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Caso Consip, chi vuole incastrare Renzi? Quel particolare che fa pensare al complotto

mercoledì 12 aprile 2017, di Alessandro Cipolla

Caso Consip, chi vuole incastrare Matteo Renzi? Dopo l’incredibile caso dell’errore nella trascrizione di un’intercettazione, c’è un particolare nell’indagine che non farebbe pensare ad una semplice svista da parte del carabiniere del Noe.

Il caso Consip torna a tenere banco, ma questa volta i ruoli si sono invertiti con gli accusati che vestono i panni degli accusatori. Tutto questo dopo la notizia che il il capitano del Noe dei Carabinieri Giampaolo Scafarto è indagato dalla Procura di Roma per falso ideologico e materiale.

Il capitano Scafarto infatti avrebbe alterato parti delle informative consegnate agli inquirenti, soprattutto nell’attribuire una frase intercettata all’imprenditore arrestato Alfredo Romeo invece che al suo collaboratore ed ex parlamentare Italo Bocchino.

Una vicenda che getta ulteriori ombre sull’inchiesta Consip. Il legale del carabiniere parla di una svista del suo assistito, ma diversi esponenti del Partito Democratico starebbero pensando che dietro l’errore di Scafarto ci possa essere un preciso disegno per colpire e screditare Matteo Renzi.

Caso Consip, l’inchiesta sul carabiniere

Giampaolo Scafarto è un capitano del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di grande efficienza e sicura affidabilità. Non è un caso che abbia collaborato anche ad altre indagini molto delicate come le presunte mazzette in Finmeccanica e i fondi che sarebbero stati distolti da parte del tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito.

La Procura di Roma, che indaga sul filone del traffico di influenze, già il 4 marzo scorso aveva deciso di non avvalersi più della collaborazione del Noe a causa delle fughe di notizie sull’indagine Consip. Quella di Napoli invece che si occupa della ipotetica corruzione non ha rinunciato all’utilizzo del reparto dei Carabinieri.

Più di un mese dopo ecco arrivare il colpo di scena: il capitano del Noe Giampaolo Scafarto viene indagato dagli inquirenti romani per falso ideologico e materiale, per aver alterato in due occasioni parti delle informative.

Secondo l’accusa, Scafarto non avrebbe annotato l’esito negativo di una presunta attività di pedinamento fatta dai Servizi. Ma la parte più interessante è l’erronea attribuzione ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino della famosa frase "...Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato".

Un dettaglio questo non da poco, visto che il Renzi in questione è Tiziano e che se la frase fosse stata detta veramente da Romeo allora ci sarebbe stata l’ulteriore conferma dei rapporti tra l’imprenditore arrestato e il padre dell’ex premier.

L’avvocato del carabiniere, che davanti agli inquirenti si è avvalso della facoltà di non rispondere per comprendere prima quali fossero le accuse a suo carico, ha parlato di una svista. Un’assenza di dolo quindi che secondo il legale farà presto cadere le accuse rivolte al suo assistito.

Chi vuole incastrare Matteo Renzi?

Durante l’inchiesta Consip, i carabinieri del Noe hanno redatto informative molto corpose e una svista potrebbe essere capitata, ma c’è un particolare che però alimenta molti pensieri riguardo questa vicenda.

Scrivendo nell’informativa a riguardo della frase intercettata ed erroneamente attribuita a Romeo invece che a Bocchino, il capitano Scarfato aggiunge anche un appunto riguardanti le indagini.

Assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità Tiziano Renzi in quanto dimostra che effettivamente Romeo e Renzi si sono incontrati.

Per Scafarto quindi questa frase intercettata sarebbe stata la conferma che Tiziano Renzi avesse effettivamente incontrato Alfredo Romeo. Peccato però che a parlare non era l’imprenditore, ma il suo collaboratore Italo Bocchino.

Viene da pensare quindi perché su una parte così importante dell’informativa un capitano così efficiente possa aver commesso una leggerezza simile. Se fosse stato un errore in bonafede, sarebbe ugualmente grave anche se penalmente non rilevante.

Scrivendo centinaia di pagine un errore ci può scappare, ma qui non è un errore di battitura, visto che poi si argomenta dicendo che quella era una prova che Tiziano Renzi avesse incontrato Alfredo Romeo.

I dubbi quindi sono parecchi e alimentano le ipotesi dei complottisti. Ma chi poteva avere interesse a colpire Matteo Renzi mettendo in mezzo suo padre Tiziano? Questa è la domanda che serpeggia nel Partito Democratico.

Dopo le festività di Pasqua il capitano Scafarto sarà di nuovo sentito dai magistrati e magari, in quell’occasione, potranno emergere nuovi particolari di questa vicenda dagli aspetti molto oscuri.

A prescindere dalla erronea attribuzione dell’intercettazione, va comunque detto che le prove in mano agli inquirenti a carico degli indagati del caso Consip rimangono comunque importanti.

Resta da capire però se quello di Scafarto sia stato un semplice errore oppure dietro ci sia del dolo, perché se poi venisse confermata la seconda ipotesi ci troveremmo di fronte a un episodio molto inquietante.

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