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E alla fine Cecconi ci ripensa: “Le dimissioni dal Movimento 5 Stelle? Carta igienica…”
venerdì 23 marzo 2018, di
La coerenza non è mai stata uno dei punti forti dei politici nostrani ma nel caso del deputato Andrea Cecconi , uno dei primi a essere coinvolti nei mancati rimborsi da parte dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, questa volta la marcia indietro è alquanto teatrale.
Dopo aver assicurato in campagna elettorale che si sarebbe dimesso nel caso di una sua elezione per poi trincerarsi in un lungo silenzio, in occasione della prima seduta della Camera il buon Cecconi ha fatto sapere di ritenere l’impegno firmato con i 5 Stelle “carta igienica”.
Cecconi resiste, il Movimento 5 Stelle cosa fa?
Quando in piena campagna elettorale un servizio delle Iene fece esplodere il caso dei mancati tagli degli stipendi da parte di alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle, il deputato Andrea Cecconi fu uno dei primi a essere scoperto.
Grande fu il clamore che si venne a creare, con Cecconi che alla fine ammise le sue colpe e, dopo aver saldato quanto dovuto, con un lungo post su Facebook in data 8 febbraio dichiarò l’intenzione di rinunciare a una sua eventuale elezione.
Da quel momento non si ebbero in pratica più notizie del giovane deputato che, nonostante la vicenda, riuscì alle elezioni del 4 marzo a vincere nel collegio uninominale per la Camera di Pesaro battendo niente di meno che il ministro Marco Minniti.
Dopo il successo elettorale il silenzio è continuato fino al giorno delle elezioni dei Presidenti di Camera e Senato, primo atto della nuova legislatura, quando Andrea Cecconi è tornato a parlare sulle colonne del Corriere della Sera.
Il contratto per le mie dimissioni l’ho firmato, certo. Ma era carta igienica.
Niente dimissioni quindi con la seconda legislatura per il deputato marchigiano che può così iniziare. Quando ci si dovrà iscrivere ai gruppi parlamentari, vedremo dove si andrà a collocare.
Da capire anche come si comporterà anche il Movimento 5 Stelle, visto che pure altri “impresentabili” non sembrerebbero essere disposti ad abbandonare il loro scranno parlamentare.
Quando scoppiò lo scandalo Di Maio disse che l’extrema ratio sarebbe potuta essere il ricorso alle vie legali. In quel caso, sarà un giudice a vedere se il foglio firmato sia “carta igienica” anche se poi ci sarebbe anche tutto il discorso dei danni morali subiti dal Movimento.