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BoE, report sull’inflazione negativo: pronta a tagliare ancora i tassi di interesse

giovedì 12 febbraio 2015, di Flavia Provenzani

La Banca Centrale d’Inghilterra (BoE - Bank of England) non vede il bisogno di alzare i tassi di interesse quest’anno, anzi, è pronta a tagliarli se l’inflazione scenderà ancora oltre il livello previsto, come mostra il report sull’inflazione pubblicato oggi, giovedì.

Il presidente della BoE Mark Carney ha dichiarato di aspettarsi un’inflazione al di sotto dello zero nei prossimi mesi, a causa del calo dei prezzi del petrolio che sono quasi al minimo di sei anni, ma ha anche sottolineato che questo di per sé non significa che l’economia stia entrando in deflazione.

"Il Regno Unito non sta entrando in deflazione"

ha scritto Carney in una lettera al ministro delle Finanze George Osborne dove parla della differenza tra l’inflazione - che era pari allo 0,5% nella lettura più recente - e il target del 2% della BoE.

Tuttavia, se l’attività globale dovesse indebolirsi ancora e la Gran Bretagna vivesse un serio rischio di un circolo vizioso della caduta dei prezzi, la BoE ha dichiarato di essere pronta a tagliare i tassi di interesse, seguendo le orme di altre banche centrali che hanno dovuto eseguire una manovra di politica monetaria d’emergenza.

Questa della Bank of England è una posizione assai differente da quella precedente, in cui aveva dichiarato che un taglio dei tassi di interesse sarebbe stato di scarsa utilità, e che alcuni istituti di credito sarebbero stati troppo deboli per affrontare i tassi inferiori dello 0,5%.

"La commissione di politica monetaria è pronta ad intraprendere ogni azione necessaria, a seconda dello svolgersi degli eventi, al fine di garantire che l’inflazione riesca a rientrare in target in modo tempestivo”

ha detto Carney.

Tuttavia, il commento complessivo sul report trimestrale sull’inflazione della BoE è stato ottimista, con l’economia vicina a ritornare a correre a pieno regime.

La banca centrale inglese ha rivisto le sue previsioni di crescita e sui salari al rialzo, per spingere gli elettori inglesi a sentire alcuni dei benefici della recente ripresa economica del Regno Unito prima che il primo ministro David Cameron vada alle urne il 7 maggio.

L’inflazione nel secondo trimestre di quest’anno dovrebbe scendere ad un tasso record annuale pari allo zero, come prevede la BoE, addirittura inferiore all’1% previsto a novembre.

Dopo questo, la BoE prevede che l’inflazione salirà costantemente verso il target della banca centale del 2% nell’arco di due anni, se la BoE appunto alzasse i tassi di interesse come i mercati si aspettano.

I mercati finanziari non si aspettano che la BoE inizi ad alzare i tassi di interesse dallo 0,5%, almeno non fino al terzo trimestre del 2016, come dichiara la BoE.

Il fatto che le previsioni sull’inflazione della BoE mancheranno l’obiettivo del 2% se i tassi di interesse non saliranno, suggerisce allora che la banca centrale possa alzare i tassi di interesse in leggero anticipo.

Dal momento che la BoE ha pubblicato le sue previsioni, i mercati hanno già calcolato che un rialzo dei tassi possa avere luogo ad inizio 2016.
Gli economisti che monitorano le mosse della BoE erano scettici circa la misura in cui i mercati avrebbero puntato sulle aspettative di rialzo dei tassi e, intervistati il mese scorso, avevano previsto che i tassi sarebbero iniziati a salire negli ultimi tre mesi di quest’anno.

La BoE inoltre prevede che il prezzo del petrolio più basso dovrebbe stimolare la crescita del Paese per il prossimo anno rispetto alla sua previsione di novembre.

Per quest’anno, si prevede che la crescita sia più forte rispetto agli anni precedenti, arrivando al 2,9%. Anche per il 2016, la BoE si aspetta una crescita del 2,9%, rispetto alle aspettative del 2,6% diffuse a novembre.

I benefici della crescita economica inizieranno ad essere più visibili e percepiti, con una crescita prevista sui salari del 3,5%quest’anno, dopo l’aumento di appena l’1,75% nel 2014.

Mentre l’economia britannica è cresciuta fortemente dalla metà del 2013, sia i salari medi al netto dell’inflazione sia la produzione economica sono ancora ben al di sotto dei loro massimi prima della crisi finanziaria del 2008.

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