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Brasile cade in stagflazione e i tassi record non bastano a risollevare il real

martedì 30 dicembre 2014, di Nicola D’Antuono

E’ un momento davvero cupo per il Brasile, fino a qualche anno fa indicato dagli esperti come uno dei paesi emergenti maggiormente in grado di aspirare a un ruolo di primo piano nell’ambito dell’economia e della finanza mondiale. Le cose però non sono andate così, anche se ci sarebbe ancora tempo per recuperare terreno se solo si riuscisse a rilanciare gli investimenti e a riequilibrare il sistema economico nazionale.

Gli economisti hanno rivisto le loro stime di crescita per il biennio 2014-2015, tagliando le prospettive sul pil brasiliano rispettivamente a +0,13% e a +0,55% dalla precedente stima di +0,16% e +0,69%. Il paese è finito in recessione tecnica nel secondo trimestre dell’anno, quando l’economia ha registrato una flessione dello 0,6%. Nel terzo trimestre il pil è aumentato appena dello 0,1%. Mentre la crescita arranca pericolosamente, l’inflazione accelera.

A novembre l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 6,46% su base tendenziale, ben oltre il target medio del 4,5% del Banco do Brasil (che comunque ha un ulteriore margine di +/-2%). Le aspettative per il 2015 sono per un’ulteriore crescita dell’inflazione intorno al 6,54%, anche a causa del crollo del real brasiliano nei confronti di euro e dollaro americano. Un paio di settimane fa il tasso di cambio dollaro/real è volato fino a 2,75, il massimo da quasi 10 anni.

Negli ultimi due anni il valore del real nei confronti del dollaro è diminuito di oltre trenta punti percentuali. Ora la banca centrale carioca spera di tornare ad attrarre capitali esteri, anche grazie ai tassi di interesse all’11,75%. Finora, però, i tassi record non hanno impedito alla valuta sudamericana di deprezzarsi, complice anche lo scenario di stagflazione in cui versa il paese.

Il governo di Brasilia si prepara poi a una stretta fiscale, a causa dell’aumento del deficit di bilancio al 5% del pil nel mese di ottobre (valore raddoppiato sotto la presidenza di Dilma Rousseff). La banca centrale ha così rivisto le stime di crescita per il 2015 allo 0,2% da 0,7%. L’inflazione, invece, è attesa al 6,1% nel 2015 e al 5% nel 2016.

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