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Avvocati, scatta il ricorso al Tar per l’obbligo di iscrizione alla Cassa forense
sabato 23 agosto 2014, di
Avvocati, l’obbligo di iscrizione alla Cassa forense anche per coloro che guadagnano meno di 10.300 euro sta sollevando un polverone, soprattutto tra i professionisti più giovani e più a basso reddito. Il nuovo obbligo contributivo (700 euro di minimo soggettivo, più 150 euro per la maternità) viene infatti visto come l’ennesima gabella a carico di una categoria che, soprattutto tra gli under 35, denuncia da anni guadagni in picchiata e condizioni sempre più precarie.
Il nuovo regolamento e le proteste
Il nuovo regolamento ex articolo 21 legge 247 del 2012 è entrato in vigore lo scorso 21 agosto, scatenando praticamente da subito le proteste delle associazioni giovanili (in particolare l’Agifor e Mga) che preannunciano un autunno caldo fatto di manifestazioni atte a mostrare tutto il loro dissenso. In particolare, però, le strade che sembrano intenzionati a percorrere sono fondamentalmente tre.
Il fax day
L’associazione nazionale Mga, sigla che sta per “Mobilitazione generale degli avvocati”, ha avviato in questi giorni l’iniziativa di un “fax day” contro la Cassa forense. In pratica, tutti gli avvocati destinatari del nuovo regolamento sono invitati a inviare un fax all’ente di previdenza per manifestare tutto il loro disappunto per i nuovi oneri previdenziali previsti, sollecitando un confronto con l’ente affinché si possa arrivare alla definizione di misure più eque per i giovani avvocati a basso reddito.
Il ricorso al Tar
Agifor, ovvero l’Associazione giovanile forense, è stata tra le prime a esprimersi in dissenso sull’obbligo di iscrizione alla Cassa forense, e ha già reso noto di aver stabilito di impugnare il regolamento attuativo ex art. 21, commi 8 e 9, della legge 247 del 2012 davanti al Tribunale amministrativo laziale. A tale scopo, l’associazione ha anche promosso una riunione tra colleghi prevista a Roma il prossimo 7 settembre.
La Corte europea dei diritti dell’uomo
Infine, c’è un fronte trasversale che si riconosce nell’ipotesi di poter ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo. In quest’obbligo previdenziale, infatti, c’è chi riscontra una violazione dell’articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ovvero quello relativo al divieto di discriminazione. Infatti, per chi non sceglierà volontariamente l’iscrizione alla Cassa forense è prevista o l’iscrizione d’ufficio o la cancellazione dall’albo professionale. Il venir esclusi, così, dalla possibilità di esercitare la professione forense in virtù di una specie di soglia economica può essere considerata una discriminazione; per questo motivo, c’è già chi si aspetta che l’intera questione finisca a breve sul tavolo del giudice europeo.