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Gli scissionisti ora cercano Renzi: bluff oppure può nascere un’alleanza elettorale?
lunedì 23 ottobre 2017, di
Cosa si cela dietro le parole di Roberto Speranza rivolte a Matteo Renzi? L’apertura dell’esponente di peso del Movimento Democratico e Progressista verso il Partito Democratico ha colto infatti abbastanza di sorpresa.
Una disponibilità al dialogo quella dei scissionisti che però il segretario del Pd prende con le molle, con le prossime votazioni in Parlamento che saranno decisive per capire se si può ricucire lo strappo. Un centrosinistra unito alle prossime elezioni è quindi possibile?
Renzi cauto
Mentre si pensava che il fine settimana politico fosse tutto incentrato sul Referendum in Lombardia e Veneto, ecco che un’intervista rilasciata a La Repubblica da Roberto Speranza rimescola tutte le carte all’interno del centrosinistra italiano.
Fino a qualche giorno fa il Partito Democratico e gli scissionisti sembravano essere molto lontani: dopo la rottura sulla legge elettorale e sul Def, MDP ha deciso di uscire in maniera definitiva dalla maggioranza, votando contro la fiducia posta alla Camera sul Rosatellum-bis.
Se già le possibilità di un riavvicinamento quindi erano poche, la distanza tra il PD e gli scissionisti sembrava essere siderale dopo le beghe in Parlamento. Le parole di Speranza invece hanno riaperto uno spiraglio per una trattativa.
L’esponente del Movimento Democratico e Progressista infatti si è reso disponibile a incontrare Matteo Renzi per vedere se “si ha il coraggio di ricomporre questa frattura e di confrontarsi”.
Ascoltate le parole di Speranza, il segretario del PD ospite su Rai Tre dall’Annunziata si è detto abbastanza sorpreso di questa apertura “Ma come, verrebbe da dire, dopo tutto quello che ci avete detto…”, dichiarandosi però disponibile a discutere su argomenti concreti.
Fermo restando che un cambiamento del Rosatellum-bis non è immaginabile, un eventuale voto favorevole al Senato di MDP potrebbe essere per Renzi quel segnale che un dialogo elettorale con gli scissionisti può essere intavolato.
Se alla Camera, visto anche il ricorso al voto di fiducia, la legge elettorale è riuscita a passare, a Palazzo Madama i numeri sono molto più traballanti. Ecco dunque che i voti del MDP potrebbero blindare il Rosatellum-bis.
Felici per questa apertura da parte di Roberto Speranza anche i capi corrente del PD come il ministro Andrea Orlando, che ha parlato di “toni apprezzabili”, insieme al suo collega di governo Dario Franceschini che tramite Twitter parla di un dialogo che non deve essere spezzato.
La proposta di @robersperanza e la risposta di @matteorenzi ricostruiscono un filo di dialogo. Nessuno lo spezzi o vincerà la destra.
— Dario Franceschini (@dariofrance) 22 ottobre 2017
Il sogno di molti elettori di centrosinistra di vedere di nuovo una coalizione unita è quindi adesso più realizzabile? Difficile. Nonostante l’apertura infatti i nodi da sciogliere rimangono sempre tanti e non di poco conto.
L’utopia di un centrosinistra unito
Con l’ormai più che probabile ritorno delle coalizioni vista la nuova legge elettorale che sta per essere approvata, un centrosinistra diviso non avrebbe mai la possibilità di poter vincere le elezioni.
Soltanto con un ottimo risultato alle urne e risultando il primo partito del paese, il Partito Democratico potrebbe nutrire delle speranze soltanto di poter poi formare un governo dalle larghe intese un pò come successo dopo le ultime elezioni.
Il rischio però di un centrodestra che riesca a fare jackpot alle urne avvicinandosi al 40%, non per il premio di maggioranza ma perché tale soglia dovrebbe consentire una governabilità, oppure di un governo formato da Movimento 5 Stelle più Salvini e la Meloni è molto alto.
Roberto Speranza ha giustificato la sua apertura appunto dicendo che si deve impedire che la destra vinca le prossime elezioni. Una eventuale coalizione unitaria di centrosinistra allo stato delle cose però sembrerebbe essere pura utopia.
Per prima cosa c’è il problema del candidato premier: visto che già si sono tenute in primavera, il Partito Democratico non vuole altre primarie con Matteo Renzi che quindi sarebbe il leader naturale.
L’assenza delle primarie quindi sarebbe già il primo motivo di screzio. Poi c’è l’aspetto focale del programma. Gli scissionisti chiedono a Renzi un passo indietro su diversi temi come il Jobs Act, cosa che il segretario neanche si sogna di fare.
Chi farebbe parte poi di questa coalizione? I centristi di Calenda e il Campo Progressista di Pisapia potrebbero essere della partita, ma per svariati motivi non ci sarebbe posto poi per i vari Alfano, Verdini, Fratoianni e Falcone.
Con questi presupposti ogni trattativa unitaria si andrebbe ad arenare al primo incontro. Trovare un accordo soprattutto per un programma condiviso a queste condizioni sembrerebbe essere una missione impossibile.
Le problematiche quindi sono diverse e molto complesse, ma vista la delicata situazione politica del paese non è detto che una convergenza alla fine non possa essere trovata, anche se le chance al momento sembrerebbero essere veramente risicate.