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Catalogna: separatismo contro stato centrale?

venerdì 24 novembre 2017, di Felice Di Maro

La Repubblica catalana è nata il 27 ottobre e fa parte della storia della Spagna. Non ci sono stati effetti reali ma occupa un posto centrale nelle aspettative dei cittadini e parlo di quelli che sono andati a votare il primo ottobre per il referendum sull’indipendenza ed hanno con il loro corpo tradotto le manganellate della polizia, viste nelle televisioni di tutto il mondo, in voti.

La Costituzione spagnola è del 1978 e doveva agevolare i processi di autonomia che erano già all’epoca ben avviati, invece, fino ad oggi sono stati o sospesi oppure bloccati ma in Catalogna dal 2010 è rinato l’indipendentismo con tutti i problemi che presenta e purtroppo, oggi, ci sono otto ministri in carcere e altri quattro - compreso l’ex presidente Puigdemont - in soggiorno obbligato, diciamo così, a Bruxelles. L’art.155 della Costituzione ha permesso di commissariare la Generalitat e di convocare le elezioni per il 21 dicembre.

Sébastien Bauer, direttore della rivista catalana “Quadern de les idees, les arts i les lletres”, ha pubblicato un articolo su “Le Monde diplomatique - Il manifesto” n.11, anno XXIV novembre 2017, tradotto in italiano da Marinella Correggia che ha per titolo “La crisi italiana è nata a Madrid”. Bauer, docente associato alla Toulouse Business School, invita a fare una lettura diversa da quella ordinaria centrata su “separatismo contro stato centrale” perché nasconde, come spiega citando fonti e facendo analisi mirate, un altro problema, più profondo.

Ecco il passaggio secondo me più importante per il commento, che presento:

La Costituzione spagnola non ha fatto passi avanti da quando fu adottata nel 1978, tre anni dopo la morte del dittatore Francisco Franco, e ha perso poco alla volta il contatto con la realtà della società che doveva strutturare.

La lettura separatista non spiega perché il primo ministro spagnolo incendi il 1° ottobre e poi chieda che si tengano le elezioni, né perché il suo omologo catalano dichiari un’indipendenza senza alcun effetto reale e che scontenta chi la sostiene quanto chi la avversa. La risposta è che la crisi catalana è una forma di territorializzazione di conflitti nati altrove.

I “conflitti nati altrove”, come spiega in modo mirato e articolato con un corredo di note citando fonti, sarebbero quelli che in parte sono stati oscurati dal rilancio dell’indipendentismo catalano e che in parte hanno avuto la loro genesi in numerosi “scandali di corruzione”. Non mi pare il caso di elencare qui i vari passaggi che sono un contributo importante sulla fase in corso dell’indipendentismo catalano e penso che non sia inutile fare qualche osservazione su aspetti che in quest’articolo sono stati sfiorati, certo, ma non sono stati né analizzati in profondità e né tenuti in considerazione per il peso che hanno.

Naturalmente non intendo riproporre la lettura ordinaria “separatismo contro stato centrale”. La considero un interrogativo come un titolo aperto anche per le tensioni indipendentiste a livello europeo ma voglio presentare un tema importante che è quello che se al referendum per l’indipendenza del primo ottobre - anticostituzionale ma non illegale per la Generalitat - oltre due milioni di cittadini catalani sono andati a votare vuol dire che in Catalogna l’indipendentismo è sentito dal popolo. Bauer, nella parte del suo articolo che ho presentato prima si chiede “perché il primo ministro spagnolo incendi il 1° ottobre”. La risposta potrebbe essere perché è anticostituzionale.
Io dico che lo incendia perché l’indipendentismo della Catalogna non fa parte del programma del suo partito, il Pp. Tutto qua. Per incendiare ovviamente si serve delle operazioni di polizia applaudite dall’Ue.

Bauer è invitato a considerare che l’autodeterminazione dei popoli, anche se il diritto internazionale ne riconosce solo processi d’indipendentismo di stati che sono di fatto colonie o dove si pratichi l’emarginazione razziale, è una aspirazione naturale dei popoli che per non tradursi in richieste referendarie di separazione occorre che i governi centrali diano continuamente risposte alle aspettative dei cittadini. L’insieme dei governi spagnoli recenti e post 1978 non hanno dato risposte adeguate e il governo attuale ha agito contro i cittadini e l’abbiamo visto il primo ottobre con circa mille feriti ad opera della polizia e successivamente con la repressione giudiziaria contro i vertici della Generalitat.

La proclamazione della Repubblica il 27 ottobre ha "scontentato" sia chi la sosteneva e sia chi l’avversava semplicemente perché l’Unione europea anche se silente ha remato contro perché proprio non vuole che in Europa ci siano altri stati. L’Ue è nata per togliere la sovranità agli stati che l’hanno costituita e più ce ne stanno diventa obiettivamente problematico.
Quindi come può riconoscere una Repubblica che nasce per un referendum addirittura anticostituzionale?

Analizziamo questo punto perché è importante per cogliere in maniera mirata le vicende indipendentiste della Catalogna con il contributo di Bauer. Fare un referendum per essere indipendenti o no anche predisponendo testi condivisi per garanzie varie e graduare la probabile indipendenza con gradualità temporale dovrebbe essere un diritto internazionalmente riconosciuto ad una comunità, regionale o no. Dovrebbe essere un insieme di processi vissuti come un rilancio della democrazia a livello istituzionale che proprio perché si rimodula continuamente ha bisogno di continui riconoscimenti.

Cosa succede se la Catalogna diventa un Repubblica riconosciuta dalla comunità internazionale?

Non succede quasi niente o comunque cambia poco se ovviamente resta nell’Unione europea perché deve consentire il transito di persone, merci e capitali e partecipare al mercato unico europeo. Sarebbe un rilancio dell’economia catalana e della cultura catalana e insieme anche della Spagna.

L’indipendenza catalana principalmente ha avuto ed ha quattro motivazioni: storiche, eccessivo prelievo fiscale a favore di Madrid, aspettative per il futuro e valori catalani. Si possono avere opinioni diverse leggendo la storia ma la Catalogna ha perso l’indipendenza nel 1714 e comunque è un richiamo storicamente attendibile, il prelievo fiscale sulla Catalogna a favore del governo centrale è una vessazione almeno rispetto ad altre regioni autonome, le aspettative per il futuro fanno perno sulla precarietà economica e sociale che il governo spagnolo ha progressivamente aumentato senza opporsi mai alle direttive dell’Unione europea, i valori catalani secondo me sono i più importanti ed hanno un peso notevole perché sono molto diversi da quelli delle altre regioni della Spagna.

I valori catalani non hanno avuto l’attenzione che meritavano da parte dei media e sono stati oscurati dai racconti sulle divisioni nelle famiglie tra indipendentisti e unionisti. Certo, le ragioni della diversità rispetto ai valori delle altre regioni non sono solo geografiche perché la Catalogna è una regione del Mediterraneo ma proprio per questo, in pratica i catalani sono europeisti.

L’articolo di Bauer avrà attenzione perché getta un ponte tra Barcellona e Madrid ma io non credo che la Costituzione spagnola cambierà davvero almeno a favore dei processi dell’autonomia delle regioni perché così come è, senza modifiche, la vuole l’Unione europea che è una unione di stati ma di fatto non dei popoli europei. L’Ue è uno strumento delle famiglie reali e dei gruppi finanziari, fino ad oggi solo miseria ha imposto, certo non per tutti.

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