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BCE: quali sono le aspettative per il 6 giugno? L’analisi del Wall Street Journal
mercoledì 5 giugno 2013, di
Domani, giovedì 6 giugno 2013, la Banca Centrale Europea terrà il consueto meeting mensile durante il quale, secondo gli analisti, non lancerà nuove misure per stimolare l’economia dell’eurozona. Tutto questo, nel mezzo di un crescente timore che i governi possano decidere di abbandonare l’appoggio alla costruzione di un sistema comunitario che renda le banche più solide e sicure: l’unione bancaria.
Le autorità europee, BCE compresa, insistono per la creazione di un’autorità centrale che abbia il compito e l’autorevolezza di "risolvere", oppure chiudere le banche più problematiche dei 17 paesi dell’eurozona.
La BCE, come pure molti analisti, ritiene che un passo del genere sia di vitale importanza per la stabilizzazione della zona euro. Tuttavia, già dalla scorsa settimana, Francia e Germania hanno proposto di lasciare il potere risolutivo agli enti regolatori nazionali promuovendo allo stesso tempo la maggiore "cooperazione" mediante un consiglio di rappresentanti.
La riluttanza con la quale le capitali nazionali guardano alle misure che implicherebbero il trasferimento di poteri a livello europeo, porta alla luce un vecchio timore della BCE: gli sforzi compiuti per arginare la crisi hanno allentato la pressione sulla classe politica, sempre meno propensa ad agire.
Tassi di interesse
Per questa settimana, molti analisti prevedono che la Banca Centrale Europea deciderà di lasciare invariati i tassi di interesse, dopo il taglio al minimo storico dello 0.50% dello scorso mese. Una fetta minore, comunque, ritiene che ci sia spazio per un ulteriore taglio visto che l’inflazione è ben al di sotto del target della banca al 2%.
I funzionari della BCE, nel corso di questo mese, hanno spento le prospettive per un intervento più drastico da parte della banca nel favorire l’attività di prestito, come l’idea di tagliare i tassi di deposito in zona negativa sui fondi delle banche "parcheggiati" alla BCE.
Previsioni economiche
La BCE rilascerà poi le previsioni economiche e, secondo gli analisti, le revisioni saranno ancora una volta al ribasso, in particolare per il prodotto interno lordo e l’inflazione.
Gli ultimi dati sull’attività economica dell’Eurozona suggeriscono come l’economia potrebbe contrarsi per il settimo trimestre consecutivo, nonostante il declino sia rallentato. Ma la banca centrale continua a prevedere il recupero economico a partire dalla seconda metà di quest’anno.
La calma dei mercati finanziari
La promessa di Draghi del 2012, di "fare tutto il necessario" per salvare l’Euro ha contribuito a mantenere la calma dei mercati finanziari, nonostante l’economia decadente del blocco e ciò che gli analisti chiamano "debolezza di fondo", compresa la dubbia sanità di alcune delle banche.
Con i tassi di interesse sui titoli di Stato in Spagna e Italia ad un livello stabile, la BCE si avvia ai mesi estivi senza il panico da spread per la prima volta in quattro anni. Ma, come sottolineano molti investitori, la zona Euro continua ad essere estremamente vulnerabile ai cambiamenti di sentiment degli investitori.
I più critici ritengono che una delle cause di questa situazione sia da ricercarsi nella rilassatezza della classe politica scampata ai tumulti dei mercati e, per questo, additano anche in parte la BCE.
Il meccanismo di trasmissione della politica monetaria
La Banca Centrale Europea, infatti, ha sostanzialmente comprato tempo per i governi affinché questi migliorassero le proprie economie e portassero avanti il disegno di una governance dell’Eurozona. Ma in questo tempo, i politici si sono limitati a godere del vantaggio della calma finanziaria per rallentare i propri sforzi.
Il mancato progresso nella direzione dell’Unione Bancaria è un altro elemento che complica gli sforzi della BCE nel tentativo di stabilizzare l’inflazione. Minori tassi di interesse e prestiti illimitati alle banche non sono sufficienti: il meccanismo di trasmissione della politica monetaria non funziona.
Perché? I dubbi riguardo alla forza finanziaria delle banche nei paesi del Sud Europa, insieme ai governi che a queste stanno dietro sono in realtà un freno per l’attività di prestito.
Unione Bancaria: un grande progetto parzialmente abbandonato
Lo scorso anno i leader dell’Eurozona si erano detti d’accordo per la costruzione di un’unione bancaria che avrebbe incluso un meccanismo unico di supervisione assieme alla BCE, con tanto di assicurazione sui depositi comuni ed un fondo di risoluzione.
La BCE dovrebbe prendere il ruolo di supervisore dal prossimo anno, ma sembra evidente che il suo ruolo sarà carente almeno fino a quando non sarà attivo un meccanismo che le permetta di chiudere le banche pericolanti.
Ma con le elezioni tedesche di settembre alle porte, Berlino ha iniziato la retromarcia contro le proposte che implicherebbero la creazione di forze centralizzate. Le assicurazioni sui depositi sono fuori discussione al momento. Berlino insiste che l’autorità di risoluzione implicherebbe un cambiamento ai trattati UE, un processo davvero tortuoso.
Anziché nuovi poteri risolutivi e risorse per gli enti dell’Unione Europea, la Germania vorrebbe un maggior grado di coordinazione a livello delle autorità nazionali.
La Commissione Europea ha proposto una bozza per la creazione di un corpo di risoluzione singolo che riguarda le istituzioni al fallimento, con un sistema decisionale centralizzato e poggiato sui fondi delle banche dell’eurozona. Ciò migliorerebbe la stabilità finanziaria molto più "di una rete di fondi di risoluzione nazionali" si legge nella bozza. Ma come sappiamo, le proposte della Commissione non troveranno terreno fertile e, soprattutto, non verranno prese in considerazione prima del prossimo meeting UE del 27 giugno.
| Fonte - Wall Street Journal: ECB Faces Resistance on Banking Union |
