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Yuan crolla ai minimi da 9 mesi. Fuga di capitali cinesi da Hong Kong

giovedì 20 marzo 2014, di Nicola D’Antuono

Non si ferma la fase di deprezzamento dello yuan, che sta accelerando il ritmo della discesa dopo che la People’s Bank of China ha raddoppiato la banda di oscillazione giornaliera a +/-2% a partire da lunedì 17 marzo. A Shanghai il tasso di cambio dollaro/yuan è volato oggi sui massimi da fine giugno 2013, toccando un top intraday a 6,2285. Da inizio anno il renminbi perde il 2,87% nei confronti del biglietto verde, uscito tra l’altro molto rafforzato ieri dopo la riunione della FED. Solo questa settimana la perdita dello yuan è pari all’1,3% circa. La mossa della PBOC di ampliare la banda di trading sta finora costando caro a diversi operatori finanziari, tra cui hedge funds, banche e aziende locali, che negli ultimi anni avevano costruito notevoli posizioni lunghe sullo yuan.

Morgan Stanley ha calcolato che l’avvio della svalutazione dello yuan nelle ultime settimane ha già provocato una perdita di 3,5 miliardi di dollari. La banca d’affari americana stima che, con un cambio a 6,38, le perdite salirebbero fino a 7,5 miliardi di dollari. In questi anni di carrry trade sullo yuan si pensa che le posizioni lunghe costruite sulla moneta di Pechino ammontino a circa 500 miliardi di dollari. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, ogni apprezzamento del cambio Usd/Cny di 0,10 oltre la soglia di 6,20 provocherebbe perdite pari a 4,8 miliardi di dollari. A soffrire di più sarebbero addiritture aziende cinesi, che in questi anni avrebbero preso in prestito grosse somme di denaro per importare merci dall’estero e per il loro commercio.

Queste aziende avrebbero acquistato numerosi prodotti strutturati per sfruttare l’apprezamento costante dello yuan, che fino a qualche settimana fa aveva portato a lauti guadagni. Da quando la PBOC si è mossa pr combattere la speculazione unidirezionale sulla propria moneta e per allontanare gli eccessivi flussi di hot money, le imprese cinesi avrebbero cominciato a subire pesanti perdite. Le banche hanno iniziato ad aumentare i margini sulle scommesse rialziste sullo yuan, creando forti pressioni sul mercato interbancario dove la stretta sulla liquidità inizia a soffocare molte imprese dopo anni di crescita sfrenata supportata dal credito facile. La situazione sta precipitando a Hong Kong dove molti cinesi si starebbero affrettando a vendere case a prezzi del 10-20% in meno rispetto al valore di mercato, pur di rientrare in possesso della liquidità necessaria per far fronte alla crisi creditizia in Cina.

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