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Sondaggi Primarie Pd 2013: l’unica incognita è la partecipazione?

sabato 7 dicembre 2013, di Valentina Brazioli

Le Primarie Partito democratico dell’edizione 2013 rischiano di essere ricordate non tanto per l’acerrima lotta tra i tre candidati segretari (Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati), ma per il dubbio che in queste ore si è fatto sempre più pressante: quante persone andranno effettivamente a votare?

Il nodo della partecipazione

Sebbene siano state diffuse apposite istruzioni con tutte le informazioni relative al voto, e sia noto da tempo che tutti, e non solo gli iscritti al Partito, potranno decidere chi sarà il prossimo segretario del Pd, la disaffezione sembra nell’aria, e il rischio flop proprio dietro l’angolo. Il timore, infatti, è che non si riesca a raggiungere neanche la quota minima, paventata dallo stesso Matteo Renzi, di un milione e mezzo di partecipanti. Un numero che visto da solo potrebbe anche sembrare congruo, ma che è meno della metà di quanto registrato alle Primarie del 2012, che incoronarono Pierluigi Bersani candidato Premier, e che registrarono il voto di oltre 3 milioni di persone.

Un segretario dimezzato?

Il rischio, infatti, è che delle Primarie poco partecipate portino all’elezione di un segretario, nei fatti, dimezzato, e senza la forza politica necessaria per imporre la propria agenda politica all’attuale Governo. Il disegno del favoritissimo Matteo Renzi, infatti, è chiaramente quello di configurarsi come leader proclamato in virtù del consenso popolare, in forte discontinuità, quindi, con un esecutivo formato invece nelle oscure stanze del Quirinale, per giunta in virtù di una legge elettorale incentrata non sulle preferenze ma sulle nomine delle segreterie di Partito, e giudicata per questo incostituzionale.

L’outsider Civati

Altro sassolino nella scarpa del sindaco di Firenze potrebbe rivelarsi, contro tutti i pronostici, il dissidente Pippo Civati, che di mal digerire le larghe intese non ha mai fatto mistero, e ha saputo, meglio di altri, cavalcare l’onda del malcontento dell’elettorato Pd più schierato a sinistra. Dopo la brillante performance nel dibattito televisivo tra i tre candidati, che, secondo tutti i sondaggi, l’ha reso autentico vincitore del match, più di un notista politico ha cominciato a guardarlo con occhi diversi. Se Andrea Scanzi, giornalista del Fatto quotidiano, ha addirittura ventilato la suggestiva ipotesi che i grillini potrebbero prendersi la briga di votarlo, per il puro gusto di gettare il Pd nel panico, altri sostengono comunque che una buona affermazione del candidato più antigovernativo spingerebbe Renzi a far scattare l’avviso di sfratto per Letta e compagni, nonostante le (altalenanti) promesse del sindaco di sostenere l’attuale Presidente del Consiglio fino al 2015.

Non ci resta che aspettare e vedere l’esito di una consultazione popolare che, in ogni caso, è destinata ad avere effetti dirompenti sugli attuali e precari equilibri politici. Improbabile, comunque, che le Primarie di quest’anno registrino le affluenze degli anni passato: secondo l’istituto di ricerca Tecnè, la partecipazione oscillerà tra gli 0,9 e i 2,1 milioni di italiani. C’è chi scommette che gli avversari di Renzi, Cuperlo in testa, stiano già sperando ardentemente di non trovare fila ai gazebo.

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