Catalogna: la CUP chiede a Puigdemont di procedere con l’indipendenza

Felice Di Maro

16 Ottobre 2017 - 09:25

La CUP ha chiesto al Presidente della Catalogna di proclamare la Repubblica. Ecco la lettera inviata da partito che insieme a Junts pel Sí non fa parte del Governo, ma lo appoggia dall’esterno.

Catalogna: la CUP chiede a Puigdemont di procedere con l’indipendenza

La CupLa Candidatura di Unità Popolare” in una lettera pubblica chiede a Puigdemont di proclamare la Repubblica. Chiaramente, se lunedì 16 ottobre o al massimo giovedì 19 si dovessero fare scelte diverse potrebbe far mancare il suo appoggio al governo catalano.

La Cup è un partito di estrema sinistra ben radicato sul territorio ed è stato definito anche come marxista. Ha 10 deputati nel parlamento catalano e insieme alla “Junts pel Sí”, che ne ha 62, fa parte della maggioranza parlamentare ma non fa parte del governo.

La lettera che è stata diffusa dai media presenta insoddisfazione a vari livelli per i processi in corso, cosa che era già stata resa nota il 10 ottobre quando Puigdemont ha presentato la proclamazione della Repubblica sospendendone gli effetti.

Ora Puigdemont sia per la richiesta di Rajoy e sia per la posizione assunta dalla Cup deve fare una scelta e non può più temporeggiare.

La risposta del governo non si è fatta attendere. Oriol Junqueras i Vies, Presidente di Esquerra Republicana, che è il “Titular del Departament de la Vicepresidència i d’Economia i Hisenda” ha dichiarato che lʼunico dialogo con Madrid è sulla indipendenza della Catalogna.

Con lui il cerchio si chiude ed è chiaro l’orientamento di buona parte del governo catalano. Naturalmente non è una posizione ufficiale e tutto potrà cambiare.

Chiaramente non ha rivelato le intenzioni di Puigdemont ma i media hanno comunicato che è stato molto chiaro sul fatto che l’indipendenza rimane per lui l’unica opzione possibile e ha dichiarato:

L’offerta di dialogo presentata al governo spagnolo deve avere come riferimento la costruzione della Repubblica e il nostro impegno per l’indipendenza. Dobbiamo essere chiari sul fatto che il modo migliore per raggiungere la repubblica e l’indipendenza è quello di parlare con tutti, almeno con la comunità internazionale. Allo stesso tempo, abbiamo l’impegno inequivocabile e assoluto per adempiere al mandato del primo ottobre.

La dichiarazione è stata fatta a Barcellona durante un discorso presso la sede del partito della Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC), di cui ne è il Presidente.

Carles Puigdemont, lunedì è chiamato a rispondere alla richiesta di Mariano Rajoy di chiarire la sua posizione riguardo la dichiarazione d’indipendenza del 10 ottobre ma dovrà anche dare una risposta agli oltre due milioni di cittadini che hanno votato al Referendum del primo ottobre. La lettera della Cup che chiede la proclamazione della Repubblica è centrata su due aspetti non eludibili: la “gente” che ha votato il primo ottobre come base della Repubblica e il ruolo della comunità internazionale.

Ecco il testo nella traduzione di Andrea Quaranta (clicca qui per il testo originale):

Lettera al President Puigdemont

Molt Honorable President
Generalitat de Catalunya
Sr. Carles Puigdemont i Casamajó

