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Rapporto Censis 2017: ok consumi e produzione industriale ma il paese è spaccato
venerdì 1 dicembre 2017, di
Parla di “Italia del rancore” il Censis nel suo 51esimo Rapporto sulla nazione per quanto riguarda questo 2017. Se da un lato infatti ci sono ottime notizie per quanto riguarda i consumi e la produzione industriale, c’è anche un altro lato della medaglia che vede una vasta fetta della popolazione che non riesce a risollevarsi dalla crisi e ha poca speranza per il futuro.
Se nel Rapporto Censis del 2016 c’era grande allarme soprattutto per i giovani che non riuscivano a entrare nel mondo del lavoro, un anno più tardi la sirena suona per una sorta di blocco della mobilità sociale che di fatto sta spaccando l’Italia in due tra chi cresce e chi invece ristagna.
Rapporto Censis 2017: ok consumi e produzione industriale
Nell’analizzare il Rapporto Censis 2017 presentato al Cnel iniziamo con le buone notizie. La prima è quella che riguarda i consumi degli italiani, che secondo l’indagine sono cresciuti del 4% negli ultimi tre anni.
Nel dettaglio è un buon segno come siano aumentate le spese verso una serie di beni non di stretta necessità come cosmetici e trattamenti di bellezza, cultura, parrucchieri e soprattutto pacchetti vacanze con un balzo del 10% rispetto al biennio 2014-2016.
In pratica secondo i dati snocciolati gli italiani non spendono più soltanto per necessità ma anche per viziarsi e per il loro tempo libero, con il Censis che parla di “ritorno del primato del benessere soggettivo”.
Dati positivi anche per il turismo con gli arrivi nel primo semestre 2017 aumentati del 4,8% e le presenze del 5,3%. In pratica nella prima metà dell’anno in Italia ci sono stati 2,7 milioni di turisti in più.
Molto bene la produzione industriale che aumenta del 2,3% per quanto riguarda il primo trimestre del 2017. Una percentuale questa migliore rispetto agli altri maggiori europei: Germania e Spagna +2,1%, Regno Unito +1,9%, Francia +1,3%.
Tra i settori trainanti di questa crescita c’è il manifatturiero e l’export delle aziende nostrane: nel 2016 il saldo è stato di quasi 100 miliardi. Nello specifico +23,5% dei materiali di costruzione in terracotta, +13,2% per il cuoio lavorato, +12,2% dei prodotti da forno, +8,1% per le calzature, +6,8% nei mobili e +6,4% nei macchinari.
Numeri positivi che sono poi confermati anche dalla crescita sempre della produzione industriale del 4,1% registrata nel terzo trimestre del 2017. Nel Rapporto Censis 2017 non mancano però anche alcuni dati allarmanti.
Italia spaccata in due
Una parte del paese va avanti mentre una considerevole fetta rimane bloccata. Questa ripresa economica quindi non si sarebbe diffusa secondo il Censis in maniera omogenea, creando una “Italia dei rancori”.
Un blocco della mobilità sociale quindi che fa venire meno anche la speranze di potersi migliorare: l’87,3% degli appartenenti al ceto popolare e a quello medio, oltre al 71,4% del ceto benestante, pensa che sia difficile cercare di risalire la scala sociale.
Una sorta di pessimismo quindi sembrerebbe contagiare gli italiani, visto che percentuali simili in tutti i ceti riguardano chi invece pensa che la loro posizione possa peggiorare. Nonostante questa ripresa economica quindi nel paese al momento ci sarebbe poca fiducia verso il futuro.
Questo malessere sarebbe dettato anche dalla situazione del mercato del lavoro. Diminuiscono gli operai e gli artigiani dell’11% oltre agli impiegati del 3,9%. Crescono invece dell’11,4% gli occupanti delle professioni intellettuali, del personale non qualificato dell’11,9% e degli addetti alla vendite e ai servizi personali +10,2%.
Per quanto riguarda poi la delivery economy boom per l’occupazione riguardante gli addetti allo spostamento e alla consegna delle merci, con un balzo dell’11,4% segno anche questo del mutamento dei tempi.
In generale quindi vanno diminuendo le figure lavorative intermedie, con una spaccatura tra lavoratori non qualificati e i professionisti e i lavoratori di intelletto che si fa sempre più accentuata.
Brutte notizie arrivano anche dai giovani laureati, che in Italia secondo il Censis sono il 26,2% nella popolazione tra i 30 e i 34 anni. Una percentuale questa che ci pone al penultimo posto in Europa. Se ci contiamo poi anche la fuga dei cervelli, nel 2016 114.512 italiani si sono trasferiti all’estero, la situazione diviene ancor peggiore.
I nostri giovani spesso laureati abbandonano il paese mentre chi arriva da noi ha sempre più un basso titolo di studio: mentre in Europa la media degli immigrati laureati è del 28,5%, da noi è del 14,7% anche perchè probabilmente è l’Italia che aumenta negli altri paesi il numero degli arrivi di persone con una laurea.