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Immigrati, ONG ferme: il piano alternativo dell’Italia per i salvataggi in mare
lunedì 14 agosto 2017, di
Le navi Ong sono “ferme al porto”: chi garantirà la sicurezza dei migranti in caso di una nuova emergenza?
Le navi Ong - al centro delle polemiche nelle ultime settimane - hanno sospeso le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo. Una notizia che ha soddisfatto il Governo italiano che in queste ore sta pensando ad una soluzione alternativa per togliere definitivamente il salvataggio dei migranti dalla competenza delle organizzazioni non governative.
Anche se non si può negare l’utilità delle Ong nelle operazioni nel Mediterraneo, le polemiche degli ultimi giorni hanno fatto sì che il Governo - specialmente il Ministro dell’Interno Minniti - cominciasse a guardarsi intorno per trovare un’alternativa.
E la sospensione delle Ong potrebbe velocizzare questa ricerca: il Viminale infatti sembra voler richiedere al più presto l’intervento dell’Unione Europea, come accadeva prima dell’arrivo delle navi umanitarie nel Mediterraneo.
Il dibattito politico è aperto: quale soluzione verrà individuata dal Governo per far fronte ad una nuova - molto probabile - emergenza migranti? Facciamo chiarezza.
Le Ong si auto-sospendono: le motivazioni
Per il momento le navi appartenenti alle organizzazioni non governative non prenderanno parte alle operazioni di salvataggio nei mari del Mediterraneo. Una decisione arrivata dopo la firma del codice di condotta proposto dall’Italia, ma strettamente necessaria dopo le minacce subite dalla Guardia Costiera delle coste libiche.
La Libia ha annunciato di voler creare una zona SAR (search and rescue, ricerca e soccorso) molto ampia, impedendo a tutte le Ong senza l’autorizzazione di operare nelle acque territoriali. Ecco perché fino a quando non si capirà se ci sono le condizioni di sicurezza per operare, le Ong come Medici Senza Frontiere, Sea Eye e adesso Save the Children, non si occuperanno più del salvataggio dei migranti.
Non si tratta di una decisione definitiva, ma andrà avanti fino a quando non verrà verificata la compatibilità dei pattugliamenti della marina libica con la loro missione umanitaria. Non è detto però che lo stop definitivo non arrivi dallo stesso Governo italiano, che a quanto pare è molto felice per l’auto-sospensione effettuata dalle Ong.
Ong ferme: il piano alternativo del Governo
Se dovessero aumentare i flussi dei migranti nel periodo in cui le Ong sono ferme, il Governo chiederà aiuto a tutte le navi presenti nel Mediterraneo, dai pattugliatori dell’operazioni di controllo delle frontiere - Triton e Eunavfor Med - ai semplici mercantili di passaggio.
Per l’immediato futuro però bisognerà trovare un’altra soluzione.
D’altronde il Governo italiano non sembra essere dispiaciuto per lo stop momentaneo delle Ong, tant’è che lo stesso Ministro dell’Interno Minniti si è detto molto soddisfatto perché in questo modo si mette fine ad un vero e proprio “Far West”.
Ecco perché il Governo sta pensando di rendere questa decisione definitiva, fermando definitivamente le organizzazioni non governative. Nel dettaglio, l’Italia vorrebbe chiedere all’Unione Europea il ripristino della situazione precedente “all’arrivo delle navi umanitarie nel mediterraneo”, quando era l’Europa ad aiutare la Guardia Costiera locale nelle operazioni di recupero dei migranti.
Per questo motivo il Governo italiano vorrebbe l’intervento delle flotte europee delle missioni Sophia e Triton. Una richiesta che l’Unione Europea potrebbe essere disposta a valutare, poiché come da lei stessa dichiarato “le necessità del piano operativo dell’operazione Triton sono concordate con le autorità italiane”.
Quindi, qualora le autorità italiane dovessero richiedere un maggior intervento alla luce dei nuovi “bisogni”, la Commissione UE potrebbe decidere in proprio favore. E in tal caso le Ong andrebbero definitivamente in pensione, almeno per quel che riguarda le operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo.
Una decisione che metterebbe d’accordo anche il governo libico, secondo il quale le Ong “non rispettano la legge e le direttive” della Guardia Costiera locale, poiché fino ad ora anziché fare salvataggio si sarebbero occupate del trasporto diretto dei migranti, offrendo così un servizio eccellente ai “trafficanti”.