Home > Altro > Archivio > 25 Nobel per l’economia contro Le Pen e i no-euro: ma cosa dicevano una volta?

25 Nobel per l’economia contro Le Pen e i no-euro: ma cosa dicevano una volta?

giovedì 20 aprile 2017, di Daniele Morritti

C’è una grande differenza tra la scelta di non aderire all’euro dall’inizio e uscirne dopo averlo adottato”. Parola di 25 economisti vincitori del Nobel per l’economia. L’estratto è preso da una lettera a Le Monde in cui i profeti della scienza economica, tra cui Stiglitz e Sen, tentano uno smarcamento last minute dalle posizioni euroscettiche di Marine Le Pen, spesso ricorsa proprio alle contribuzioni più eterodosse della dottrina economica per giustificare il suo programma economico (che, come noto, prevede l’uscita dalla Francia dalla moneta unica).

La lettera ha per il Front National lo stesso effetto di una secchiata d’acqua gelata, di un ceffone sferrato in pieno viso nel buio della notte. Il programma economico lepenista, sebbene non direttamente, ruota attorno alle posizioni della scienza economica eterodossa americana, soprattutto di matrice keynesiana e post.

Alla vigilia del primo turno presidenziale, come un fulmine a ciel sereno, gli economisti che per una vita accademica hanno predicato l’ovvio, ovvero che l’euro è in definitiva progetto assai discutibile financo sbagliato, per timore di vedere l’euroscetticismo concretizzare detto postulato sentono ora la necessità di ammonire circa i rischi, apparentemente insuperabili, di un’uscita da quel sistema monetario criticato per anni dalle colonne delle riviste scientifiche.

Naturalmente, pensare che l’uscita dall’euro rappresenti una scampagnata tra amici del liceo è da folli. Discorso diverso, tuttavia, è ritenere l’euro una camicia di forza dalla quale non è neanche lontanamente pensabile liberarsi. La moneta unica è un prodotto dell’uomo, soggetto pertanto alle regole della storia.

La scelta dei 25 Nobel di procedere in questa maniera è del tutto chiara: Marine Le Pen non è ciò che gli eurocritici (chiamiamoli così) si aspettavano dalla politica. Il razzismo lepenista neanche troppo latente mina la rispettabilità degli intellettuali, i quali non vogliono vedere associato il loro nome a quello di un Leader tra le cui principali prerogative vi è quella di un regresso nel XX Sec. o peggio l’espulsione degli immigrati.

Lettera contro Le Pen: gli economisti ripudiano il programma no-euro

C’era da aspettarselo. Essere associati a Marine Le Pen non fa bene alla reputazione. Non sembra esserci altra spiegazione alla lettera dal valore intrinsecamente politico che 25 tra i più importanti economisti al mondo hanno inoltrato a Le Monde al fine di evidenziare il più ampio disappunto nei confronti della piega no-euro dell’offerta lepenista.

Tra gli economisti firmatari della missiva appaiano Joe Stiglitz, Amartya Sen, Robert Mundell (padre dell’AVO, la teoria della aree valutarie ottimali che molto dovrebbe insegnare sull’euro e l’Europa), Michael Spence, Jean Tirole, Edmund Phelps, Robert Solow e Angus Deaton. Va detto che ognuno dei firmatari ha una storia intellettuale diversa nonché posizioni del tutto originali sulla moneta unica.

In definitiva, però, keynesiani, neo-classici e liberali puri convergono su un punto, evidenziato nella lettera: uscire dall’euro non è una via percorribile non già perché l’euro rappresenti un successo (nessuno dei firmatari azzarderebbe una tale conclusione) quanto perché una volta dentro non solo è complesso uscirne ma anche estremamente deleterio per la stabilità continentale.

“La costruzione dell’Europa è di vitale importanza non solo per mantenere la pace nel continente, ma anche per il progresso economico dei paesi membri e il loro potere politico nel mondo. Le proposte contenute nei programmi anti-europei destabilizzerebbero la Francia e metterebbero a repentaglio la cooperazione tra i paesi europei, che assicura oggi la stabilità economica e politica in Europa.”

In più, i firmatari sottolineano che l’uscita dall’euro comporterebbe una corsa alle “svalutazioni competitive”, pratica distorsiva degli equilibri intra-continentali. Lo stesso protezionismo paventato da Le Pen in caso di vittoria non ha, secondo i 25, alcun fondamento logico, in quanto, in tandem con l’isolazionismo, porta a “ritorsioni commerciali e a guerre”. Un prezzo che gli economisti consigliano caldamente di non pagare per il pezzo di misera crescita economica che la chiusura, nel solo breve periodo, comporterebbe.

Di chi fidarsi a questo punto?

Purtroppo, gli economisti hanno abituato i cittadini ignari delle trame che si tessono a livello sovranazionale a continui saltafossi, a cambi di parrocchia che in definitiva disturbano il quieto vivere della società, la quale ha il diritto di fidarsi dei suoi “esperti”.

Nella lettera nessuno degli economisti rigetta quanto affermato in altre sedi circa la natura dell’euro, giustamente considerato in tempi non sospetti dall’accademia come un “sistema di governo” carico di storture. L’obiettivo dei firmatari è rendere evidente l’idea che Marine Le Pen e i membri euroscettici appartenenti alla famiglia populista europea non devono assolutamente affermarsi, quindi governare, non di certo negare il proprio passato intellettuale (nel caso di alcuni speso a criticare apertamente l’euro).

A onor di cronaca, è utile riportare quanto dicevano dell’euro un paio di loro qualche tempo fa, quando la saracinesca del lepenismo sull’Europa non era ancora stata calata. Così Amartya Sen (che il Nobel lo vinse nel 1998) in occasione di un’intervista rilasciata a Repubblica nel 2013:

“L’euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa. I punti deboli economici portano animosità invece che rafforzare i motivi per stare assieme. Hanno un effetto-rottura invece che di legame. Le tensioni che si sono create sono l’ultima cosa di cui ha bisogno l’Europa.”

Joe Stiglitz (Nobel 2001), famoso per le invettive (sempre ben corredate da dati) contro la moneta unica, si esprimeva così qualche tempo fa (intervista al Financial Times dell’agosto scorso):

“è importante che possa esserci una transizione senza scossoni fuori dall’euro, eventualmente in direzione di un euro flessibile [...] Il problema più complesso sarebbe gestire la zavorra del debito [anche se ndr] La strada più facile per farlo è rinominare tutti i debiti in euro nel nuovo euro del Sud.”

L’euro? un progetto orripilante dal quale è possibile uscirne, almeno stando a Sen e Stiglitz prima del ciclone Le Pen. A quali versioni di Sen, Stiglitz e compagnia bella dobbiamo credere?

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.