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È giusto scarcerare Totò Riina?

martedì 6 giugno 2017, di Simone Micocci

È giusto scarcerare Totò Riina?

È questa la domanda che in molti si stanno facendo in queste ore, all’indomani della sentenza della Corte di Cassazione la quale ha stabilito che Salvatore Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra, ha diritto a “morire dignitosamente”.

Riina oggi ha 86 anni ed è gravemente malato; è per questo che per la Cassazione bisogna valutare se si tratti ancora di un “pericolo pubblico”. Per la Suprema Corte, infatti, fermo restando lo “spessore criminale” del capo dei capi, bisogna considerare la sopravvenuta precarietà delle proprie condizioni fisiche le quali non rendono “attuale la sua pericolosità”.

Insomma, per la Cassazione Riina è stato un soggetto molto pericoloso, ma si tratta del passato. Adesso a causa delle sue condizioni fisiche è solamente una persona che ha diritto ad una morte dignitosa e quindi è meritevole di uscire dal carcere per essere sottoposto agli arresti domiciliari.

Adesso, sulla base delle indicazioni della Cassazione, sarà il tribunale di sorveglianza di Bologna, che fino ad oggi si è sempre opposto alla scarcerazione di Salvatore Riina, a decidere se concedere gli arresti domiciliari. L’udienza è in programma il prossimo 7 luglio, ma intanto alla notizia di quanto dichiarato dalla Corte di Cassazione l’opinione pubblica si è spaccata in due.

Da una parte ci sono coloro che ritengono che non sia assolutamente giusto scarcerare Totò Riina, anche perché le sue vittime non hanno avuto una morte dignitosa come quella che si vuole riservare a lui.

Dall’altra, in netta minoranza, ci sono quelli che si appellano al rispetto della vita e della morte che per la Legge italiana deve essere garantito per tutti.

Tenere in carcere Riina, ormai vecchio e malato, comporterebbe infatti una sofferenza e un’afflizione di tale intensità che, come dichiarato dalla Cassazione, si rischia di andare contro la “legittima esecuzione di una pena”.

È giusto quindi scarcerare Totò Riina? Ecco quali sono le motivazioni per cui Totò Riina meriterebbe di restare in carcere fino alla fine dei suoi giorni e quelle di chi, invece, spinge per la sua scarcerazione.

Perché è giusto scarcerare Totò Riina

Per la Corte di Cassazione Salvatore Riina, 86 anni, merita di avere una “morte dignitosa” lontano dal carcere. Il suo stato di salute è talmente precario che il boss non è più un soggetto ad altissima pericolosità.

Ma cosa ha Totò Riina? Come si legge nella sentenza della Cassazione, Riina è affetto da una duplice neoplasia renale, con una situazione neurologica altamente complessa. Inoltre, è affetto da una grave cardiopatia che potrebbero causargli degli eventi cardiovascolari “infausti e non prevedibili”.

Ecco perché per la Corte di Cassazione è giusto scarcerare Totò Riina per garantirgli una “morte dignitosa”. A sostegno di questa decisione vogliamo portare le parole di Antonio Roccuzzo, giornalista de Il Fatto Quotidiano.

Questo nel suo intervento ha messo in risalto la differenza che ci deve essere tra noi, “Stato di diritto”, e la “mafia”, che sta tutta nel rispetto delle leggi e della vita e la morte di chiunque. Per distinguerci dalla mafia e per combatterla davvero dobbiamo “correre il rischio” di applicare la legge in ogni caso, anche nei confronti di quello che è stato uno dei boss mafiosi più pericolosi di sempre.

Per Roccuzzo, quindi, la sentenza della Cassazione non va vista come un atto di pietà, ma come una sola applicazione della legge, la quale non può rispondere al desiderio di vendetta professato dall’opinione pubblica.

Affinché lo Stato sia pronto per sconfiggere la mafia c’è bisogno di una giustizia “giusta”: quindi, come non si fanno morire in carcere i rapinatori malati, così come i “politici corrotti”, lo stesso trattamento deve essere riservato a Totò Riina.

E non per pietà verso di lui o la mafia, ma per quella del popolo italiano che non ha bisogno di far morire in carcere, piuttosto che in casa, il boss dei boss. Perché la scarcerazione di Totò Riina, non sarebbe un atto di debolezza, ma la dimostrazione che lo Stato di Diritto è una realtà che funziona e che non si piega neppure di fronte ad uno dei più grandi nemici dell’umanità.

Perché non è giusto scarcerare Riina

In carcere dal 1994, condannato a vari ergastoli, Riina è senza dubbio uno dei simboli della mafia. Per capire il perché Riina meriterebbe di restare in carcere, basta vedere alcune immagini di quelli che sono stati i delitti a lui attribuiti, come gli attentati a Falcone prima e Borsellino poi.

Condannato all’ergastolo anche per l’omicidio del generale Dalla Chiesa del 1982, Riina in questi anni non ha dimostrato assolutamente alcun pentimento per quanto fatto, anzi. In carcere ha continuato a dare ordini, a meditare vendette e a disporre minacce.

Nel 2013 ad esempio, le telecamere presenti nel cortile del carcere milanese di Opera, riprendono Riina mentre parla ad Alberto Lorusso, esponente della Sacra Corona Unita, della sua intenzione di far fuori il PM Di Matteo, un’esecuzione come “eravamo a quel tempo a Palermo”.

Una lunga discussione in cui Riina ricorda dei “bei tempi” andati, in cui conferma di non avere paura ma di essere pronto a tornare tra “1.000 anni” per fare una guerra contro il trattamento da lui subito, per rivendicarsi del 41bis, il regime di isolamento al quale è stato sottoposto.

Ecco, a sentire queste parole di Riina, ragionando “di pancia”, ci verrebbe da dissentire verso la decisione della Corte di Cassazione di procedere con la scarcerazione di una persona che, nonostante versi in uno stato di salute precario, è pur sempre un “simbolo” per l’esercito mafioso.

Ma Falcone e Borsellino, così come tutte le altre vittime della mafia, hanno lottato per uno Stato giusto e noi dobbiamo far sì che il loro obiettivo si realizzi. E se uno Stato per essere giusto deve garantire lo stesso trattamento a chiunque, se realmente la “legge è uguale per tutti”, allora non ci dovremo scandalizzare per l’eventuale scarcerazione di Riina.

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