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Spagna: l’esperimento dell’austerity potrebbe funzionare secondo il WSJ
martedì 6 agosto 2013, di
Simon Nixon, giornalista del Wall Street Journal, fa il punto della situazione sull’economia spagnola: possiamo davvero dire che la Spagna sia finalmente sulla strada del recupero economico? Secondo questa analisi, gli oppositori della gestione della crisi promossa da Berlino dovranno presto ricredersi.
L’esperimento spagnolo: un caso di successo?
Negli ultimi 5 anni, il mondo ha guardato con ansia agli avvenimenti di Madrid, all’opera contro le conseguenze della bolla immobiliare che ha devastato il sistema bancario, alzando numerosi dubbi sulla capacità di solvenza del paese dell’Eurozona, privato dei più comuni strumenti contro il fallimento economico: svalutazione e stampa di denaro, solo per citarne due.
Il mondo ha anche assistito con un certo allarmismo all’aumento della disoccupazione che supera il 26% -e quella giovanile supera il 50%. Tutti si domandano, fino a quando la popolazione spagnola potrà sopportare questa situazione?
La verità, spiega il WSJ, è che la Spagna è stato il laboratorio gigante di un esperimento senza precedenti nella storia della democrazia moderna. Un piano di austerity con un programma di riforme strutturali possono svincolare un’economia dalla crisi del debito?
È davvero possibile per un paese raggiungere la cosiddetta svalutazione interna, promuovendo la competitività tagliando i salari piuttosto che abbassare il tasso di cambio? Le democrazie europee sono in grado di fare fronte a questi interessi, gestendo il malcontento sociale?
Sino ad oggi, un piccolo gruppo di sostenitori di questa posizione, per lo più a Berlino, sono stati additati come sadici o pazzi. Il consenso generale, invece, sosteneva che l’unica via d’uscita per paesi come la Spagna fosse una mutualizzazione del debito su grande scala oppure l’uscita dall’Euro.
Tuttavia, il governo Rajoy -più per necessità che per scelta- ha dimostrato che i secondi si sbagliavano.
Spagna: l’effetto Rajoy
Da quando è stato eletto nel dicembre 2011, Rajoy ha avviato un intenso programma di riforme del settore bancario, del mercato del lavoro e della spesa pubblica. E, secondo l’autore del WSJ, Simon Nixon, le politiche del governo Rajoy stanno iniziando a funzionare.
Secondo recenti stime della Banca di Spagna, l’economia spagnola si è contratta dello 0.1% nel secondo trimestre, meglio dello 0.5% registrato nel primo trimestre; questo dato fa aumentare le prospettive per un ritorno alla crescita nel trimestre corrente. Bisogna poi notare che la vendita di automobili ed i prezzi degli immobili hanno preso a stabilizzarsi. Nel 2012, le esportazioni sono aumentate delll’8%. Il deficit della bilancia dei pagamenti, una volta il 10% del PIL, si è trasformato in surplus.
Tuttavia, nonostante questi dati, sono ancora molti i sostenitori dell’idea che questo non sia un vero e proprio ritorno alla crescita, quanto piuttosto l’inizio di una lunga fase di stagnazione durante la quale il tasso di disoccupazione continuerà ad essere preoccupantemente elevato.
Pochi giorni fa, il Fondo Monetario Internazionale ha previsto che l’economia spagnola possa tornare ad una crescita dell’1.2% soltanto nel 2018, visto che il miglioramento del settore delle esportazioni deve ancora fare i conti con un’economia domestica in contrazione ed un settore bancario ormai danneggiato.
Il barlume di speranza
Tuttavia, prosegue l’autore, nonostante l’aspetto tetro che si prospetta per il futuro del settore pubblico iberico e nonostante l’ancora lontana ripresa dei consumi, c’è un elemento che fa ben sperare.
Il collasso del settore immobiliare sembra ormai aver fatto il suo corso e difficilmente potrà portare l’economia verso ulteriori ribassi. Secondo la Berenberg Bank infatti, l’economia spagnola crescerà ad un tasso annuale del 2% entro la fine del 2014, mettendo a tacere una volta per tutte i dubbi sulla sostenibilità dell’economia spagnola.
Ma, come sempre c’è un ma. Come altrove in Europa (vedi Italia, ndt.), anche in Spagna cresce il rischio di crisi politica. Negli ultimi anni, l’autorità del Premier Rajoy è stata danneggiata dallo scandalo dei finanziamenti ai partiti, nonostante la solida maggioranza al parlamento.
Ancor più preoccupante è invece il tasso di disoccupazione, persistentemente alto ed elemento destabilizzante per la coesione sociale.
Alcuni investitori temono che le agenzie di rating possano abbattere un nuovo downgrade sul debito della Spagna, portandolo così allo stato di spazzatura "junk". Anche se a dire il vero, segue Nixon, "sarebbe sadico un downgrade nel momento in cui l’economia sembra essere giunta ad un punto di svolta". Ma, continua l’autore,
Madrid potrebbe ridurre i rischi assicurando che il futuro del consolidamento fiscale sarà basato su misure mirate alla crescita del settore pubblico, piuttosto che all’aumento di tasse che strangolano l’economia.
La posta in gioco per Spagna ed Eurozona
Per la Spagna e per l’intera Eurozona, la posta in gioco non potrebbe essere superiore. Una ripresa economica auto-sufficiente sarebbe la chiave di volta per la moneta unica: la prova che l’Euro può continuare ad esistere.
Non meno importante, questa eventualità sarebbe una vendetta per l’approccio alla crisi guidato da Berlino ed un potente messaggio agli altri governi, vessati dagli effetti della crisi: la mutualizzazione del debito non può essere un’alternativa alle riforme strutturali.
| Dal Wall Street Journal: Is Spain’s Experiment About to Succeed? |