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Ripartizione dei migranti, l’Italia è impotente davanti al rifiuto dei paesi Viségrad?
venerdì 8 settembre 2017, di
L’Europa sentenzia, Viségrad rifiuta e l’Italia subisce. Sintetizzando può essere questo il sunto degli ultimi sviluppi che si sono registrati sul tema della ripartizione dei migranti, dove la Corte di Giustizia europea ha rigettato in merito un ricorso presentato da Ungheria e Slovacchia.
Dalla sue sede lussemburghese la Corte ha confermato, infatti, che tutti i paesi dell’Unione Europea devono rispettare i criteri di ricollocamento dei migranti che, nonostante una recente dimezzamento degli sbarchi, arrivano in massa sulle coste italiane e greche.
Nonostante questo, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia, non hanno la minima intenzione di accettare il trasferimento nel loro territorio dei migranti attualmente ospitati per la maggior parte dei casi nei centri di accoglienza nostrani.
Anche la visita di persona a Praga del premier Gentiloni non ha sortito nessun effetto, anche perché in Repubblica Ceca è molto forte il fronte di chi vorrebbe abbandonare l’UE. L’Europa e l’Italia quindi sono impotenti di fronte a questi rifiuti?
Nessun aiuto all’Italia
Il gruppo Viségrad è nato nel lontano 1991, come forma di comune integrazione tra Ungheria, Polonia e l’allora Cecoslovacchia, all’epoca ancora unita prima della separazione consensuale del 1993 tra Repubblica Ceca e Slovacchia.
Divenuto quindi a quattro, negli anni e con l’ingresso nell’Unione Europea il gruppo si è sempre dimostrato ben saldo nel cercare di far fronte comune per quanto riguarda le politiche comunitarie.
Quando nel 2015 a Bruxelles fu firmato l’accordo sulla ripartizione dei migranti arrivati in Europa, Ungheria e Slovacchia subito si rivolsero alla Corte di Giustizia, appoggiati anche dagli altri due paesi.
Adesso però è arrivato il verdetto della Corte, che ha respinto il ricorso presentato da Viségrad spiegando come la ripartizione nei paesi comunitari sia una decisione importante e irrinunciabile.
L’accordo contribuisce in maniera efficiente e rispettando proporzioni di quote ad aiutare i paesi, specie l’Italia e la Grecia, piú affollati dalle ondate migratorie.
L’accordo quindi per l’Unione non si tocca, peccato però che i quattro paesi non siano intenzionati comunque a tenere fede alla ripartizione. Secondo il testo, del totale dei migranti al momento presenti in Italia e Grecia la Polonia dovrebbe farsi carico del 5,6% del totale, la Repubblica Ceca del 3%, l’Ungheria e la Slovacchia dell’1,8% ciascuno.
Su un totale di più di 30 milioni di abitanti, la Polonia quindi dovrebbe ospitare circa 10.000 rifugiati. Alla Repubblica Ceca invece con 10 milioni di abitanti spetterebbero 6.000 migranti, all’Ungheria e alla Slovacchia poi meno di 4.000.
Numeri questi che di certo non rischierebbero di mettere a repentaglio la stabilità dei quattro paesi, ma neanche la visita a Praga del premier Gentiloni ha smosso le cose, con Viségrad che ha ribadito la volontà di non aiutare l’Italia.
Sanzioni in arrivo?
Oltre a respingere il ricorso, la Corte di Giustizia ha anche rifiutato la richiesta presentata da parte di Budapest di farsi carico dei costi per la costruzione del famigerato muro anti-migranti, ideato prima della chiusura della rotta balcanica.
Il fatto poi che i quattro paesi non intendano fare un passo indietro nella loro decisione di non rispettare gli accordi sulla ripartizione, ha mandato su tutte le furie il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos.
La porta è ancora aperta ma se Ungheria, Cechia e Polonia non cambieranno il loro approccio sui ricollocamenti, indispensabili ad aiutare i paesi ue piú affollati, allora andremo avanti con l’ultimo passo della procedura d´infrazione, col deferimento alla Corte di Giustizia Ue.
I paesi del gruppo Viségrad rischierebbero la procedura d’infrazione, visto che non accettano l’arrivo dei rifugiati nonostante comunque incassino regolarmente i fondi dovuti in base all’accordo che non intendono rispettare.
Il sentore è quello di una profonda spaccatura in seno all’Unione Europea, con anche la Russia che sta aumentando la propria sfera di influenza su questi paesi che, nonostante i problemi storici con Mosca, guardano comunque con interesse alla politica nazionalista di Putin.
Il problema quindi non potrebbero essere le poche migliaia di migranti da ospitare, ma una sorta di braccio di ferro all’interno di Bruxelles tra i paesi più potenti e questo blocco di nazioni emergenti.
In mezzo a tutto questo c’è l’Italia e soprattutto i rifugiati, entrambi in quest’ottica lasciati al loro destino tra sentenze, ricorsi, carte bollate e giochi di potere che poco aiutano a risolvere il drammatico problema dell’immigrazione.