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Roma, Raggi vs M5S: giunta nel caos. Chi sarà nominato?

lunedì 4 luglio 2016, di Fiammetta Rubini

Caos M5S per la giunta di Roma: Virginia Raggi è accerchiata dall’asse Grillo-Di Maio-Lombardi sulle nomine dei commissari. Cosa sta succedendo nella Capitale? Facciamo il punto della situazione.

Per Virginia Raggi, neo-sindaco 5 Stelle di Roma, il tempo per la presentazione della giunta sta scadendo e questi sono giorni di grande frenesia per il Movimento 5 Stelle, spaccato dalle tensioni e dalle lotte intestine.

Le ultime riunioni per chiudere la squadra romana sono in corso in vista dell’appuntamento di giovedì 7 luglio alle 15. In quell’occasione Raggi svelerà tutti i nomi dei suoi assessori e, per la prima volta, si riunirà il nuovo Consiglio comunale. Ma, a due settimane dalla proclamazione, è caos 5 Stelle per la giunta romana.

I nomi annunciati da Raggi hanno destato non poche polemiche: in Campidoglio gli animi si sono inaspriti in seguito al caso Marra, il dirigente pubblico ex della squadra di Alemanno e Polverini scelto dal sindaco grillino per il ruolo di vicecapo di gabinetto.

Ma non è finita qui, perché un problema con cui Raggi è alle prese, e per cui è servito l’intervento di Beppe Grillo, è la contesa in atto con la corrente lombardiana.
L’asse Lombardi sta trovando sempre più il favore di Milano e Genova, dettando le proprie regole al sindaco sui nuovi incarichi a Roma. La posta in gioco è la credibilità del M5S non solo nella Capitale, ma a livello nazionale, visto che i grillini si pongono come seconda forza politica in Italia dopo il PD.

Giunta Raggi nel caos: il M5S diviso è bersaglio del PD

Dopo le polemiche interne al Movimento e una telefonata di Grillo a Raggi, sembra che la decisione sia stata presa. Raffaele Marra avrà un altro incarico e con lui verrà spostato, con tutta probabilità, anche Daniele Frongia, il braccio destro della Raggi nominato capo di gabinetto.

Per lui si prospettava il ruolo di vicesindaco di Roma, e invece pare gli sia stato chiesto di entrare nella giunta con una carica di assessore alle partecipate: veramente un colpo basso per uno designato a fare il capo di gabinetto. La poltrona di vice sindaco, almeno per il momento, resterebbe vacante in attesa che le acque nel Movimento 5 Stelle si calmino.

Il Partito Democratico non si è lasciato sfuggire l’occasione del caos nella Capitale per partire all’attacco. Roma, fanno notare, è l’unica città ancora senza giunta, e Raggi sta dimostrando sin da subito la sua incapacità e debolezza governativa. Il neo-sindaco dell’Urbe è “assalito da dossier, veti e telefonate che arrivano da Grillo e Casaleggio per condizionare le scelte degli assessori di Roma,mediando tra le varie correnti. Praticamente un sindaco commissariato”, ha detto il deputato Gianfranco Librandi di Scelta Civica.

Roma, Raggi vs M5S e giunta nel caos: i probabili nomi dei commissari

La Raggi è accerchiata sulle nomine delle commissioni e il problema dei posti nella giunta romana ha fatto rispuntare il cosiddetto manuale Cencelli (espressione con cui ci si riferisce alla spartizione di nuovi incarichi basata su interessi politici limitati e di corrente anziché sul merito).

Il nome di Daniele Frongia a capo del gabinetto è già in bilico: la Lombardi ha puntato alcune commissioni chiave del potere e sottopotere capitolino: Patrimonio, Urbanistica, e Casa e Bilancio. All’Urbanistica la corrente lombardiana ha imposto Donatella Iorio, architetto competente ma non molto abile dal punto di vista politico, e anzi circondata da figure lombardiane o centro-movimento.

Gli altri due nomi proposti sono Simona Ficcardi e Daniele Diaco che tende a seguire le indicazioni di Luca Marsico, ex aspirante sindaco silurato già un tempo da Lombardi che “non si fidava di lui”, ma oggi diventato suo esecutore. La Lombardi tiene le redini del gioco anche su Patrimonio e Casa.

La presidenza della commissione doveva andare a Valentina Vivarelli, della corrente dei talebani, ma la sua nomina è stata sostituita con quella di Maria Agnese Catini, più nelle grazie di Lombardi.

Alla commissione Bilancio la Raggi ha nominato presidente Marco Terranova, nome comunque legato a Luca Marsico. Qui Lombardi mette lo zampino piazzando De Vito e la ricercatrice Istat Monica Montella (in rotta con Frongia). All’Ambiente avrà un ruolo anche il consigliere M5S di Ostia Paolo Ferrara, lombardiano al 100%, molto attivo negli ultimi giorni nel sondare la disponibilità di qualche personaggio per il ruolo di capo di gabinetto, come se già non fosse stato deciso dalla Raggi.

Raggi, comunque, pesca anche dalla giunta Marino per formare la sua squadra in Campidoglio. Dopo aver ricoperto l’incarico sotto l’ex sindaco PD, il magistrato alla Corte dei Conti Daniela Morgante potrebbe tornare al Bilancio con la Raggi e avrà a che fare con oltre 13 miliardi di debiti. La Morgante aveva avuto continui scontri con Marino e i colleghi del PD, arrivando a lasciare l’incarico dopo la bocciatura del suo piano per risanare i conti della Capitale. In quella occasione Roberta Lombardi aveva espresso la sua solidarietà verso Morgante. La “donna dei conti” dell’epoca Marino non è mai stata osteggiata dal M5S e sembra invece che corra una certa fiducia e stima reciproca con la Raggi.

Roma, giunta Raggi nel caos: il perché della frattura nel M5S

Il perché della frattura tra M5S e il vertice del Movimento, ovvero Grillo, Casaleggio, Di Maio, Lombardi e i parlamentari che hanno poi composto il direttorio, non tutti se lo ricordano (o se la vogliono ricordare), ma ha origine da quando Raggi, Frongia e De Vito salirono le scale del Campidoglio tra il 2013 e il 2014 per parlare con l’allora sindaco Ignazio Marino che li voleva in maggioranza con lui.

Raggi sarebbe dovuta entrare nella giunta Marino, ma poi si ripiegò sul commissario di polizia Rossella Matarazzo scelta dalla Rete. L’operazione saltò perché Grillo e Casaleggio la stopparono. Poi scoppiò l’inchiesta Mafia Capitale e Marino offrì nuovamente la vicepresidenza dell’aula ai consiglieri 5 Stelle, ma intervennero i “big” del Movimento ribadendo la loro posizione: niente alleanze con Marino e il Pd.

Da questi due casi nacque il famoso “codice etico di comportamento” adottato solo a Roma dal M5S: pare che i vertici M5S non si fidassero dei romani, ma poi la scelta della candidatura cadde comunque su Virginia Raggi. La giovane sindaca credeva, forse, che una volta indossata la fascia tricolore avrebbe avuto voce in capitolo, e invece ancora una volta da Milano le hanno fatto capire chi è che comanda.

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