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Terremoti: lo Stato non paga più. Per proteggersi occorre una polizza obbligatoria. Scoppia la polemica

lunedì 8 luglio 2013, di Vittoria Patanè

La notizia ha dell’incredibile e, come sempre in questi casi, non ne parla quasi nessuno.

I danni causati da terremoti, alluvioni e catastrofi naturali in generale non saranno più pagati dallo Stato.

È questo quanto prevede la nuova riforma della Protezione Civile. I cittadini saranno costretti a dotarsi di polizze obbligatorie e assicurazioni private che, in caso di danni, andranno a coprire le spese.

Mettendo un attimo da parte l’incidenza che tale decisione potrebbe avere su larga scala e utilizzando lo stesso ragionamento in base al quale il Governo potrebbe varare una misura del genere: la copertura da disastri naturali costerebbe tra i 500-600 euro ogni milione assicurato, con la polizza raddoppiata da 100 a circa 200 euro l’anno a famiglia.

Lo Stato interverrebbe solo nei casi di disastri di gravissima entità, mentre per il resto, il tutto verrebbe pagato dalle assicurazioni.

La situazione italiana

L’Italia ha il 10% del proprio territorio soggetto a gravi criticità idrogeologiche e un’altra abbondante porzione (quasi la metà del Paese) è considerata a rischio sismico. Basta osservare la cartina sottostante per rendersi conto di quale sia la situazione.

Più di 3000 Comuni Italiani sono situati nella prima e nella seconda categoria, corrispondenti a zona sismica alta e media. Insomma milioni di persone soggette a pericoli, e se questi si verificassero, dovrebbero pagarne le spese da soli.

La riforma prevede però una forma di defiscalizzazione dei premi volta a salvaguardare i cittadini da sperequazioni in giuste causate dall’abitare in zone a diverso grado di rischio, ma anche ad evitare aggravi fiscali eccessivamente onerosi per il singolo.

Ecco quanto affermato poco tempo fa dal sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Simona Vicari:

“Sui rischi catastrofali dobbiamo raggiungere un compromesso di buon senso che ci metta al passo con i Paesi più avanzati. L’assicurazione va resa obbligatoria, ma senza dimenticare la partecipazione dello Stato attraverso defiscalizzazioni dei premi. Tutto questo magari pensando anche ad una integrazione da parte delle imprese costruttrici, all’atto della consegna degli immobili per la vendita.”

Il compromesso potrebbe essere appunto quello defiscalizzare la parte del premio contro i disastri naturali, permettendo allo Stato di diminuire in maniera progressiva la propria assistenza sul territorio.

La rivolta delle associazioni

Ma le associazioni poste a protezione dei cittadini non ci stanno:

“Il Governo dovrebbe pensare con attenzione alle conseguenze dell’introduzione di una copertura obbligatoria contro le calamità naturali, che oltre a rendere insostenibile l’aggravio a carico delle famiglie per i rischi catastrofali, offrirebbe su un piatto d’argento alle Compagnie l’ulteriore business della RC Fabbricati come è già accaduto con l’assicurazione obbligatoria RC Auto, con l’aggravante di esentare le pubbliche amministrazioni dalla doverosa prevenzione e salvaguardia dell’ambiente e del territorio”

Questo quanto affermato all’interno di un comunicato diramato da Adusbef e Federconsumatori che sottolineano anche come una tale decisione comporterebbe “un ulteriore balzello sulle spalle degli italiani”, già alle prese con la crisi.

“Sarebbe l’ennesima malefatta di un Governo cinico, che storna alle compagnie gli utili, socializzando le perdite”,
aggiungono. Insomma la battaglia sembra solo all’inizio.

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