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USA, blocco bando ingressi: Trump lotta per il ripristino. Che succede?
mercoledì 8 febbraio 2017, di
USA, blocco bando anti-migranti: da Trump arriva la richiesta improrogabile di ripristinare subito in maniera definitiva il bando sugli ingressi negli Stati Uniti. Da questo provvedimento, secondo il presidente degli USA, dipende la sicurezza dell’America.
Questa è stata la richiesta perentoria che Trump ha presentato alla Corte federale d’appello di San Francisco, che dovra’ esprimersi in merito alla volontà del Presidente, quindi dovrà scegliere se dare il placet o meno al decreto definitivo.
Chi avrà dunque l’ultima parola sul blocco bando ingressi in USA?
USA, blocco bando ingressi: cosa è successo?
Sabato è arrivata la conferma della sospensione del bando voluto da Trump: gli Stati Uniti hanno sospeso temporaneamente, a livello nazionale, quell’emendamento che bloccava per 90 giorni gli ingressi in USA per le persone provenienti dai sette paesi a maggioranza musulmana (Iran, Sudan, Siria, Iraq, Yemen, Somalia, Libia).
Infatti è stato Bob Ferguson, procuratore di Stato di Washington, che ha avanzato la richiesta di bloccare l’ordine al giudice James Robart di Seattle, richiesta che è stata subito accolta.
La decisione ha scatenato la rabbia del Presidente Trump che si è scagliato contro il giudice federale per cercare di abrogare l’istanza: immediatamente il dipartimento americano di Giustizia ha presentato un ricorso chiedendo di bloccare la disposizione del giudice, attraverso una procedura di emergenza.
Fortunatamente la Corte d’Appello di Washington ha avuto l’intelligenza di respingere il ricorso presentato dal Dipartimento di Giustizia e di prendersi il suo tempo per deliberare in maniera lucida sulla controversia.
Così afferma il ministro della giustizia dello Stato di Washington, Bob Ferguson:
"Negli Stati Uniti nessuno è sopra la legge, nemmeno il presidente"
mentre Donald Trump scatena la sua ira via Twitter:
«L’opinione di questo cosiddetto giudice, che essenzialmente priva il nostro paese della legalità, è ridicola e verrà rovesciata. Quando un Paese non è più in grado di dire chi può e chi non può entrare ed uscire, specialmente per ragioni di sicurezza, è un grosso problema. È interessante che alcuni Paesi del Medio Oriente siano d’accordo con il bando. Sanno che se a certe persone viene concesso di entrare è morte e distruzione!»
USA, blocco bando ingressi: a chi spetta la decisione?
Spetterà alla Corte d’appello l’ultima parola sul bando. Un’udienza è stata fissata per questa sera, quando verranno ascoltati sia i legali del Dipartimento di giustizia che sono a favore del provvedimento, sia i legali degli stati di Washington e Minnesota che invece sono assolutamente contrari.
Nelle ultime ore a questi due stati se ne sono aggiunti altri tra cui quelli di New York e della California, che non hanno voluto perdere l’occasione per far sentire la loro voce contro un bando che ha l’aria di essere pericolosamente discriminante.
Il decreto secondo gli avvocati del dipartimento di Giustizia:
"E’ legale e rientra nell’esercizio dei poteri concessi al presidente per quel che riguarda sia l’ingresso di stranieri negli Usa sia l’ammissione dei rifugiati. E’ sbagliato dire che il provvedimento prende di mira i musulmani. Si tratta invece di un decreto volto a proteggere i cittadini americani da possibili minacce.”
Oltre che sulla richiesta di bando, la Corte d’appello dovrà esprimersi in merito al presidente Trump e capire in particolar modo se ha approfittato della sua autorità e se ha violato il primo emendamento della Costituzione americana e la legge sull’immigrazione.
Una volta che la corte avrà deciso entrambe le parti avranno diritto ad impugnare la sentenza davanti alla Corte Suprema. Il rischio però, se la situazione trascende fino ad arrivare alla Corte Suprema, è quello di uno stallo, dal momento che non è stata ancora confermata in Congresso la nomina del nono giudice costituzionale.
Oltre a questo pericolo se ne presenterebbe un altro: se il massimo organo giurisdizionale dovesse essere diviso in quattro a favore e quattro contrari, quindi in una situazione di completa parità tra le parti, resterebbe in vigore la decisione della Corte d’appello.