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Sesso in pubblico depenalizzato: l’asso nella manica delle prostitute

giovedì 1 giugno 2017, di Vittorio Proietti

Il sesso in pubblico è stato depenalizzato eliminando la reclusione per il reato di atti osceni in luogo pubblico. Le prostitute potranno così beneficiare di un nuovo “asso nella manica” nella partita contro le forze dell’ordine e la morale pubblica, ammesso che il fatto faccia ancora scalpore.

La Sentenza 24598/2017 della Corte di Cassazione ricorda che gli atti osceni in luogo pubblico non prevedono più pena della reclusione, sostituita da una pesante sanzione, a meno che non sussistano determinate condizioni di vicinanza a luoghi frequentati dai minori.

Il reato di atti osceni in luogo pubblico perde così la sua efficacia deterrente, malgrado il concorso alla prostituzione mantenga comunque la sua gravità.

Non si tratta di incentivare il sesso in pubblico e certamente la depenalizzazione promossa dal Decreto Legislativo 8/2016 ha ragioni del tutto diverse. Eppure il sesso in pubblico depenalizzato potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per chi sfrutta la prostituzione per guadagni illeciti.

Analizziamo i reati citati e soprattutto leggiamo con cura il testo della Sentenza, anche se assai stringato.

Il reato di atti osceni in luogo pubblico

Il sesso in pubblico, l’attività illecita perpetrata dalle prostitute, sono da sempre un problema molto sentito dalla popolazione. Oggi abbiamo prove certe che il sesso con una prostituta contribuisce ad alimentare il mercato illegale della prostituzione, dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù delle donne.

Il Codice Penale punisce all’Art. 527 gli atti osceni in luogo pubblico, comminando una sanzione pecuniaria dai 5 mila ai 30 mila euro. La depenalizzazione è frutto di una revisione del concetto di offesa al pudore, in quanto dipende dal requisito di pubblicità degli atti stessi, quindi della percezione comune.

Per il reato di atti osceni è quindi prevista una sanzione e non la reclusione, a meno che il sesso in pubblico o altri atti considerati altrettanto lesivi non siano perpetrati nelle vicinanze dei luoghi frequentati da bambini.

La depenalizzazione attuata dal Decreto Legislativo 8/2016 ha infatti preservato questo punto particolarmente sensibile, poiché se da un lato la prostituzione può in qualche modo giovarne, dall’altro la severità vicino a scuole o parchi è una tutela da non cancellare.

Il sesso in luogo pubblico depenalizzato come “asso nella manica”

Malgrado il sesso in pubblico sia maggiormente perpetrato da prostitute e da persone che concorrono alla prostituzione, quindi contribuenti di un mercato umano e di uno sfruttamento da sempre combattuto dalle Forze dell’Ordine, come atto osceno anche esso è stato depenalizzato.

La Sentenza della Corte di Cassazione 24598/2017 ha infatti accettato il ricorso di un imputato colto in fragranza di reato, poiché malgrado il sesso in pubblico sia atto osceno, esso si è svolto all’interno di una autovettura, per cui lontano da occhi estranei.

E’ bastato contestare la ricostruzione degli eventi, negare la reale sussistenza degli atti osceni, insistere sulla lontananza da luoghi frequentati da minori. Malgrado in compagnia dell’uomo vi fosse comunque una prostituta, non vi è carcere per questo reato, solo la sanzione.

Al di là dei giudizi morali sul sesso in pubblico e sugli atti osceni, tuttavia, la Sentenza regala una chance, un “asso nella manica” per tutti i colpevoli di atti osceni in luogo pubblico.

Il copione, infatti, potrebbe essere ripetuto da tutti gli usuali frequentatori di prostitute, creando un effetto boomerang per la giustizia e il lavoro delle Forze dell’Ordine, da sempre impegnate nella lotta alla prostituzione.

Si legga anche questo approfondimento sul reato di falsa attestazione per completare il quadro presentato.

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