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Svizzera: banca centrale valuta i tassi negativi per difendere il cambio fisso del franco

mercoledì 10 dicembre 2014, di Nicola D’Antuono

Domani la Swiss National Bank, ovvero la banca centrale della Confederazione elvetica, sarà chiamata a esprimersi sul livello dei tassi di interesse in Svizzera. Il Libor Rate è attualmente compreso tra lo 0% e lo 0,25% e secondo la stragrande maggioranza degli analisti finanziari non avverrà nessuna modifica. Eventualmente l’istituto monetario di Berna potrebbe tagliare il costo del denaro solo il prossimo anno, qualora il franco risultasse ancora troppo forte e l’inflazione eccessivamente bassa.

I policy makers elevetici stanno seguendo con grande attenzione anche le mosse della BCE, che da maggio scorso ha impresso una notevole accelerazione alla propria politica monetaria-espansiva favorendo nuovi apprezzamenti della divisa rossocrociata. L’eventuale lancio di un piano di quantitative easing nell’Eurozona potrebbe mettere a rischio la tenuta del peg di 1,20 sul cross euro/franco, che al momento si muove intorno a 1,2020. La SNB si prepara, dunque, a nuove mosse per difendere il cambio fisso del franco.

Un’ipotesi al vaglio dei tecnici della SNB è quella di portare i tassi sui depositi su valori negativi, in modo tale da scoraggiare eccessivi afflussi di capitali esteri nella Confederazione. Le autorità monetarie svizzere stimano al momento capitali stranieri in eccesso per 300 miliardi di franchi, mentre le riserve in valuta estera presenti nei forzieri della SNB sono pari a 462 miliardi di franchi, ovvero circa tre quarti del pil della Svizzera. Una mossa così accomodante della SNB dovrebbe frenare l’afflusso di capitali esteri e favorire il deprezzamento della valuta nazionale.

La Svizzera, come del resto l’Eurozona, deve fare i conti con il rischio deflazione. Quest’anno il tasso di inflazione sarà pari allo 0,1%, per poi crescere allo 0,2% nel 2015. Troppo poco per aspirare a un trend di crescita economica sostenibile nel tempo (quest’anno la stima sul pil è inferiore all’1,5%). Berna quindi è pronta a correre ai ripari, considerando anche che l’inflazione rischia di scendere ulteriormente con un calo strutturale dei prezzi del petrolio.

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