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Brexit, rischio recessione: inglesi in fuga
domenica 6 gennaio 2019, di
Il Regno Unito lascerà l’Unione Europea il 29 marzo prossimo, o forse no.
Secondo gli analisti una Brexit, senza accordo, potrebbe portare turbolenze all’economia locale e solo il raggiungimento dell’intesa ridurrebbe al minimo i danni.
UBS, Brexit con accordo limita i danni
Secondo gli economisti di UBS, l’incertezza e le difficoltà degli scambi commerciali, causate da una Brexit senza accordo, farebbero precipitare il Regno Unito in una fase di recessione.
L’ accordo invece rinvierebbe le decisioni più difficili, offrendo al contempo certezze alle imprese che, già negli ultimi due anni, hanno brancolato nel buio, ignorando le future condizioni di scambio con l’Unione europea.
L’accordo di divorzio, negoziato lo scorso dicembre tra il primo ministro Theresa May e la Commissione europea, deve ancora passare al vaglio del Parlamento inglese.
Se, nelle prossime settimane, i deputati britannici bocceranno l’intesa, costringendo il Regno Unito a un brusco divorzio con Bruxelles, da Ubs -ma non solo- prevedono un disastro per le società inglesi. Le aziende dovranno affrontare nuove barriere commerciali e un ambiente normativo incerto.
L’economia del Regno Unito -profetizzano- andrebbe peggio di tutti gli scenari Brexit, attualmente ipotizzati dal governo.
Gli alti livelli di incertezza hanno già contribuito, nella seconda metà del 2018, a un significativo rallentamento dell’economia britannica. Anche i consumi e gli investimenti delle imprese hanno subito un duro colpo.
Accordo o non accordo, ci sono altri due scenari che potrebbero in parte salvaguardare l’economia del Regno Unito: posticipare la Brexit o annullarla del tutto.
Intanto, molti britannici sembrano nutrire timori per il proprio futuro e per la possibilità di lavorare o viaggiare in Europa. Il numero di cittadini inglesi che richiedono la cittadinanza di altri stati membri dell’Unione europea è aumentato vertiginosamente.
A dirlo è un sondaggio condotto dalla Dpa: Germania, Irlanda, Spagna e Portogallo le mete favorite. I quattro Paesi europei hanno visto, negli ultimi tre anni, un notevole incremento delle richieste di passaporto da parte dei cugini britannici.
Un boom di trasferimenti si è registrato in Germania che, nel 2017, ha visto 7.500 nuove naturalizzazioni di cittadini britannici, contro le sole 622 del 2015. Anche in Irlanda, in un anno, c’è stato un aumento del 22% del numero di richieste di rilascio di passaporti irlandesi da parte dei sudditi britannici. Solo per il 2018 sono state ricevute 183 mila domande.
In Spagna, il numero è triplicato nei primi 10 mesi dello scorso anno rispetto al 2015: 166 richieste, a causa degli stringenti requisiti necessari.
Fuga anche in Portogallo con 500 richieste di cittadinanza nei primi 11 mesi del 2018. Nel 2015 erano appena 62 gli inglesi che sognavano di vivere nel sud dell’Europa.