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Big Data: aumentano investimenti delle grandi imprese italiane

lunedì 20 novembre 2017, di Francesca Caiazzo

Che valore hanno i grandi volumi di informazioni accumulate dalle imprese e dalla Pubblica amministrazione in Italia? E quali sono i modelli utilizzati per la loro gestione?

Sono alcune delle domande alle quali ogni anno tenta di rispondere con un dettagliato rapporto l’Osservatorio Big data analytics & business intelligence.
Giunta alla quinta edizione, la ricerca 2017 rivela anche che gli investimenti nella direzione dei cosiddetti big data, in Italia, dovrebbero superare 1,1 miliardi di euro.

La ricerca

I dati contenuti nella ricerca - che sarà presentata mercoledì prossimo nell’ambito del convegno “Big Data is now: tomorrow is too late” presso il Politecnico di Milano – offre un quadro esaustivo sull’utilizzo delle nuove tecnologie applicate alla informazioni raccolte.

Intanto, nel 2017, lo studio prevede che gli investimenti in questo campo ritenuto ormai strategico aumenteranno di oltre un quinto rispetto al 2016 arrivando a superare 1,1 miliardi di euro.

Scendendo nel dettaglio, la fetta più grossa del mercato è quella relativa al settore bancario con il 28%. A poca distanza si posiziona il comparto industriale con il 24% seguito da telecomunicazioni e media con il 14%.

I big data sono strategici

Le imprese, dunque, stanno prendendo sempre più consapevolezza di quanto sia importante analizzare oltre che conservare le tante informazioni che vengono registrate per creare valore e sfruttare questi dati per fini commerciali.

Non a caso, la ricerca evidenzia come in alcuni settori, gli investimenti nei big data e negli analytics stiano aumentando con percentuali a due cifre di anno in anno.

E’ il caso del manifatturiero e del settore delle assicurazioni ad esempio, che registrano aumenti del 25% annuo o di Tlc e media che stanno registrando percentuali di crescita tra il 15% e il 25%.

Lo studio - che si basa su un’analisi empirica e coinvolge ogni anno oltre 800 attori – mostra che i dati conservati, vengono analizzati e studiati attraverso specifici strumenti per diverse ragioni.

Innanzitutto, per migliorare il rapporto con i clienti e aumentare le vendite nel 70% e 68% dei casi. Ma anche per proporre nuovi prodotti, ridurre i costi e approdare su nuovi mercati.

Insomma, ormai le grandi imprese italiane

“Conoscono le opportunità offerte dall’analisi descrittiva delle informazioni, studiano nuove progettualità e si orientano verso gli aspetti predittivi e di ingegnerizzazione degli algoritmi tesi ad automatizzare processi e servizi, perseguendo quella che potremmo chiamare la “seconda ondata” di una strategia guidata dalle informazioni”

osserva Alessandro Piva, responsabile della ricerca.

Spazio a nuovi modelli organizzativi

L’interesse, su questo fronte, è forte anche da parte delle piccole e medie imprese, mentre meno evidente è invece la risposta della Pubblica Amministrazione il cui trend negli investimenti in questo settore fatica ancora a decollare.

In ogni caso, bisogna non farsi trovare impreparati, come spiega Carlo Vercellis, responsabile scientifico dell’Osservatorio, che suggerisce alle società di dotarsi di nuovi modelli organizzativi per poter cogliere e gestire le opportunità che provengono da queste innovazioni:

“Rispetto al passato sono stati fatti importanti progressi nel reclutamento dei data scientist, figure specializzate presenti in quasi la metà delle grandi aziende. Di queste più del 30% ha definito formalmente il ruolo e la collocazione organizzativa di questi professionisti”.

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