Da parte della CUP-CC vogliamo farle presente alcune riflessioni attorno alla richiesta di chiarimenti del governo spagnolo riguardo alla dichiarazione d’indipendenza e riguardo alla sua sospensione.
Dicevamo nella seduta plenaria del 10 ottobre che la CUP-CC non è un attore principale nella storia del nostro paese, a differenza invece della gente. La gente con la lettera maiuscola, perché quando parliamo di gente pensiamo e ci riferiamo alle centinaia di migliaia di persone che hanno difeso i propri collegi davanti alla violenza dispiegata dall’occupazione militare e poliziesca. Alle centinaia di persone che sono state colpite, ferite, umiliate e intimorite dall’intervento brutale della Policia Nacional e della Guàrdia Civil. La gente che è andata a votare perché così aveva previsto di fare; quella che ha votato SI e quella che ha votato NO; e anche chi non ha votato per paura. La gente che fa di tutto per sopravvivere nella quotidianítà fatta di precarietà e di povertà.
Da molto tempo parliamo del paese frantumato che abbiamo di fronte, della necessità di dedicargli tutte le risorse esistenti, comprese quelle che si potrebbero ottenere da una migliore redistribuzione della ricchezza, per far fronte all’emergenza sociale. Perciò la gente è quella che ha fermato il paese lo scorso 3 ottobre con uno sciopero generale di massa e senza precedenti, una massa incontenibile che è scesa in piazza per condannare l’allarmante regressione dei diritti e delle libertà.
La gente è l’unica struttura solida che possiede questo paese, in assenza di un sostegno esplicito a livello internazionale, in assenza di un potente e radicato tessuto produttivo con coscienza nazionale (malgrado l’eccezione, onorevole e in crescita, dell’economia sociale e cooperativa), in assenza di ricchezze naturali che potrebbero situarci in maniera differente nella geopolitica internazionale. La nostra forza è la gente e le sue necessità, la gente e le sue speranze.
E non possiamo aspettarci alcun sostegno esplicito se non ci manteniamo ferme nell’obbiettivo di autodeterminarci. Forse ora c’è chi si accorge che la cessione di settori economici strategici in mani private (per lunghi anni il ritornello di alcuni che si dichiaravano a favore della sovranità nazionale e perfino di sinistra) non è la migliore opzione per chi vuole autogovernarsi. Forse ora ci accorgiamo che avremmo dovuto lavorare da tempo per una Banca Pubblica, per un paese che si tenga insieme grazie all’eguaglianza e per un settore pubblico forte e capace di sopportare le minacce di uno stato spagnolo disposto, a quel che sembra, a tutto. Quando parliamo di superare il regime del ’78 parliamo di superare anche gli altri sottoregimi che ne dipendono: il regime bancario del ’78 – La Caixa, Banc Sabadell – lo stesso regime che ha trasformato in banche le casse di risparmio che gli facevano ombra (vero Fainé?).
Per queste e altre ragioni era e continua ad essere tanto necessaria la proclamazione della Repubblica. Perché è il mandato di più di due milioni di persone che, malgrado la minacciosa offensiva giudiziaria e repressiva dello Stato, hanno detto SI all’indipendenza. Più di due milioni di persone che sono già Repubblica… Ed è anche necessaria per dimostrare a tutte quelle che non ne sono sostenitrici, o che non si schierano, che la Repubblica apre le porte ad altre conquiste sul piano dei diritti civili, politici, economici e culturali.
Come CUP-CC consideriamo che lo scorso 10 ottobre abbiamo perso un’opportunità e in vista dell’immediata presa di posizione dello Stato, soprattutto non comprenderemmo che la risposta alla richiesta di chiarimenti del presidente Rajoy non si collocasse nei termini del mandato popolare che lei ha assunto martedì scorso: il rispetto dell’esercizio del diritto all’autodeterminazione, espressosi con sofferenza nelle urne dello scorso 1 ottobre. Solo attraverso la proclamazione della Repubblica saremo capaci di rispettare ciò che la maggioranza ha espresso nelle urne. Solo proclamando la Repubblica saremo capaci di situarci come un soggetto preparato a tutelare i diritti civili e politici della popolazione, ancora gravemente minacciati. Solo con la Repubblica faremo possibile la nascita di speranze inesistenti nello stato spagnolo delle autonomie, non solo per le catalane del Principato, bensì per l’insieme dei Països Catalans e il resto dei popoli dello Stato. Solo così otterremo che l’intervento di altri attori internazionali si dispieghi a partire dal nostro riconoscimento come soggetto politico.
Rispondere in un altro modo alla richiesta formale del Presidente Rajoy sarebbe un avallo a ciascuna delle sue minacce, al suo disprezzo, alla sua repressione e supporrebbe il ritorno alla legalità costituzionale spagnola con la quale la maggioranza sociale ha deciso di rompere. Lo Stato, il suo potere giudiziario, il suo potere militare e poliziesco e soprattutto i partiti che in questi ultimi giorni si sono mostrati assolutamente contrari a permettere il diritto all’autodeterminazione, formano una maggioranza qualificata nel Congresso spagnolo e sono disposti a continuare a negare i nostri diritti e libertà, al riparo di una costituzione spagnola delegittimata e nella consapevolezza di avere i poteri economici e la UE al proprio fianco.
Sicuramente, non abbiamo dalla nostra parte grandi poteri economici, né la UE è disposta ad ammettere che il diritto all’autodeterminazione è un diritto fondamentale dei popoli. Però altrettanto sicuramente, restare immobili davanti alle sue minacce, i suoi rifiuti e la sua autorità, non ci permetterà d’esistere come popolo, non ci permetterà di governarci e neppure ci permetterà di avanzare nella conquista di maggiori diritti e libertà. Al contrario, li perderemo. In definitiva, fare ciò che raccomanda il potere (anch’esso con la maiuscola) non permetterà che la gente sia un attore principale della storia di questo paese.
Crediamo che la risposta alla richiesta formale dello Stato debba essere chiara: se la mediazione internazionale ci dovesse portare a sopportare il dispiegamento poliziesco e militare, condurre in tribunale con accuse gravissime, che comportano una pena di prigione e multe che non siamo in grado di pagare; se la mediazione tollerasse il fatto che ci sono state più di 900 persone ferite semplicemente per voler votare e, in cambio, chiedesse allo Stato solo l’apertura di un dibattito al Congresso per ponderare la riforma della Costituzione spagnola, senza alcuna garanzia che si generi una nuova cornice rispettosa dei diritti civili e politici, compresi quelli delle minoranze; se fosse così, se la mediazione internazionale dovesse servire per questo, potremmo considerare già tramontata la speranza nella mediazione internazionale.
Se pretendono applicare, una volta compiuti i passi formali, le previsioni dell’art.155 della Costituzione spagnola e vogliono continuare minacciando e imbavagliando, che lo facciano con la Repubblica già proclamata. Per fortuna continueremo senza il sostegno dei mercati e degli stati, senza grandi ricchezze naturali e senza poteri economici che ci sostengano, però lo faremo con la gente, le sue speranze e tutta la sua dignità.
Per la Repubblica catalana, la Repubblica della gente!
Cordialmente,
CUP-Crida Constituent

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