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Banche: salgono ancora le sofferenze, raggiunta quota 168,5 miliardi

martedì 22 luglio 2014, di Alessandro Iacopini

Sfondano quota 168,5 miliardi di euro le sofferenze lorde degli istituti credito italiani a maggio.

Lo rende noto l’Abi nel suo rapporto mensile sullo stato di salute del nostro sistema bancario.

Rispetto ad aprile, le sofferenze sono cresciute di 2,2 miliardi di euro mentre, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, l’aumento registrato è del 24%.

In rapporto agli impieghi le sofferenze risultano pari all’8,9%, il valore più elevato da ottobre 1998.

Uno sguardo ai prestiti
Dal punto di vista dei prestiti, rispetto ai dati negativi registrati negli ultimi anni, l’Abi rileva che la caduta sembra essersi arrestata: a maggio gli istituti di credito hanno erogato liquidità per 1842 miliardi di euro con un calo solo del 2,2% , in miglioramento rispetto al -3,1% del mese precedente e al -4,5% di novembre 2013, quando era stato raggiunto il record negativo.

I prestiti a famiglie e società non finanziarie sono scesi dell’1,4% annuo, a fronte del -2,4% di maggio e del -2% nella media area euro di maggio.

Quanto all’andamento dei prestiti in base alla durata, il segmento a breve termine (fino a un anno) ha segnato una variazione annua di -1,3% (-6,4% a maggio), mentre quello a medio e lungo termine (oltre un anno) ha segnato una variazione di -1,4% (-1%).

L’Abi segnala inoltre che il totale dei prestiti rimane nettamente superiore all’ammontare complessivo della raccolta da clientela, che si assesta a 1718 miliardi.

Migliorano (di poco) i conti deposito
Bene i depositi bancari a giugno, che salgono del 2,4% a 1232 miliardi di euro mentre peggiora il passivo delle obbligazioni, scese dell’8,28% a 485 miliardi di euro.

Secondo l’Abi, inoltre, continua ad accentuarsi la tendenza registrata nell’ultimo anno che ha visto la contrazione della raccolta a medio e lungo termine e in accelerazione quella a breve.

Gli incrementi più sostenuti si registrano in Trentino Alto Adige (+7%), nelle Marche (+6,1%), in Toscana, Umbria e Molise (+3,1%) e +2,8% in Basilicata.

Al contrario, i valori più contenuti si riscontrano in Sardegna (-0,6%) ed in Piemonte e Valle d’Aosta (-0,1/-0,2%).

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