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Buon compleanno Twitter: il social network che in 7 anni ha conquistato tutti e cambiato l’informazione
lunedì 15 luglio 2013, di
Secondo la leggenda sarebbe stato creato quasi per caso, partendo da un’idea partorita dall’imprenditore americano Jack Dorsey nel corso di una merenda con cibo messicano.
Twitter nato ufficialmente pochi mesi dopo, il 15 luglio 2006, nel giro di 7 anni ha avuto una diffusione davvero notevole arrivando a modificare dall’interno anche il modo di fare comunicazione, di fare politica, giornalismo.
La semplicità dei cinguettii ha subito spaventato facebook, il social network fino a quel momento leader mondiale indiscusso. Nei primi anni la crescita del numero degli utenti di Twitter non è stata molto rapida, ma a partire dal 2009 in poi lo scatto è stato notevole ed ha avuto pesanti conseguenze su molti fronti. La semplicità del social network, l’obbligo di cercare le parole giuste per esprimere ciò che si pensa in 140 caratteri, la possibilità tramite gli hashtag di legare il proprio twitt ad una personaggio o altro, queste e molte altre peculiarità di twitter hanno portato al suo successo mondiale.
Un fortunato social network
Un recente studio ha evidenziato come dal 2009 in poi si è passati da 35 milioni di utenti a più di 554 milioni di utenti che gettano in rete circa 58 milioni di twitt al giorno. Il profilo dell’utente tipo di twitter può essere molto diversificato: si va dal professionista della comunicazione, vip o politico che ogni giorno dice la sua sul fatto del giorno al classico "signor nessuno" che commenta o risponde ai twitt di persone note, fa sapere ad amici e follower cosa sta facendo o semplicemente legge le notizie pubblicate da altri. Di seguito una breve tabella con alcuni dati emersi da uno studio effettuato di recente sul fortunato social network e pubblicato sul sito di Statistic Brain.
Twitter e l’informazione
Twitte, forse più di facebook, ha modificato il modo di scrivere e di leggere le notizie. Il cosiddetto Citizen Journalism è ormai una realtà assodata per coloro che per lavoro o passione seguono l’evoluzione dell’informazione mondiale. Si tratta della nuova tendenza, palesata soprattutto in occasione dell’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, per cui a diffondere le notizie non è per primo il giornalista, ma il cittadino stesso che si trova sul luogo, in caso caso del disastro aereo. E sono quindi i cittadini stessi che pubblicano su vari siti informazioni, foto, video in diretta sull’accaduto arrivando anche prima degli specialisti della comunicazione.
I social network in questo senso hanno modificato profondamente il modo di fare e ricevere informazione, tanto che i giornalisti stessi cercano notizie e spunti per approfondimenti direttamente su queste piazze virtuali.
Tutto ciò da una parte fa di certo bene al giornalismo, velocizzando notevolmente i tempi di diffusione delle notizie, ma dall’altra può essere un pericoloso veicolo di informazioni false o tendenziose. Ma il bello del web è anche questo: la possibilità di linkare sempre la propria fonte, dando la possibilità a chi legge di verificare personalmente la veridicità delle notizie diffuse.
Secondo uno studio effettuato dalla Social Media delle Università di Glasgow ed Edimburgo però, per quanto riguarda le informazioni di respiro mondiale e i grandi fatti di cronaca i grandi media hanno avrebbero ancora una marcia in più almeno in termini di tempestività. Alcune eccezioni, come sempre ci sono: basta pensare all’Airbus ammarato nella baia di New York la cui prima foto fu postata sui social network, o la rivoluzioni nordafricane, la cosiddetta primavera araba fino ai moti del Cairo dei giorni scorsi di cui avvenimenti e foto hanno invaso Twitter e Facebook in tempo reale.
L’importanza e l’influenza che un social network come twitter ha avuto in queste situazioni è facilmente intuibile se si considerano anche le "dichiarazioni di guerra" che molti politici hanno lanciato contro il social, minacciandone la chiusura. Nel 2011 in occasione dell’uccisione di uno spacciatore di droga a Londra vi furono giorni di disordini che, secondo David Cameron e le autorità inglesi, venivano fomentati tramite i social network. Stessa cosa per i recenti fatti in Turchia, dove Erdogan è arrivata a minacciare la chiusura di Twitter in quanto "minaccia per la società".
Per alcuni minaccia per la società, per altri garanzia di democrazie e libera informazione, una cosa comunque è certa: l’ascesa e l’influenza di Twitter, a sette anni dal primo cinguettio, sono solo all’inizio.