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Voluntary disclosure, ancora dubbi sull’autoriciclaggio: si rischia lo slittamento al 2015

martedì 11 novembre 2014, di Valentina Brazioli

Voluntary disclosure, il percorso anche a Palazzo Madama si preannuncia tutto in salita. Dopo una gestazione a dir poco travagliata a Montecitorio, infatti, il testo è giunto lo scorso 16 ottobre in Senato, accolto fin da subito con qualche scetticismo. L’iter ha avuto un avvio non esattamente all’insegna della celerità, anche a causa delle difficoltà nel coordinare i tempi per la discussione tra le due commissioni parlamentari coinvolte: quella Finanze, a guida democratica (con Marco Causi) e quella Giustizia, il cui presidente è il forzista Nitto Palma. Quest’ultimo, in particolare, si fa interprete di tutti i dubbi del centrodestra sul testo, con particolare riferimento al contestato reato di auto riciclaggio. Senza entrare nello specifico, ha dichiarato fin da subito che la norma è molto diversa dal testo unificato D’Ascola, e saranno necessari ulteriori approfondimenti. Tradotto: si attendono una pioggia di emendamenti, anche perché, sempre secondo Palma, non si esclude l’approvazione di qualcosa di diverso rispetto a quanto approvato alla Camera.

I dubbi sui tempi

L’avvertimento lanciato dall’ex magistrato di Forza Italia rivela, con tutta evidenza, che si rischia seriamente di non arrivare al preventivato via libera entro la fine del 2014. Infatti, se davvero il testo approvato da Palazzo Madama non fosse lo stesso che ha avuto l’ok da Montecitorio si dovrebbe ricorrere alla terza lettura: un passaggio, proprio mentre le Camere si preparano alla via crucis dell’esame della Legge di Stabilità, che renderebbe praticamente impossibile chiudere la partita sul rientro dei capitali dall’estero prima del 2015.

Il ruolo del Governo

In effetti, mentre la Camera aspetta il 24 novembre per discutere la Finanziaria 2015, per la Voluntary disclosure la discussione generale in Senato è in corso in questi giorni, ma ci vorranno almeno 15 giorni per gli approfondimenti e tutti gli emendamenti. Una situazione delicata, che si scontra con i tempi spesso confusi dei lavori parlamentari: il Governo, dal canto suo, sarebbe molto interessato a concludere l’iter il prima possibile, soprattutto in virtù dei tanti italiani che hanno spostato i loro capitali verso alcuni ex paradisi fiscali. Un’occasione ghiotta per fare cassa, alla quale l’esecutivo non rinuncerà tanto facilmente.

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