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Buffett: Grecia fuori dall’euro non sarebbe un male. Le tre date a rischio per la Grexit

mercoledì 1 aprile 2015, di Vittoria Patanè

Il guru di Wall Street interviene sulla questione ellenica e, a sorpresa, dà un’opinione diversa rispetto a quella comune. Secondo il finanziere americano infatti, l’uscita della Grecia dall’euro "non sarebbe una cosa cattiva". Dichiarazioni rilasciate alla Cnbc che stanno facendo il giro del mondo.

Ma vediamo nel dettaglio qual è l’opinione di Warren Buffett

Grecia: le parole di Buffett
La sopravvivenza dell’euro non è in discussione, nonostante i problemi strutturali che lo caratterizzano. La moneta unica non morirà e riuscirà a sopravvivere anche nel caso in cui qualcuno dei Paesi membri dell’Eurozona decida di abbandonarla.

Questa l’opinione di Warren Buffett secondo cui la soluzione più giusta sarebbe quella di creare un’unione monetaria composta da Stati accomunati da deficit fiscali simili, da una legislazione del lavoro omogenea e da una gestione dell’economia parallela.

Solo così si potrà assicurare la prosperità della valuta continentale.

Ma c’è di più, perché secondo il guru della finanza, l’Eurozona non dovrebbe consentire il mancato rispetto delle regole stabilite all’interno dei patti. Commento che riguarda in particolare la Grecia, tanto più che il magnate ha sottolineato il fatto che i tedeschi non intendano più finanziare finanziare illimitatamente gli ellenici

Buffett: l’opinione sulla Grexit e le date a rischio
Warren Buffett sottolinea come ormai sia diventata quasi impossibile la permanenza della Grecia nell’euro a causa delle posizioni contrastanti e assolutamente distanti esistenti tra Atene e i suoi creditori. Attualmente non è ancora chiaro il giorno in cui il Governo guidato da Alexis Tsipras rimarrà a corto della liquidità necessaria a onorare le scadenze, ma quella data potrebbe essere vicina, molto vicina.

Giovedì 9 aprile infatti, la Grecia dovrà rimborsa 460 milioni di euro di prestito al Fondo Monetario Internazionale. I soldi ci sono? Non è dato sapere. I rappresentanti ellenici non danno indicazioni e i dubbi continuano ad aumentare.

Nel caso in cui Atene riuscisse a onorare i pagamenti del 9 aprile però, l’Esecutivo dovrà affrontare ben altre gatte da pelare, prima fra tutte il pagamento pari a 2,4 miliardi di euro per i T-bills, titoli di Stato a breve termine in mano alle banche greche. Queste ultime avranno la possibilità di rinnovare il bond, ma in base al divieto imposto dalla Banca Centrale Europea, non potranno incrementare la loro esposizione. La Grecia, dal canto suo, non avrà la possibilità di emettere un quantitativo maggiore di titoli di Stato a breve termine.

In questo frangente dunque, le date a rischio sono il 14 e il 17 aprile. Nel frattempo, è attesa la risposta della BCE sui fondi ELA, il piano d’emergenza che finanzia le banche elleniche tramite la banca di Grecia. Il tetto è stato innalzato di 1,2 miliardi una settimana fa e attualmente l’importo sarebbe pari a 71 miliardi. Parecchi soldi che però risulterebbero insufficienti nel caso in cui continuasse la fuga di capitali attualmente in atto.

Inoltre, Tsipras avrà bisogno di 1,7 miliardi di euro per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni. L’intenzione sembrerebbe essere quella di stampare certificati di credito, denominati IOU, che altro non sarebbero se non cambiali attraverso le quali il Governo rilascerebbe a dipendenti pubblici e pensionati un titolo, che essi potrebbero scontare in banca (o altri privati) in maniera tale da farsi ripagare il credito dovuto, detratte le commissioni. Il problema, in questo caso, è che anche le banche sono rimaste senza soldi e che questi certificati di credito rappresenterebbero una forma di finanziamento indiretto delle banche allo Stato che Bruxelles e Francoforte ostacolerebbero con tutte le loro forze.

In ultimo, nel caso in cui si trovasse un accordo con la Troika, il default potrebbe essere comunque vicino. altra data a rischio è infatti quella del 20 luglio, giorno in cui la Grecia dovrà restituire alla Banca Centrale Europea 3,5 miliardi in scadenza, importo pari all’1,7% del pil del Paese.

Alexis Tsipras sera di poter contare su delle entrate straordinarie derivanti da condono fiscale varato a marzo che potrebbe fare entrare nelle casse dello Stato i soldi sufficienti ad onorare qualche pagamento. Una prospettiva poco rassicurante che da sola non riuscirà a trattenere la Grecia nell’euro.

A questo punto sono sempre di più le persone che scommettono sulla Grexit, la domanda è cambiata: sarà un’uscita pianificata o disordinata?

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