molti altri presidenti della Fed hanno trovato difficile da rispettare.
La relazione tra le due parti è fondamentale, tanto che Ben Bernanke, presidente della Fed durante la crisi finanziaria, dichiarò nella sua ultima conferenza stampa nel 2013 che "il Congresso è il nostro capo".
Oltre alle opinioni di Cohn sulla riforma fiscale e sulla deregolamentazione dei mercati, è possibile fare alcune ipotesi su cosa succederebbe se dovesse davvero essere nominato a febbraio come nuovo presidente della Fed. Proprio come Trump, Cohn è un sostenitore dei tassi di interesse bassi e non gradisce un dollaro americano troppo forte. Date poi le radici di Cohn all’interno di Wall Street - è stato alla guida di Goldman Sachs - può riuscire ad interpretare e incoraggiare il mercato azionario meglio di altri.
I mercati guardano al prossimo presidente della Fed
L’andamento del mercato delle obbligazioni rivela che, a prescindere da chi sarà alla guida della Federal Reserve dal prossimo febbraio, l’assetto di politica monetaria non si allontanerà dal percorso già segnato per i prossimi mesi.
A conclusione dell’intervento di Janet Yellen di venerdì, che potrebbe essere il suo ultimo discorso in qualità di presidente della Fed in occasione della riunione annuale delle banche centrali a Jackson Hole, gli investitori stanno iniziando a guardare al possibile sostituto.
Il front-runner più quotato, secondo un sondaggio tra economisti, è il consulente della Casa Bianca Gary Cohn, il cui destino ha movimentato i mercati questo mese in scia alle voci su delle sue possibili dimissioni a seguito di un intervento razzista del presidente Donald Trump. Una volta chiaro che sarebbe rimasto, i mercati si sono stabilizzati.
Che Trump nomini l’ex presidente di Goldman Sachs o riconfermi la Yellen, per gli investitori poco cambia guardando alla politica futura della Fed: la riduzione del bilancio e un aumento dei tassi di interesse ci saranno, chiunque sia il presidente della banca centrale degli Stati Uniti.
Cohn, Trump e la politica monetaria statunitense
Questa sicurezza dei mercati è solo recente.
Durante la sua campagna elettorale Trump ha accusato la Yellen di mantenere i tassi di interesse bassi per favorire Barack Obama, alimentando l’aspettativa che che il repubblicano avrebbe voluto un esponente più “falco” alla guida della Fed. Tuttavia, un simile approccio potrebbe andare a suo svantaggio, tenuto conto degli obiettivi della sua amministrazione nel tagliare le tasse, aumentare le spese nell’infrastruttura e far crescere le esportazioni: dei costi di finanziamento maggiori, che fanno salire il dollaro, potrebbero ostacolare questi sforzi.
Cohn condivide questi obiettivi e per questo motivo gli investitori obbligazionari sono sicuri che adotterà un approccio graduale alla normalizzazione della politica monetaria, proprio come la Yellen alla politica più severa.
Per Cohn far aumentare la crescita statunitense al 3 per cento è una missione realistica e qualsiasi eccessiva accelerazione nell’aumento dei tassi può minare tale obiettivo.
Il mese scorso, Trump ha rivelato di voler vedere i tassi rimanere bassi. Ha anche detto di poter riconfermare Janet Yellen, ma anche che Cohn è un contendente di primo piano.
Le prossime mosse della Fed
La probabilità implicita sul mercato per un aumento dei tassi entro la fine dell’anno ad opera della Fed è di circa il 30 per cento, sulla base dell’attuale tasso effettivo dei Fed funds e sull’indice dei tassi swap dei forward overnight. I futures sui Fed funds non prezzano completamente un aumento dei tassi di quarto di punto percentuale prima di settembre 2018.
Alla fine si troverà una via di mezzo tra le attese del mercato e previsioni interne alla Fed: le proiezioni mediane del FOMC, organo decisionale della Fed, rivela quattro rialzi dei tassi di un quarto di punto percentuale rispetto ai livelli attuali entro la fine del prossimo anno.