Il prezzo non cambia ma la spesa si riduce: si indaga sulla shrinkflation, ecco cosa sta succedendo

Stefano Rizzuti

24/05/2022

25/05/2022 - 10:36

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L’Antitrust accende un faro sulla shrinkflation, la tecnica utilizzata da alcune aziende per diminuire la quantità del prodotto in vendita senza però modificare il prezzo. Ecco cosa sta succedendo.

Il prezzo non cambia ma la spesa si riduce: si indaga sulla shrinkflation, ecco cosa sta succedendo

Prezzi uguali, ma spesa più leggera: è il fenomeno della shrinkflation, una tecnica attraverso cui alcune aziende evitano di aumentare i prezzi dei prodotti, ma riducono la loro quantità all’interno delle confezioni per risparmiare. Un fenomeno che sembra essersi accentuato con la crisi ucraina e con l’aumento dei prezzi di energia e materie prime e su cui ora ha acceso un faro anche l’Antitrust.

Il ricorso delle aziende a questa tecnica sembra essere aumentato negli ultimi tempi, con più segnalazioni non solo negli Stati Uniti (soprattutto per prodotti come la pasta), ma anche in Italia. Per questo il direttore generale per la tutela dei consumatori dell’Autorità, Giovanni Calabrò, si è soffermato sulla shrinkflation intervenendo in audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta per la Tutela dei consumatori e degli utenti.

Calabrò spiega come si tratti di una tecnica di marketing che, però, è legittima solo se nel caso in cui vengano rispettate alcune condizioni. L’Autorità, quindi, “sta monitorando il fenomeno per verificare se possa avere rilevanza ai fini dell’applicazione del Codice del consumo, con particolare riferimento alla disciplina in materia di pratiche commerciali scorrette”.

Gli approfondimenti dell’Antitrust sulla shrinkflation

L’Autorità, spiega Calabrò, ha iniziato a studiare questo fenomeno non solo per gli articoli di stampa delle scorse settimane, ma anche per una segnalazione arrivata dalle associazioni dei consumatori. In particolare l’attenzione dell’Antitrust non si concentra tanto sulla riduzione della quantità di prodotto in sé, quanto sulla “trasparenza di tale modifica nei confronti del consumatore”.

In particolare, l’Autorità sottolinea che “condotte quali la diminuzione della quantità di prodotto a parità di dimensioni della confezione, in assenza di un’adeguata avvertenza sull’etichetta frontale, potrebbero essere ritenute meritevoli di approfondimento”.

L’aumento della shrinkflation con la crisi energetica

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, commenta le parole di Calabrò spiegando che le segnalazioni si sono moltiplicate con la crisi energetica e l’inflazione e, inoltre, “le tecniche delle aziende si sono fatte sempre più insidiose”.

Dona prende in rassegna alcune delle segnalazioni più frequenti degli ultimi tempi: le mozzarelle che pesano 100 grammi invece di 125, il caffè da 225 grammi invece di 250, la pasta in formato ridotto, il con 20 bustine invece di 25.

Anche la Coldiretti accoglie positivamente la decisione dell’Antitrust, sottolineando come questa tecnica sia una “trovata per scaricare l’aumento dei costi alimentato dalla guerra in Ucraina sugli anelli deboli della filiera come consumatori e produttori”. In particolare la guerra avrebbe portato a un aumento di quelle che vengono definite da Coldiretti come “speculazioni e pratiche sleali”.

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