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USA: Senato ai repubblicani. Ecco perché Obama è "fregato"

mercoledì 5 novembre 2014, di Vittoria Patanè

La vita di Barack Obama è diventata maledettamente complicata. Con la vittoria dei repubblicani al senato, il Presidente è all’angolo.

Alle 23.24 (orario USA, 5.24 in Italia) di ieri sera è arrivato un risultato (largamente anticipato dai sondaggi) che sicuramente ha fatto passare una notte insonne all’uomo più potente del mondo.

Il Partito Repubblicano ha conquistato 52 seggi su 100. Grazie alla vittoria in Iowa e North Carolina il Grand Old Party ha ottenuto una maggioranza che mancava dal 2006.

Il Congresso si tinge di rosso d(colore che in America rappresenta la destra) e per i democratici è il momento di leccarsi le ferite. La sconfitta è dura, bruciante e lo diventa ancora di più se si tiene conto del fatto che nelle 36 elezioni governatoriali sui 50 Stati che compongono gli USA, i repubblicani hanno surclassato i democratici 23 a 9.

Barack Obama non è solo il grande perdente, ma per gran parte della stampa è anche il grande colpevole.

Analisti e osservatori sottolineano infatti tutti gli sbagli del Presidente: dalle difficoltà sull’Obamacare al problema occupazionale, dalla disfatta della riforma sulla vendita delle armi alle polemiche legate alla legge sull’immigrazione.

Ma, secondo gli esperti, a decretare la disfatta dell’inquilino alla Casa Bianca, hanno contribuito anche la campagna contro l’Isis (interpretata da molti cittadini come l’inizio dell’ennesima guerra in medioriente) e il proliferare della fobia dovuta al virus Ebola.

A questo punto Obama dovrà trovare il modo di andare avanti per due anni, convivendo con un Senato che farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote e che soprattutto avrà i numeri per farlo. Il rischio è che il veto presidenziale diventi un abitudine e non una scelta estrema. Ogni legge, ogni riforma, ogni proposta è ormai a rischio, i repubblicani potrebbero avere il futuro del Paese in pugno.

Ma il Presidente degli Stati Uniti non sarà l’unico a dover affrontare delle difficoltà. Nonostante la vittoria che sembra spianare ai rossi la strada per la presidenza del 2016, il partito repubblicano viene descritto da molti giornali come spaccato, colmo di dissidi interni, primo fra tutti quello tra i moderati e gli estremisti del Tea Party. I GOP (Grand Old Party) è dunque chiamato a una prova di forza e compattezza.

L’elettorato americano sta a guardare e stavolta non ha intenzione di accettare posizioni ostruzioniste dure e controproducenti.

Cosa succederà nei prossimi due anni negli Stati Uniti a questo punto rimane un’incognita. Di una cosa però siamo sicuri: in queste ore non vorremmo essere nei panni di Barack Obama

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