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Wall Street scommette sulla marijuana. Vi raccontiamo la bolla del ganja business
giovedì 10 aprile 2014, di
La marijuana spopola negli Stati Uniti e conquista Wall Street. No, non immaginatevi scenari alla “Paura e delirio a Las Vegas”, qui parliamo di finanza e soldi, tanti soldi. Perché il business della ganja negli USA vale ormai più di due miliardi di dollari e gli analisti scommettono che in pochi anni arriverà a superare i 10 miliardi.
Rimane una droga illegale secondo la legge federale, ma oggi l’uso terapeutico della marjuana è consentito in 20 Stati cui si aggiunge il District of Columbia. Colorado e Washington si sono spinti pure oltre, legalizzando anche l’uso ricreativo.
L’ondata di liberalizzazioni arrivate negli ultimi anni ha spinto molti investitori a puntare sull’industria della cannabis. Uno su tutti? George Soros. Il guru della finanza ha infatti donato più di 80 milioni di dollari per sostenere le campagne di legalizzazione e avere la possibilità di far prosperare il settore.
In America si parla ovunque dei nuovi milionari verdi: personaggi dall’aspetto non proprio impeccabile e dalla fedina penale tutt’altro che intonsa (sì, i reati commessi riguardano quello che state pensando) che hanno deciso di puntare su questo business, investendo parecchi milioni di dollari.
Ma attenzione, non parliamo di hippies sprovveduti che spendono i loro soldi in cannabis e derivati, ma di uomini d’affari che giorno dopo giorno stanno conquistando Wall Street.
Il Marijuana Index
Esiste anche un indice che raccoglie le principali aziende del settore. Parliamo del Marijuana Index o Cannabis Index che nei primi mesi del 2014 ha guadagnato il 265%, superando i 70.00 punti, per poi ripiegare a inizio aprile a 18.41$.
Dietro questo indice si nasconde un personaggio particolare conosciuto come “The Wolf of Weed Street” (come il film di Scorsese e Di Caprio, solo che “weed” in inglese significa “erba”) che, oltre ad operare come consulente di investimento, ha avuto un enorme successo nel mondo delle penny stocks, aziono dalla capitalizzazione quasi inesistente, scambiate al di fuori dei principali mercati, che stanno avendo sempre più successo. Per intenderci: il titolo di Growlife, azienda che produce e commercia cannabis in 7 Stati, è salito da 0,04 dollari (1°aprile) a 1 dollaro (10 aprile).
Ma forse l’esempio più adatto per far capire la crescita del settore riguarda il rally di Canna Vest, società specializzata nella produzione e nel commercio di prodotti a base di canapa, che nel corso dell’ultimo anno ha visto il suo titolo salire del 400%.
Le dot bong
Le società attive nel settore della produzione e del commercio della cannabis sono state ribattezzate “dot bong”. Stanno letteralmente spopolando negli USA e ultimamente sono riuscite a sfondare anche in Canada.
La Tweed Marijuana Inc., compagnia con sede ad Ontario, sbarcata sulla borsa di Toronto lo scorso 7 aprile, ha chiuso il primo giorno di contrattazioni con un rialzo del 191%, passando da 89 centesimi di valore a 2,59 dollari. Il presidente dell’azienda, Bruce Linton, ha spiegato perché ha deciso di quotarsi:
«La quotazione in borsa ci aiuta, perché ci dà più trasparenza e credibilità e ci servirà per la raccolta di capitali».
Insomma negli USA la marijuana sta diventando un vero e proprio business. Nonostante gli utili siano ancora scarsi, le previsioni degli analisti sono rosee. Il settore riuscirà a sfondare? Molti scommettono di sì.