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Agenzie di rating: valutazioni scorrette? Standard&Poor’s sotto inchiesta USA
martedì 5 febbraio 2013, di
Il rating delle grandi agenzie può essere scorretto?
Per la prima volta, la più grande agenzia di rating statunitense, Standard&Poor’s, finisce sotto inchiesta del Governo. Si tratta del primo provvedimento significativo contro l’industria del rating e nel mirino potrebbero finire presto anche le altre, come Moody’s e Fitch.
S&P: rating scorretto?
Il Dipartimento di Giustizia americano ha messo sotto inchiesta la nota agenzia di rating Standard&Poor’s, con l’accusa di aver concesso rating troppo generosi per alcuni titoli ipotecari garantiti e per averli utilizzati all’inizio della crisi nel 2008.
La causa, presentata alla corte Federale di Los Angeles, è il primo provvedimento federale significativo contro l’industria del rating, che durante gli anni del boom ha raccolto profitti da record conferendo rating d’oro ad alcuni titoli ipotecari che improvvisamente crollavano. Molte volte, grazie al rating, alcuni investimenti sembravano più sicuri di quanto in realtà non fossero. Ma ora le agenzie di rating sono tra gli imputati per le cause che hanno contribuito all’avanzare di una crisi che ha messo letteralmente in ginocchio il sistema finanziario e le economie più grandi al mondo
Si legge sulla causa che dal settembre 2004, fino all’ottobre del 2006, S&P ha "consapevolmente e con l’intento di frodare, ideato, partecipato, ed eseguito un piano per truffare gli investitori" in alcuni titoli legati alle ipoteche. Inoltre, ha falsamente presentato i propri giudizi di rating come "oggettivi, indipendenti e non influenzati da alcun tipo di conflitto di interesse".
La difesa di Standard&Poor’s
L’agenzia Standard&Poor’s ha già fatto sapere che le decisioni sul rating sono state prese in "buona fede", sottolineando come anche i suoi competitors abbiano dato esattamente gli stessi voti ai titoli in questione.
L’avvio dei colloqui tra S&P ed il dipartimento di giustizia sono iniziati circa un paio di settimane fa, dopo che i Pubblici Ministeri avevano emesso una pena pari a 1 miliardo di dollari, insistendo affinché la compagnia ammettesse gli illeciti. Un importo del genere avrebbe spazzato via i profitti di McGraw-Hill (azienda che possiede S&P) per un anno intero, così era proposto un accordo di circa 100 milioni, o almeno così si è detto.
Al momento non è chiaro se le autorità federali stiano indagando anche sulle altre agenzie di rating, come Moody’s e Fitch. Alla stampa, entrambi i portavoce delle agenzie evitano il commento.
La causa contro S&P
La causa contro S&P si concentra su 40 obbligazioni collateralizzate, o CDO, un tipo di titolo esotico costituito di insiemi di titoli ipotecari, a loro volta costituiti da singoli mutui. I titoli sono stati creati al culmine del boom immobiliare. S&P ha ricevuto la somma di circa 13 milioni di dollari per valutarne il rating.
Le autorità federali hanno scoperto email scritte dai dipendenti di S&P, alcune delle quali esprimevano preoccupazione proprio riguardo al rating di questi titoli.
L’azienda ha fornito al governo più di 20 milioni di pagine di messaggi di posta elettronica, come parte della sua indagine, delle persone che erano a conoscenza di detto processo.
Dopo la crisi finanziaria del 2008, le pratiche commerciali delle agenzie di rating sono stati ampiamente criticate e sono state sollevate diverse questioni riguardo a quanto l’analisi indipendente possa essere spinta dai profitti di Wall Street.
Un’inchiesta del Senato e resa pubblica nel 2010 ha rilevato che S&P e Moody’s utilizzavano modelli di rating inesatti nel periodo 2004-2007 non riuscendo a prevedere come sarebbero andate le performance di alcuni titoli ad alto rischio ed aveva permesso che pressioni competitive influenzassero le loro valutazioni, senza riuscire a rivedere valutazioni del passato, dopo un miglioramento dei modelli nel 2006.
L’inchiesta ha fatto emergere come le agenzie avessero fallito nell’assegnare personale adeguato all’esame degli investimenti esotici e non avesse adeguato i propri modelli.
Agenzie di rating: come emettono il giudizio?
Le tre agenzie di rating più grandi, generalmente vengono pagate da chi emette i titoli che saranno valutati - in questo caso, le banche che hanno emesso i titoli ipotecari garantiti e intendevano piazzarli sul mercato. Gli investitori non sono coinvolti in questo processo, ma tutto dipende dal rating che stabiliscono le agenzie.
Anche se le agenzie tendono a seguirsi nelle valutazioni, ognuna ha un proprio metro statistico che assegna il rating ai titoli. Questo, dunque porta a supporre che gli analisti di S&P sapessero di assegnare un rating poco equo, ma emettevano lo stesso un giudizio positivo.
Il Dipartimento di Giustizia ci tiene a sottolineare la gravità della situazione se si stabilisse che i rating S&P erano motivati da questioni commerciali e non emessi in buona fede.
In nome del Primo Emendamento
Per molti anni, infatti, le agenzie di rating hanno protetto la loro reputazione nelle cause civili sostenendo che i loro giudizi di rating fossero opinioni indipendenti, protetti dal Primo Emendamento che garantisce la libertà di parola. Gli sviluppi della crisi finanziaria, tuttavia, sollevano un dubbio sull’effettiva indipendenza delle agenzie di rating.
Tuttavia, nelle indagini sui titoli ipotecari in questione è stata emessa una sentenza nel 2009 che ritiene che il Primo Emendamento non sia applicabile, perché i titoli in questione non vengono offerti a chiunque. Lo stesso giudice che ha emesso questa sentenza, Shira A. Scheindlin, si dice in accordo con i ricorrenti, che sostengono che i giudizi emessi sul rating non fossero semplici opinioni, ma rappresentazioni fuorvianti, risultato di frode o negligenza.
Quest’azione federale rappresenta la prima volta in cui un’agenzia di rating viene imputata da una legge del 1989 che protegge i contribuenti dalle frodi che coinvolgono le istituzioni finanziarie assicurate dal governo federale. Dall’inizio della crisi, questa legge è stata utilizzata più volte, contro diverse banche assicurate dal governo, compresa Bank of America e Citigroup.
Un nuovo approccio, quello del Governo che accusa Standard&Poor’s di aver frodato le istituzioni federali, offendendo anzitutto i contribuenti.
Ma dalla parte dell’accusa ci sono anche altri gruppi, come Wescorp che ha dichiarato bancarotta dopo l’investimento sui titoli ipotecari indicati dal rating di S&P.
| Traduzione e adattamento:
Federica Agostini |
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